SPORT

FORMULA 1 - 2003

NUOVO TRIONFO

di Alessandro Crupi

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OPERAZIONE CAMBIAMENTO 6/3/2003 - La stagione di F1 che sta per iniziare verrà iscritta di diritto negli annali di questo sport. A prescindere dall'esito della gara australiana che aprirà ufficialmente il campionato 2003, il 54° mondiale della storia ha ben poco da spartire con i suoi predecessori. A recitare la parte del leone ci penseranno, sicuramente, le nuove regole che la FIA ha deliberato per centrare due obiettivi: 1) ridurre la vertiginosa escalation dei costi e 2) fornire uno spettacolo gradevole al sempre numeroso pubblico che segue le evoluzioni del circus. Solo la pista potrà dire se gli auspici dell'autorità sportiva si tradurranno in fatti concreti. Nel frattempo va, comunque, dato atto alla Federazione di aver prodotto uno sforzo non indifferente per cambiare una formula che, ultimamente (dominio Ferrari a parte), sembrava essere giunta al capolinea. Molti hanno ipotizzato che il presidente Mosley abbia voluto, essenzialmente, svantaggiare la scuderia di Maranello. Difficile dirlo. Certo, se così fosse non sarebbe etico e, soprattutto, verrebbe da chiedersi le ragioni per cui si è pensato di agire solo adesso e non quando, ad esempio, le Williams e le Mclaren erano in condizioni di doppiare tutti. Tuttavia, non è detto che questo nuovo regolamento produrrà i risultati sperati ma, in ogni caso, il desiderio di voltare pagina va apprezzato. In concreto, i mutamenti più importanti riguardano gli aiuti elettronici delle monoposto (i cosiddetti Driver's Aids) che verranno messi al bando a partire dal Gp di Silverstone. Sparirà, dunque, il controllo della trazione, la partenza assistita (era ora!) e il cambio totalmente automatico. Verrà, inoltre, abolita già da Melbourne la telemetria bidirezionale che, come ricorderanno gli appassionati, permise a Coulthard di vincere il Gp di Monaco 2002 risolvendo un problema al motore che lo avrebbe portato, altrimenti, ad un sicuro ritiro. Molto coraggiosa è la normativa inerente le prove, che sono state suddivise in due sessioni orarie in cui i piloti avranno a disposizione un solo giro per ottenere il tempo. A ciò si deve aggiungere che le vetture, al termine delle qualifiche del Sabato, entreranno in regime di parco chiuso. Ciò significa che non potranno essere modificate da tecnici e ingegneri fino alla partenza della corsa. Non si potrà, quindi, cambiare l'assetto tra la fine delle prove e l'inizio della gara e, di conseguenza, il carburante immesso nel serbatoio Venerdì dovrà necessariamente bastare anche per il Gp. Dalla rivoluzione regolamentare, infine, non sfugge il sistema dei punteggi che, adesso, si estende fino all'ottavo classificato secondo lo schema: 10-8-6-5-4-3-2-1. Detto questo, restano da analizzare i pro e i contro di queste variazioni, almeno sul piano teorico. La sensazione è che, soprattutto nelle prime gare della stagione, si potranno osservare situazioni interessanti con un probabile rimescolamento delle posizioni, a tutto vantaggio dell'incertezza e dello spettacolo. Sicuramente il sistema delle qualifiche favorirà il pilota più freddo e concentrato: partire in pole-position, quindi, non sarà così semplice. In ogni caso, prevedere un cambiamento totale dei valori in campo rispetto al 2002 è pura utopia. Tuttavia, le gare iridate si riveleranno meno scontate. Certo, se la FIA decidesse, in un futuro prossimo, di proibire definitivamente i rifornimenti, farebbe un grosso regalo agli appassionati. Resto dell'idea, infatti, che le soste ai box per l'effettuazione del re-fueling siano la palla al piede dell'intera F1 per il fatto che non solo costituiscono una fonte di pericolosità non trascurabile per pilota e meccanici, ma anche perché riducono i duelli in pista spingendo i conduttori ad adottare tattiche rinunciatarie, ben sapendo di poter superare una vettura con l'ausilio dei box. Per quanto riguarda, invece, la capacità prestazionale delle nuove monoposto, basta conoscere solo un dato: l'ultima creatura di Maranello è già più rapida dell'eccellente F2002. Non c'è bisogno di aggiungere altro.
GP di Australia (Melbourne) ERRORI E TALENTI 14/3/2003 - Si voleva lo spettacolo e spettacolo è stato. Alla fine ha vinto Coulthard, ovvero il pilota che, fra il marasma generale, è riuscito a mantenere la giusta freddezza e concentrazione per non farsi coinvolgere dal festival degli errori inscenato dai suoi colleghi. Lo scozzese non ha certo faticato per aggiudicarsi la prova inaugurale del mondiale 2003. Si è tenuto lontano dai guai nei primi giri e, ad un tratto, è emerso dall'anonimato mettendo in campo tutta l'esperienza maturata in dieci anni di F1. A schiudergli le porte del successo ci hanno, poi, pensato le manovre suicide dei suoi avversari che hanno gettato al vento vittorie già conquistate. Al di là di tutto, lo spettacolo, come dicevamo, c'è stato. Mosley si sarà certamente sfregato le mani osservando la corsa davanti alla TV. Ma, è ancora presto per dire se le nuove regole abbiano davvero prodotto i risultati sperati. Sono stati troppi, infatti, gli aspetti variabili che hanno condizionato la corsa. Il tempo bizzarro ha fatto la sua parte nelle primissime battute mentre la doppia entrata della Safety-Car e le acrobazie dei piloti hanno completato l'opera. Grande soddisfazione ha suscitato, invece, il sistema delle prove che ha riscosso consensi un po' ovunque. Il singolo giro, infatti, sembra essere perfetto per consacrare l'abilità e la precisione di guida del pilota. La conferma di ciò si è avuta dalla splendida pole position di Schumacher (basta il nome). Comunque, regolamenti a parte, l'argomento che dominava trasmissioni e dibattiti post-gara era sempre lo stesso: "La Ferrari non ha vinto e ha, addirittura, interrotto la striscia positiva di risultati consecutivi sul podio. Come mai? Cosa è successo?". E' mai possibile che l'abitudine, consolidata, di vedere trionfare una monoposto rossa ad ogni gara ci debba rendere ciechi di fronte a tutto il resto? Logicamente i ferraristi non sono contenti del quarto posto di Schumi. Loro avrebbero preferito che quel dannatissimo deflettore non si fosse messo a penzolare proprio quando il gp sembrava in mano al pilota tedesco. Ma è andata così, pazienza. Non può essere sempre tutto perfetto. Inoltre, il potenziale della F2002 è ancora molto elevato e, probabilmente, senza quelle scelte sbagliate commesse ad inizio gara, Michael avrebbe vinto. E' apparso chiaro, tuttavia, che il vantaggio concreto di cui la Rossa disponeva l'anno scorso si è notevolmente ridotto. Durante la corsa, infatti, il campione del mondo ha faticato non poco a reggere il passo di Williams e Mclaren. Per evitare sorprese, insomma, è forse venuto il momento di rischiare la nuova F2003 GA che, fra l'altro, promette bene ed è già abbastanza affidabile. Al di là della Ferrari, comunque, restano da sottolineare le splendide prestazioni di Raikkonen e Montoya, alfieri rispettivamente di Mclaren e Williams. E' vero, hanno commesso due grosse stupidate nei momenti cruciali del gp ma la loro condotta di gara è stata ineccepibile. Sono due ragazzi che hanno talento e grinta da vendere. Gli manca solo quell'applicazione mentale che gli consente di rimanere concentrati per l'intera duarata della gara. Per il resto sono perfetti. Il duello tra il finlandese e Schumacher è stato la "chicca" del gp. Il pilota della Mclaren, per nulla intimorito dall'asfissiante presenza del pluriridato, ha resistito da par suo agli attacchi del ferrarista non disdegnando, anche, di spingerlo (correttamente) all'esterno per non farlo passare. Difficilmente, in questi anni, un pilota giovane ha mostrato i denti al senatore di turno che gli alitava sul collo. E, riflettendoci su, sono stati proprio Montoya e Raikkonen i piloti che, ultimamente, hanno dato i maggiori grattacapi a Sua Maestà Schumacher. Entrambi lo hanno punzecchiato dimostrando di possedere quella personalità tipica dei campioni. E' su di loro che la F1 deve puntare per rilanciarsi. Rappresentano le forze fresche del Circus e vanno supportati a dovere, soprattutto dalle loro scuderie. Al momento non si vede chi possa sostituirli nel ruolo di anti-Schumacher. E non sono certo i loro compagni di squadra a poterli insidiare concretamente. Coulthard è ormai al tramonto nonostante la vittoria. Non è stato un fenomeno in passato, né lo sarà mai. Ralf Schumacher, invece, è ancora giovane ma troppo remissivo e incline all'errore, oltre a non essere certo un fulmine di guerra in pista. Attenti a quei due, quindi. Da oggi la F1 ha due nuove stelle. E, fra non molto, potrebbero essere quattro se Alonso e Massa non deluderanno le attese che Renault e Ferrari hanno riposto nei loro confronti.
GP della Malesia (Sepang) LA PRIMA VOLTA DI KIMI 3/4/2003 - Finalmente ce l'ha fatta! Anche Kimi Raikkonen entra a far parte dell'élite dei vincitori. Il talentuoso pilota finlandese ha rotto il ghiaccio con una prestazione ineccepibile e perentoria che non ha lasciato scampo agli avversari. Se si esclude, infatti, la battaglia iniziale, la sua Mclaren n° 6 si è rivelata imprendibile per chiunque. Raikkonen ha confermato ulteriormente le sue capacità e l'immenso talento di cui dispone. Una volta conquistata la testa della corsa, ha saputo gestire il suo vantaggio con sapienza e determinazione non commettendo la benché minima sbavatura. Nei giri conclusivi, il suo box gli ha, addirittura, esposto il cartello "easy", quasi a pregarlo di non forzare inutilmente in una situazione così favorevole, per la serie "non fare c......te proprio ora". La prima affermazione di Raikkonen, tuttavia, non si può considerare proprio una sorpresa considerando che la stella del finlandese era già sorta da tempo nel firmamento della velocità. Ben più sorprendente è stata la seconda vittoria consecutiva della Mclaren o il secondo tonfo di fila della Ferrari che ha in Schumacher il proprio rappresentante. Neppure le eccellenti prestazioni di Alonso possono, infatti, essere ritenute eventi eccezionali visto che, in passato, si era già detto che il pilota spagnolo dispone di tutti i mezzi qualitativi per emergere. Supportato da una Renault in forma smagliante, l'ex alfiere della Minardi ha stabilito il record della pole più giovane della storia ed ha comandato autorevolmente la gara per 14 giri prima di essere attardato dalle soste ai box. Ha, comunque, concluso al 3° posto confermando la ventata di aria nuova che si respira nel Circus. Lo splendido weekend di Alonso non ha offuscato il potenziale della Renault. Il fatto che le vetture anglo-francesi abbiano effettuato due pit-stop come la Mclaren e la Ferrari ha dimostrato che le ottime cose viste in prova (la prima fila Renault non si vedeva dal 1983) erano la risultante di una competitività reale e che, quindi, nessuno ha giocato all'inganno con la quantità di benzina. Perciò, in questa occasione, i risultati sono arrivati anche grazie al valido contributo della R23, al di là del valore dei piloti. Se Mclaren e Renault ridono la Williams, tanto per cambiare, piange. Il team inglese sembra essere precipitato in un tunnel di apatia da cui non si intravede via d'uscita. La delusione per le insoddisfacenti prestazioni della nuova FW25 durante i test invernali era stata lievemente smussata dall'incoraggiante Gp d'Australia. A Kuala Lumpur, però, l'illusione ha lasciato il posto alla dura realtà. Il 4° posto di Ralf Schumacher è un brodino per una scuderia che aspira al ruolo di anti-Ferrari e che, in sede di presentazione, riponeva molte speranze su una monoposto nuova di zecca ("non più una semplice evoluzione", si diceva). Certo, se Montoya non fosse stato coinvolto nella carambola della prima curva avrebbe, forse, potuto dire la sua. Tuttavia, c'è la sensazione che piloti e tecnici abbiano scarsamente compreso il vero potenziale di una macchina, su cui si è investito parecchio, non riuscendo, quindi, a sfruttarne appieno le qualità. Sembrerebbe, insomma, che la FW25 abbia un valore nascosto. Di tutt'altro genere, invece, sono i problemi che affliggono la Ferrari, la cui capacità prestazionale è ben nota ma vanificata dalle corbellerie dei piloti e degli strateghi dei box. A Melbourne la vittoria è sfumata soprattutto a causa di un mix diabolico in cui sono confluite sfortuna, scelte sbagliate e condizioni atmosferiche bizzarre. In Malesia, invece, è stato Schumacher a firmare l'autogoal. La manovra compiuta dal tedesco ai danni del povero Trulli (ottimo 5° nonostante tutto) subito dopo il via è la classica stupidata del debuttante alle prese con la sua prima partenza. Non certo un'azione di un quattro volte iridato. Pazienza. Anche ai grandi capita di affrontare momenti di scarsa lucidità mentale in cui commettono errori a ripetizione. Probabilmente le nuove regole hanno costretto i piloti ad interpretare la corsa diversamente e, chi era abituato a partire sempre davanti, si trova costretto, adesso, ad inseguire e ad essere immischiato in situazioni di estrema confusione e incertezza. Schumacher non è immune da ciò. E' logico che da un simile campione ci si aspetta sempre qualcosa in più ma anche lui non è un computer e, quindi, può sbagliare. A tal proposito, è difficile credere a chi attribuisce le amnesie del tedesco all'eccessiva "anzianità". Bisognerebbe ricordare a costoro che Schumacher cura in modo maniacale la preparazione fisica disponendo della freschezza di un ventenne e che, in fondo, non può considerarsi vecchio a 32 anni. Quindi, chi ritiene il campione della Ferrari ormai alla frutta si ricrederà molto presto, tenendo presente che la F2002, tempi alla mano, è ancora la miglior F1 del lotto. Contemporaneamente, è innegabile che il margine di vantaggio dello scorso anno tra la Rossa e le rivali fa parte dell'album dei ricordi. La Mclaren Mp4/17 tipo D, per esempio, appare la lontana parente di quella vettura impacciata e incerta che appariva nel 2002. In quest'ottica sarà molto interessante il confronto fra la nuova Mp4/18 e la F2003 GA nel momento in cui Ferrari e Mclaren decideranno di schierarle in pista. Per adesso, comunque, la Rossa deve accontentarsi solo dei piazzamenti. Il 2° posto di Barrichello e il 6° di Schumacher, tuttavia, potranno rivelarsi utili alla luce di un sistema punteggi che, da questa stagione, sembra privilegiare la continuità piuttosto che le singole vittorie. E' evidente, comunque, che il nuovo regolamento inizia a produrre i suoi frutti. Questa volta, infatti, la corsa si è svolta, per intero, nelle stesse condizioni ambientali ma lo spettacolo non è mancato. La gara è stata molto vivace e abbiamo assistito a numerosi sorpassi e duelli corpo a corpo. Anche fino all'ultimo giro le sorprese non sono mancate. La FIA, insomma, sembra aver imboccato la strada giusta per garantire all'appassionato un prodotto gradevole. Aspettiamo le prossime gare per ulteriori conferme.
GP del Brasile (Interlagos) FUOCHI D'ARTIFICIO 10/4/2003 In certe occasioni un pilota si chiede: "Ma che corro a fare?". "Che senso ha rischiare la mia vita ad ogni angolo e ad ogni curva per niente?". Con tutta probabilità, sono state queste le domande che Fisichella e Barrichello si sono posti al termine di un Gp in cui una serie di eventi eccezionali ha congiurato spietatamente contro di loro. Giancarlo e Rubens non meritavano un finale di gara così inglorioso e si possono ritenere (per quanto vale) i trionfatori morali di una corsa d'altri tempi. Secondo i commissari ha vinto ancora Raikkonen, che rafforza la sua leadership nel mondiale divenendo un serio pretendente per il titolo. Nonostante il successo, però, la Mclaren MP4/17 D non ha particolarmente brillato. Inferiore nelle prestazioni rispetto alla Ferrari, la vettura anglo-tedesca ha dovuto cedere il passo anche alla Jordan di "Fisico" nei giri conclusivi, proprio quando il pilota italiano appariva nettamente più a suo agio con le gomme giapponesi. Il binomio Mclaren-Michelin, insomma, non ha funzionato alla perfezione come in Malesia. Sicuramente una buona notizia per la Bridgestone che, negli ultimi tempi, aveva mostrato segni di flessione, soprattutto per quel che riguardava la costanza di rendimento delle proprie coperture. Sull'asfalto bagnato di Interlagos, invece, il fornitore del Sol Levante ha vinto il confronto col rivale francese. E se l'ordine di arrivo ha premiato nuovamente la Mclaren lo si deve ad una parte del regolamento sportivo che penalizza il pacchetto (pilota+vettura) più competitivo in determinate circostanze. Fisichella merita, comunque, tantissimi complimenti. E' stato, senza dubbio, il pilota migliore in pista, sia per saggezza tattica che per capacità di guida ammaestrando una Jordan che non è certo la F1 migliore del momento, in una situazione in cui era già un'impresa riuscire a mantenere la vettura in pista. Il pilota romano ha usato la testa evitando inutili eccessi. Sarebbe ora che un top team si accorgesse finalmente che esiste. Forza Giancarlo! Continua così e vedrai che presto toccherà anche a te!. Dalla super prestazione di Fisichella all'inconsistenza della Ferrari il paso è breve. Intendiamoci, la F2002 è ancora molto competitiva ma, evidentemente, "mala tempora currunt" per la Rossa. Un destino crudele continua a perseguitare Barrichello che di fronte al suo pubblico fa ormai incetta di delusioni. Questa volta è stata la mancanza di benzina a completare un campionario già ricco e davvero poco invidiabile. E' mai possibile che il team non era a conoscenza dei consumi? Per quale motivo gli inconvenienti strani capitano solo al pilota brasiliano? Misteri della F1 o, forse, solo sfortuna nera. Non si può certo parlare di cattiva sorte, invece, per il grande Schumacher, vittima dell'aquaplaning che lo ha spedito fuori pista come fosse un pilota normale. La scusa delle gomme intermedie non regge in quanto anche il suo compagno di squadra (così come Fisichella e Raikkonen) montava lo stesso tipo di pneumatici. La verità è che Michael sta attraversando un momentaccio e, pur essendo ancora relativamente veloce, commette alcune leggerezze di cui, un tempo, si macchiavano spesso i suoi rivali. Anche il fratello Ralf sembra essere affetto da questa sindrome misteriosa visto che continua a sfoderare un repertorio di errori, incertezze e mancanza assoluta di competitività in qualsiasi situazione. Ci si chiede, a questo punto, come un simile pilota possa continuare a far parte di una scuderia blasonata come la Williams. In quattro anni di militanza sotto le insegne di Grove, raramente si è reso protagonista di prestazioni dignitose soffrendo, fra l'altro, l'aggressività di Montoya che, tuttavia, domenica, non ha certo entusiasmato. Al di la di tutto, comunque, non si può certo dire che il Gp del Brasile abbia annoiato il pubblico. Tra sorpassi, condizioni della pista al limite dell'aderenza, virtuosismi, colpi di scena e incidenti (fortunatamente indolori) la gara è scivolata via fino al 53° giro, quando lo spaventoso crash di Alonso ha costretto la direzione corsa a sospendere le ostilità. In ogni caso, nonostante il caos e i rischi derivanti dalle condizioni della pista, personalmente, continuo a sostenere la bontà delle nuove regole. Tutti coloro che, adesso, si scagliano contro la Fia sono gli stessi che nel 2002 lamentavano lo scarso livello di spettacolo che la F1 offriva. Quando si gettano sul campo novità regolamentari per vivacizzare uno sport come quello automobilistico è sempre difficile comprendere perfettamente il confine tra il puro show e le esigenze della sicurezza. Se crediamo di eliminare dalla F1 ogni margine di pericolosità, allora pecchiamo di utopia e cieca retorica perché il mondo dei gran premi resterà sempre uno sport più o meno rischioso. L'unica soluzione fattibile è il compromesso, altrimenti si chiude bottega. La Fia ha emanato alcune norme che, per quanto discutibili, hanno cambiato il volto della F1. Le gare sono più incerte e agguerrite e la vittoria non è più così facile come in precedenza. Insomma, non c'è nulla di scontato. In Brasile si è vista, probabilmente, la corsa più avvincente degli ultimi anni. Quel tocco di originalità che, da tempo, si reclamava a gran voce, è stato inserito senza pagare dazio nè sul piano della sicurezza (che non è certo peggiorata con l'introduzione delle nuove regole) nè sul versante della competitività assoluta, in quanto chi dispone di una monoposto performante può vincere ancora se accoppia la rapidità pura ad una strategia oculata. Interlagos 2003, tuttavia, ha posto sul piatto della bilancia questioni scottanti che, forse meriterebbero maggiore attenzione da parte dell'autorità sportiva. Per esempio, la formula delle qualifiche del venerdi, congeniata solo per stabilire l'ordine di uscita del sabato, non attribuisce il giusto peso a queste prove. La soluzione più vantaggiosa potrebbe essere quella di determinare la griglia di partenza sommando i tempi di entrambe le sessioni oppure considerando i migliori rilievi cronometrici fatti segnare tra venerdi e sabato. Per quanto riguarda, invece, la querelle dell'unica gomma da bagnato utilizzabile nel corso del weekend, il rimedio è unico: eliminare le famigerate intermedie e riesumare la gomma monotipo, adatta per qualsiasi condizione di asfalto bagnato. Si eviterebbero, così, situazioni scomode e caotiche come quelle verificatesi ad Interlagos durante le prove del venerdi o poco prima della partenza. E' innegabile, comunque, che su questa faccenda della pioggia ci si è lasciati andare a considerazioni eccessivamente fatalistiche. Poco prima del via, addirittura, era circolata la voce di una sospensione anticipata della gara. Non credo che le condizioni del manto stradale erano talmente critiche da giustificare una decisione così estrema. Ricordiamo che, in un passato recente, si è corso senza problemi in situazioni nettamente più avverse. Inoltre, gli aiuti elettronici (che non verranno aboliti da questa stagione) hanno aumentato di gran lunga lo standard di sicurezza delle vetture moderne (l'incidente di Alonso ne è la prova). E' perfettamente ragionevole lavorare per ottenere la maggior garanzia possibile ma l'allarmismo creatosi intorno alla situazione della pista è stato francamente eccessivo. La F1 ha sempre corso con la pioggia e piloti che percepiscono stipendi miliardari non possono mollare alle prime difficoltà. Il pubblico che paga profumatamente per assistere alla gara meriterebbe più rispetto considerando, soprattutto, che il Brasile è uno Stato ad alto tasso di povertà e non tutti possono permettersi l'acquisto del biglietto. E' giusto, pertanto, che ognuno si assuma le proprie responsabilità e, per favore, niente capricci!.
GP d'Austria (Zeltweg) INARRESTABILE 29/5/2003 Ad ogni personaggio dello sport si attribuisce un'etichetta che contraddistingue una sua peculiarità, sia essa un aspetto caratteriale, un modo di affrontare le situazioni o, semplicemente, un episodio particolare. A Michael Schumacher si potrebbe appiccicare un aggettivo che lo dipinge al 100%: inarrestabile. Il Gp d'Austria si iscrive di diritto tra le gare più spettacolari della F1 di tutti i tempi. Si potrà dire che ci sono state, in passato, corse più avvincenti e combattute ma non è comune assistere al trionfo di un pilota che ha rischiato di finire arrostito ai box durante il rifornimento. Scene di questo tipo nella pit-lane ne abbiamo viste tante ma è la prima volta che il pilota coinvolto, non solo riparte come se niente fosse, ma attende lo spegnimento del fuoco stando seduto comodamente all'interno dell'abitacolo. Nel 1983, tanto per fare un esempio, Keke Rosberg balzò fuori dalla sua Williams alla prima fiamma scatenando le ire di Patrick Head. In questa prima fase del mondiale Schumacher sta costruendo il suo mito sportivo. I quattro titoli conquistati lo hanno consacrato un campione inossidabile ma le gesta compiute in queste ultime gare elevano il suo valore ad un livello superiore. Le vittorie di Imola e Zeltweg, realizzate in condizioni psico-ambientali estremamente sfavorevoli, continuano ad edificare la sua leggenda sportiva. E' incredibile pensare che un pilota pluridecorato (4 mondiali vinti) abbia ancora motivazioni così forti per compiere simili imprese. Evidentemente, la passione sta alla base di tutto. Solo l'enorme voglia di correre può spingere il tedesco così in alto. La Ferrari, così, fa segnare il terzo successo di fila e ritorna prepotentemente in corsa per il titolo. La nuova F2003 GA è un gioiello della tecnica e le sue prestazioni velocistiche hanno aiutato non poco Schumacher, al di là delle sue capacità. La rimonta, coronata dal sorpasso compiuta dal ferrarista su Raikkonen, sarebbe stata difficilmente realizzabile con la F2002. La classifica del campionato dice ancora che il finlandese guarda tutti dall'alto in basso, in virtù anche di un sistema punteggi che non privilegia certo le vittorie a ripetizione. Sostanzialmente, però, l'andamento del mondiale appare ormai chiaro: la Ferrari, ritrovata la strada del successo, vede avvicinarsi sempre più il traguardo del quarto titolo consecutivo. Tuttavia non sarà facile. Alle condizioni attuali, la F2003 GA appare imbattibile ma resta da verificare la competitività della nuova Mclaren che, proprio in questi giorni, sta svolgendo test impegnativi. Raikkonen, inoltre, è un duro. Riesce, costantemente, a marcare punti preziosi. Il duello (vinto) con Barrichello ha mostrato tutta la sua grinta. La Mclaren non è, però, l'unica rivale della mitica Rossa. Anche la Williams appare in netta ripresa. Sui saliscendi dell' A1 Ring la Fw 25 si è trovata a meraviglia e, finalmente, abbiamo visto un Montoya combattivo. Se il fragilissimo Bmw non lo avesse abbandonato sul più bello, il colombiano poteva giocarsela rendendo la vita dura, almeno a Raikkonen. Un discorso a parte merita, invece, Ralf Schumacher che ha esibito un campionario di errori poco invidiabile fin dalle prove. Al di là dei problemi tecnici della vettura anglo-tedesca viene sempre da chiedersi: un pilota come Schumi jr. merita davvero un top team? A voi l'ardua sentenza. Piuttosto anonima, infine, la gara degli altri. La Renault, come previsto, non ha brillato mentre l'unico acuto è stato offerto da Button che ha portato la BAR al quarto posto surclassando ancora una volta un illustre compagno di squadra (Villeneuve) che, nel precampionato, lo aveva massacrato verbalmente. Che figura! Le critiche di Jacques, evidentemente, hanno sortito l'effetto opposto caricandolo ulteriormente. Domenica si corre sul circuito "salotto", al secolo Montecarlo. Dopo aver infilato tre successi di fila, Schumacher insegue il record di Senna (6 vittorie) mentre la McLaren non appare ancora in grado di esibire il proprio gioiellino in pista. Il confronto fra le grandi rivali, quindi, è ancora rimandato ma, nel frattempo, godiamoci un mondiale incerto e vispo come non mai.
GP di Monaco (Montecarlo) ANDATA E RITORNO 9/6/2003 Monza 2001, Monaco 2003. Fra queste due gare è trascorso un anno e mezzo, il tempo necessario a Montoya per tornare sul gradino più alto del podio. Sulle stradine del Principato il pilota della Williams ha esaltato perfettamente le proprie capacità di guida vincendo alla grande una delle competizioni più prestigiose. Il sogno di qualsiasi pilota è quello di aggiudicarsi le tre grandi classiche dell'automobilismo mondiale: la 500 Miglia di Indianapolis, la 24 Ore di Le Mans e, appunto, il Gp di Monaco. Prima della gara, nel palmarès di Montoya si poteva contare già la conquista della gara americana. Adesso Juan Pablo ha aggiunto un altro importante tassello alla sua ricca bacheca. Il trionfo del colombiano acquista ancora più valore se si pensa che, proprio a Monaco nel 2001, la sua Williams era finita ingloriosamente contro le barriere per un banale errore di inesperienza. A distanza di due stagioni di corse, Montoya è maturato molto. Ha imparato a gestire i suoi eccessi e ha affinato la sua tecnica di guida pur restando sempre un pilota grintoso e combattivo. Il successo di Monaco, inoltre, conferma la vivacità di questo campionato. Ogni gara riserva qualche sorpresa e non c'è mai nulla di scontato. Nonostante le tre vittorie consecutive, il binomio Ferrari-Schumacher non è imbattibile e si ha la sensazione che, quest'anno, il mondiale si deciderà all'ultima gara per la gioia di Max Mosley. In 7 gp finora disputati hanno trionfato 5 piloti e 4 scuderie differenti. E, se a ciò aggiungiamo che la guerra delle gomme rimescola spesso e volentieri le carte in tavola c'è veramente da divertirsi. Sul piano dello spettacolo puro, invece, il Gp di Monaco ha offerto ben poco, ma era prevedibile. Un circuito così stretto e tortuoso come quello del Principato non è adatto ai sorpassi e, quindi, non ci si poteva attendere molto di più. Anche negli anni passati, del resto, la corsa monegasca non ha certo brillato sotto quest'aspetto. E' anche vero, tuttavia, che in passato eravamo abituati ad una maggior bagarre, soprattutto per le prime posizioni. Domenica, invece, abbiamo assistito ad una lunga processione di monoposto fino al traguardo intervallata dalle alchimie strategiche dei team ai box. Gli unici momenti caldi si sono vissuti nelle battute finali quando Raikkonen braccava Montoya e, nel frattempo, Schumacher rimontava a suon di record sul giro fino a raggiungere i due leaders. A quel punto, però, la gara era già decisa in quanto il pilota della Mclaren, giustamente, preferiva conservare la piazza d'onore mentre il ferrarista era ancora troppo distante per sferrare un attacco concreto. Risultato: la Mclaren si riprende la testa del mondiale Costruttori e l'ottimo Raikkoinen conserva il comando della classifica Piloti raggranellando due preziose lunghezze sul tedesco. Per la scuderia di Ron Dennis sarebbe fantastico resistere al vertice fino all'arrivo della nuova Mp4/18 che dovrebbe rappresentare l'anti-Ferrari ma la cui consistenza è ancora tutta da scoprire. Per la Rossa, comunque, è tempo anche di guardare alla Williams le cui prestazioni sono in costante ascesa alla pari di un Montoya in gran spolvero. Controverso, invece, è il giudizio su Ralf Schumacher. Il fratellino di Schumi aveva abbagliato la platea con un lampo di classe in prova. Per lui si prospettava l'occasione giusta per dimostrare finalmente qualcosa d'importante. Ma così non è stato. Schumi jr. ha rovinanto la sua gara con un ritmo incostante e remissivo. Montoya lo ha battuto nettamente e le scuse non reggono più. Ralf ha di nuovo palesato i suoi limiti. Contrapponendo rari sprazzi di talento a errori e sbavature ha dimostrato di non avere la sostanza di un campione: un tipo alla Coulthard, tanto per intenderci. Ancora un weekend a luci e ombre, invece, per Trulli, protagonista di un sabato da leone e di una domenica senza acuti: Alonso lo ha nuovamente sopravanzato. Da rivedere. La Ferrari non ha vinto ma è sempre lì. Barrichello, invece, è sprofondato nel limbo della mediocrità. La nuova F2003 GA lo sta mettendo in crisi (e pensare che la nuova vettura è più veloce della F2002) e mentre Schumacher vola, lui arranca: punti di vista. Weekend magico, invece, per il suo collega brasiliano Da Matta che pur non avendo mai corso a Monaco ha fatto vedere cose egregie surclassando il più esperto compagno di squadra Panis. Le modifiche apportate alla pista, infine, hanno incrementato la velocità del tracciato rischiando però di snaturare le caratteristiche tipiche che, da sempre, contraddistinguono Montecarlo. Il nastro di asfalto collocato all'esterno della curva di St. Devote, in particolare, ha dato una grossa mano d'aiuto ai piloti che, fino allo scorso anno, si trovavano il guard-rail fuori traiettoria. Bisogna rassegnarsi. La via tracciata dai grandi capi del sistema F1 è questa e difficilmente si farà dietrofront, almeno per quanto riguarda la sicurezza dei circuiti. Un tempo quando si finiva oltre il cordolo esterno c'era l'erba o la sabbia ad attendere il pilota che doveva esibire una guida da rallista per ritornare sul curcuito. Adesso andare oltre la pista non è più un problema in quanto l'asfalto aggiuntivo non sbilancia la vettura, anzi. Ma non bastavano già gli aiuti elettronici a supportare il lavoro del pilota? Attendiamo risposta, pazienti ma non troppo. Intanto la prossima domenica si replica in Canada. Un pronostico? Attenti alla Williams ma la Ferrari resta favorita.
GP del Canada (Montreal) RISCATTO PIENO 25/6/2003 Il Gp del Canada 2003 ha confermato che Michael Schumacher è definitivamente tornato quello di un tempo dopo le amnesie di inizio stagione. Anzi, si può dire che da quelle esperienze negative il pilota tedesco ne è uscito ulteriormente rafforzato e, oggi, appare addirittura più solido di prima. Sul semicittadino di Montréal l'elemento umano ha prevalso sul mezzo meccanico e la vittoria della Ferrari è da ascrivere maggiormente alle grandi risorse del campione che alle qualità della F2003 GA. L'arrivo in volata con le due Williams e la Renault di Alonso e la costante pressione esercitata da Ralf sul fratello per tutta la corsa ha dimostrato che la Rossa non si trovava nelle migliori condizioni tecniche per vincere. Finora la F2003 GA ha vinto tre gp ma senza mai distruggere la concorrenza. Se si eccettua il comodo successo di Zeltweg, Barcellona e Montréal sono stati due trionfi colti sul filo di lana. Le cavalcate solitarie del 2002, insomma, sono ormai un lontano ricordo. Ciò dipende da un insieme di fattori: 1) I nuovi regolamenti che hanno livellato le prestazioni; 2) I progressi degli avversari e 3) la competitività delle gomme. L'ultimo elemento, in particolare, si sta rivelando fondamentale in quanto è evidente l'inferiorità delle coperture giapponesi rispetto alle colleghe francesi in certe situazioni (caldo) e in alcune piste. Il punto di forza della F2003 GA nei confronti delle rivali, attualmente, rimane l'efficienza aerodinamica che consente ai piloti di ottenere velocità eccezionali pur non disponendo di un motore ultrapotente. E' ovvio, comunque, che se la Ferrari non avesse avuto Schumacher ben difficilmente si sarebbe trovata al comando del mondiale. La conferma ci viene da Barrichello che prosegue la serie nera collezionando prestazioni deludenti nonostante abbia in dotazione la stessa vettura del compagno. L'unico merito del brasiliano è stato quello di togliere punti a Raikkonen nonostante la perdita del deflettore. La sua gara, tuttavia, è stata pesantemente condizionata da quel banale incidente al via che, al di là delle scuse di comodo, è frutto di un suo errore. Il mondiale di Rubens, insomma, sembra una fotocopia di quello 2001 quando le sbavature e l'incostanza di rendimento erano divenuti una regolarità. Se la Ferrari ha il problema Barrichello la Mclaren non ride. La nuova monoposto è ancora in ritardo di preparazione e Raikkonen mostra i primi segni di cedimento. Il testacoda in qualifica lo ha messo ko e ha mostrato che l'inesperienza, a volte, può giocare brutti scherzi. Kimi, del resto, non è nuovo a questo genere di errori. Non sembra, invece, risentire della gioventù lo spagnolo Alonso, la grande rivelazione di questo campionato. Ha ottenuto il giro più veloce correndo all'attacco dall'inizio alla fine senza mai commettere un errore. Ha tirato fuori il massimo possibile (e forse qualcosa in più) dalla sua Renault e negli ultimi giri, addiritura, si è accodato al terzetto di testa mostrando di essere il pilota più veloce su di un circuito che non è certo il più adatto alla sua vettura. La F1 ha trovato un nuovo fenomeno e fra qualche anno il 22enne Alonso potrebbe diventare il primo campione del mondo spagnolo della storia. Auguri! Anche la Williams ha avuto i suoi motivi di soddisfazione. La vittoria è mancata per un pelo ma la Fw 25 sembra rinata rispetto alle prime gare. Lo si era detto, del resto, che la monoposto inglese disponeva di un ottimo potenziale non sfruttato. i tecnici e i piloti, evidentemente, iniziano a comprenderne il comportamento e i risultati si vedono. Sarà la Williams l'anti-Ferrari, almeno fino all'arrivo della nuova Mclaren. Tuttavia, al di là del risultato sportivo estremamente favorevole alla Ferrari, il Gp del Canada non ha offerto molte emozioni. Si pensava che i lunghi rettilinei del "Gilles Villeneuve" avrebbero regalato sorpassi e spettacolo. Macché! Abbiamo assistito solamente a duelli potenziali mai iniziati veramente. Prisca Taruffi, nei commenti post-gara, affermava di essere stata spettatrice di una gara ricca di sorpassi. Ma dove li ha visti? L'unica manovra degna di tale nome è stata eseguita da Montoya ai danni di Alonso grazie anche ai tanti cavalli del BMW. Per il resto il nulla. La lotta per la vittoria, in particolare, è stata deprimente e il duello (si fa per dire) tra i fratelli Schumacher si è risolto ai box come è ormai costume. In pista nessuno dei due si è permesso di abbozzare un minimo tentativo. L'arrivo al traguardo, poi, rassomigliava al mitico trenino Villeneuve-Laffite-Watson-Reutemann-De Angelis del Gp di Spagna 1981 con la differenza che quella situazione si definì solo dopo continui cambi di posizione alle spalle del vincitore in virtù di sorpassi in pista. Ad essere onesti i nuovi regolamenti hanno sicuramente prodotto sensibili miglioramenti in quanto le gare appaiono più incerte e avvincenti. Il problema dei sorpassi, però, rimane in tutta la sua interezza. I rimedi, come andiamo dicendo da tempo, sono due: 1) Abolire i rifornimenti che inducono i piloti ad effettuare tattiche rinunciatarie e 2) modificare le caratteristiche aerodinamiche delle F1 moderne che sono troppo sensibili alle turbolenze create dalle monoposto che le precedono. E' assurdo che su un rettilineo di quasi un km due vetture che escono incollate dal Tornantino non hanno possibilità di superarsi per 70 giri. La colpa non può essere solo dei piloti, dei cambi di velocità o dei motori. La FIA questo lo sa bene ma purtroppo fa spallucce.
GP d'Europa (Nurburgring) STRAPOTERE MICHELIN 14/7/2003 Questa volta è toccato a lui! La gloria del successo davanti alla propria gente ha premiato Schumi jr., al secolo Ralf Schumacher. La vittoria è arrivata al termine di un gp difficile da interpretare e che ha regalato diversi colpi di scena, soprattutto, nelle ultime fasi. L'episodio-chiave della gara si è registrato al 25° giro quando il motore Mercedes della Mclaren di Raikkonen ha esalato l'ultimo respiro in una nuvola di fumo. Fino a quel momento, il pilota finlandese era il dominatore della corsa. Scattato perfettamente dalla pole (la prima della carriera) aveva inflitto, da subito, distacchi pesanti ai suoi avversari a parità di strategie. Una grande dimostrazione di forza, dunque, per il talentuoso Kimi spezzata dal famigerato propulsore tedesco che, nella sua terra, non è nuovo a simili cedimenti. Nel 1997, per esempio, un altro illustre finlandese, Mika Hakkinen, conquistava proprio al Nurburgring la sua prima partenza al palo per poi vedersi sfuggire una sicura vittoria a causa dell'esplosione del Mercedes di Mario illien. Uscito di scena il protagonista assoluto, il Gp d'Europa è finito nelle mani della Williams di Ralf, fino a quel momento in seconda posizione. Al pilota tedesco è bastato amministrare il vantaggio sui rivali per aggiudicarsi una gara che, senza quel ritiro, sarebbe stata impossibile da vincere. Onore al merito, dunque, a Schumacher ma, soprattutto, alla Williams che continua a migliorare la messa a punto della propria FW 25. Dietro al trionfo del Nurburgring, tuttavia, non ci sono solo la Williams e la Bmw. La vera vincitrice del gp, infatti, è la Michelin che sta facendo la differenza nel confronto in pista con gli avversari giapponesi. E se in Canada, la classe di Michael Schumacher ha avuto il sopravvento sull'elemento tecnico, al Nurburgring l'efficacia delle gomme francesi in certe condizioni climatiche si è rivelata schiacciante. La Ferrari, così, ha potuto combinare ben poco e l'inferiorità della F2003 GA è apparsa evidente. Michael Schumacher si è difeso come un leone contro il focoso Montoya (avendo inevitabilmente la peggio) e ha raccolto il massimo possibile. Forse avrebbe potuto lasciarlo passare comodamente vista la differenza di prestazioni. Così facendo sarebbe arrivato 3° senza affanni ma non è facile ragionare con tale lucidità quando ci si trova coinvolti nella bagarre della gara. La scuderia di Maranello, comunque, conserva ugualmente la testa di entrambe le classifiche ma i campanelli d'allarme si fanno sempre più preoccupanti. Di conseguenza, è l'ora che la Bridgestone si svegli perché, difficilmente, nei gp estivi la colonnina di mercurio farà segnare temperature molto basse. La doppietta Williams, quindi, rilancia le quotazioni di piloti e team per la conquista dei due titoli ma, come si è visto, la Mclaren e tutt'altro che in crisi. Sempre molto in palla anche la Renault che continua ad andar forte anche su piste non congeniali. Stupisce la grinta del guerriero Alonso che ha difeso il 4° posto con una determinazione straordinaria. Hanno cercato in tanti ad insidiargli la posizione ma senza esito. Ci ha provato Trulli e ha distrutto la pompa della benzina. Ci ha provato Coulthard ed è finito pericolosamente in testacoda dopo essere caduto, come un pivello, nella trappola tesagli dallo spagnolo in una frenata. E, dulcis in fundo, udite udite, anche Schumacher, nell'ultimo giro in rimonta ha cercato di superarlo incontrando il muro invalicabile delle sue decise chiusure. Onestamente, Fernando ha un pò esagerato nel duello con lo scozzese ma ben vengano piloti così combattivi e assetati di vittoria. Anche il Gp d'Europa, del resto, rischiava di essere una lunga processione mortuaria fino a che alcuni piloti hanno deciso di farci saltare dalla sedia con le loro invenzioni. E, quando si parla di "alcuni piloti" il riferimento va ai soliti Montoya, Alonso e Raikkonen che sono gli unici (assieme a Villeneuve) a rischiare ancora qualcosa in questa F1 robotizzata. Come accaduto a Montreal, l'unica manovra di sorpasso è stata compiuta dal colombiano mentre il pilota della Renault sprizzava talento nel difendere con le unghie e con i denti il suo piazzamento. Quando si parla di spettacolo bisogna tenere in conto che al pubblico interessa la lotta pura, la battaglia, il pilota che azzarda il sorpasso in frenata per vincere. Non sono certo le vittorie ottenute ai box, grazie ai rifornimenti, che entusiasmano gli spettatori.
GP di Francia (Magny Cours) E' VERA CRISI ? 14/7/2003 La Williams vola, la Ferrari arranca. La Michelin è la lepre, la Bridgestone la tartaruga. Tutto scontato. Il weekend del centesimo Gp di Francia si è svolto all'insegna del già visto. Si sapeva che sull'asfalto levigato di Magny Cours il binomio anglo-francese sarebbe stato imbattibile e così è stato. Tuttavia, la tre giorni d'oltralpe ha regalato anche piacevoli sorprese nonostante l'evidente monotonia palesata sulla pista. Innanzitutto, pochi si aspettavano di vedere un Ralf Schumacher talmente competitivo e determinato. Le prove del sabato e la gara non hanno avuto storia. Ralf ha dominato in lungo e in largo fin dal via infliggendo distacchi consistenti ai rivali (Montoya in primis) con una facilità disarmante. Questa volta nemmeno la Mclaren ha potuto fronteggiare lo strapotere Williams. Pur montando le stesse gomme, infatti, la MP4 17/B è rimasta ben lontana dalle prestazioni della FW24 per l'intero fine settimana. Su queste pagine non siamo mai stati teneri nei confronti di Schumi jr. ma, in questo caso, è doveroso dare a Cesare quel che è di Cesare. Al Nurburgring si era detto, giustamente, che il successo di Ralf era da attribuire alla defaillance di Raikkonen. A Magny Cours, ciò non è avvenuto. Il tedesco della Williams si è conquistato la vittoria con i propri mezzi senza alcun aiuto particolare. Il suo tanto decantato compagno di squadra non è riuscito a reggere il passo dimostrando di soffrire eccessivamente alcune tipologie di circuito. Una spiacevole sorpresa, questa, per Montoya e i suoi fans che, con una vettura finalmente all'altezza del suo nome, speravano di vederlo primeggiare suggellando il suo straordinario talento. E' anche vero, tuttavia, che il grande momento di Ralf è coinciso con la fulminea ripresa della Williams. Si è già visto, in passato, che quando si tratta di inseguire con un mezzo tecnico non eccezionale, il tedesco commette ancora diversi errori, a differenza del fratello. Che si tratti di Ralf o di Michael risulta evidente, comunque, che il mondiale 2003 sembra sempre più un feudo degli Schumacher. Al momento la Williams è fortissima ma è certo che il binomio Ferrari-Bridgestone non si tirerà indietro. Il fornitore nipponico ha già programmato una serie di test probanti per verificare l'efficacia di nuove soluzioni alla ricerca delle prestazioni che mancano. Sull'altro fronte, i tecnici di Maranello metteranno mano alla F2003 GA per cercare di tirare giù altri decimi. La competizione, quindi, è più viva che mai ed è ancora prematuro parlare di crisi della Rossa. Nonostante tutto, infatti, Michael Schumacher comanda ancora il mondiale con un discreto vantaggio e, in queste due gare difficilissime per la sua scuderia, il pentacampione ha raggranellato punti importanti che potrebbero rivelarsi decisivi per l'esito di questo campionato. Non si vince solo con i primi posti. Anche i piazzamenti colti in situazioni critiche sono determinanti nell'economia di una stagione. Il 5° posto in Germania e il 3° in Francia vanno letti in quest'ottica. Non soddisfa, invece, la prestazione della Mclaren che sembra aver esaurito il residuo potenziale della MP4/17 B. Tuttavia, mai dire mai. Anche prima del Gp d'Europa la monoposto di Adrian Newey sembrava ormai alla frutta e poi ha dominato la corsa. Questo è un mondiale strano che può riservare sorprese ad ogni gara. Lo sa bene anche la Renault che ha arrostito due motori nell'arco di altrettanti giri e la Minardi che non credeva ai suoi occhi nel vedere i suoi piloti in cima alla classifica dei tempi del venerdi. Sorprese zero, invece, sul fronte dello spettacolo. Dopo le illusioni delle prime gare, la cappa della noia ha nuovamente pervaso l'ambiente. I nuovi regolamenti hanno reso il mondiale più combattuto ma solo sul piano dei punti in classifica e sull'incertezza del vincitore. Sorpassi non se ne vedono e la situazione su questo fronte è dura da digerire. Tutti parlano di come ridare pepe alla F1. In questi giorni abbiamo dovuto sopportare idee ridicole (come quella di abolire le bandiere blu) ma nessuno dei potenti si è sognato di pronunciare le seguenti parole: "aboliamo i rifornimenti". E' così difficile togliere dalla scena questi benedetti refueling che oltre a penalizzare lo spettacolo sono anche pericolosi? Perché sono un argomento tabù? Cosa c'è dietro la loro presenza? Max Mosley e Bernie Ecclestone, è l'ora di dire la verità, non vi pare?
GP d'Inghilterra (Silverstone) LA RIVINCITA DI RUBENS 22/7/2003 Lodi, lodi, lodi caro Rubens! Questo è il tuo momento, goditelo fino in fondo. Goditi questa splendida vittoria, goditi i momenti magici di quei sorpassi mozzafiato ma, soprattutto, goditi la tua rivincita personale contro chi (come me) ultimamente, diceva che eri una mezza pippa e contro chi (i soloni della stampa) sentenziava un periodo di crisi. In una domenica da urlo, in cui il grande pubblico si è riconciliato con questa F1 afflitta dal morbo della noia perenne, il successo di Rubens Barrichello in formato Ayrton Senna calza a pennello. La voglia di riscatto del brasiliano si è vista tutta nel rabbioso sorpasso a Raikkonen che gli ha aperto la strada del successo. In quell'azione così determinata e magistrale Rubens si sarà detto dentro il casco: "Adesso, basta! State a vedere di cosa sono capace!". Se a ciò aggiungiamo anche la folle invasione di quel curioso spettatore, scozzese per abbigliamento ma irlandese per nascita, allora si può davvero iscrivere il Gp di Gran Bretagna 2003 nel registro delle gare più bizzarre della storia. Singolare, inoltre, l'analogia dell'invasore con i successi di Barrichello. Gli appassionati ricorderanno che, ad Hockenheim nel 2000, un ex dipendente Mercedes inscenò una protesta in pista creando il caos. Anche allora Rubens vinse una gara che sembrava già compromessa e anche allora il trionfo del pilota brasiliano fu marchiato da una rimonta fantastica. Con questi episodi tragicomici, tuttavia, la F1 sta rischiando di perdere la faccia. Sarebbe opportuno, a questo punto, riunirsi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione che possa garantire non solo l'incolumità degli spettatori ma anche dei piloti che non possono ritrovarsi un uomo in mezzo al circuito all'uscita di una curva da 230 km/h. Aumentare il personale di sicurezza e dislocarlo a gruppi di due separati da una distanza ridotta lungo il tracciato può rappresentare una valida proposta per uscire dal tunnel. Aspettando che qualcosa si muova in tal senso, intanto, il passionale popolo dei gp ha finalmente riassaporato il gusto della lotta pura, dell'incertezza del risultato finale e, dulcis in fundo, dei sorpassi a ruote fumanti. Era dal Gp del Brasile di questa stagione (che si svolse tra l'altro su pista bagnata) che non si assisteva ad una battaglia così serrata fra i piloti di F1. E così, dopo le stupende manovre all'esterno di Barrichello e le resistenze di Villeneuve, il pubblico ha trepidato per lo splendido duello in pista fra Barrichello e Raikkonen che ha risolto la sfida per la vittoria. Questa volta, quindi, le orrende soste ai box non hanno influito sull'esito della gara che, finalmente, si è decisa in pista. Una bella ventata di ottimismo, dunque, per gli amanti dello spettacolo che sono stati pienamente ripagati da due gare alla camomilla. Tuttavia, è meglio non farsi troppe illusioni. Ciò che penalizza lo show nella moderna F1 sono quei dannati (scusate l'impeto ma non li sopporto!) rifornimenti e la tipologia "conservativa" dei tracciati. Ebbene, i pit-stop dovrebbero ancora regnare per molto in F1 mentre, per quanto concerne le piste, lo scenario è desolante. Prendendo a pretesto l'episodio dell'invasore sembra che "il dolce" Bernie voglia soppiantare Silverstone dal calendario del prossimo campionato. Magari per qualche altro tracciato-salotto, economicamente allettante, dove il rettilineo più lungo non supera i 200 metri, aggiungiamo noi. Questa è l'ennesima dimostrazione di come la F1 tenda a far correre i propri bolidi sui budelli da 190 di media (tipo Magny-Cours) piuttosto che far sfogare gli oltre 800 cavalli di cui sono capaci gli odierni motori aspirati su percorsi ampi e dotati di rettilinei autentici, sull'esempio di Silverstone o Monza. Lo spettacolo sarebbe maggiore e i sorpassi non costituirebbero la pura illusione di un nostalgico. Lo scorso anno si è provveduto a eliminare un mostro sacro come Spa-Francorchamps. Speriamo che la veloce pista inglese non faccia la stessa fine ingloriosa. Tornando agli aspetti sportivi, invece, c'è da registrare la mezza battuta d'arresto di Michael Schumacher. Il tedesco ha perso la grande occasione per incrementare il suo vantaggio in classifica. Il pacchetto Ferrari-Bridgestone, questa volta, andava come il vento ma il ferrarista non ha saputo approfittarne compiendo un grave errore in prova e adottando una tattica rinunciataria in gara. Così, mentre Rubens sembrava una furia scatenata Schumi impiegava 5 giri per far fuori un coriaceo (ma lento) Villeneuve arrancando dietro Alonso. Nonostante tutto, il 4° posto finale è più che soddisfacente tenendo presente che Riakkonen lo ha preceduto di una sola posizione e che Ralf ha concluso alle sue spalle. Inconsistente, a tal proposito, la prestazione della Williams. Le super gare di Francia e Germania sembrano appartenere già all'album dei ricordi. La Michelin, in questo caso, c'entra poco perché la Renault, che monta le stesse coperture, era in forma smagliante. Il deludente weekend del team di Grove insegna che in F1 non bisogna mai lasciarsi andare a giudizi afrettati. Il 2° posto artigliato da Montoya sa di miracolo per una vettura che ha mostrato di patire eccessivamente i veloci cambi di direzione di Silverstone. Una considerazione a parte, infine, la merita Jarno Trulli. Lo svolgimento della gara inglese ha confermato il timore che il pilota italiano sembra avviato a diventare il Chris Amon della F1 moderna. Domenica poteva essere finalmente la sua giornata. Aveva bruciato Barrichello allo start e conduceva la gara senza problemi guidando una Renault in palla. Il doppio ingresso della safety-car, però, gli ha scombussolato tutti i piani tattici facendo precipitare il povero Jarno nelle posizioni retrostanti. Non ci sono parole!
GP di Germania (Hockenheim) SCONTRO FINALE 18/8/2003 Era destino che, prima o poi, sarebbe finita così, e cioè con Michael Schumacher e Juan Pablo Montoya a giocarsi il titolo mondiale in questo finale di stagione. Sono tre anni che i due si controllano a vicenda fra battaglie in pista e fuori. In quest'arco di tempo non sono mancate le toccate, gli incidenti e le immancabili dichiarazioni al vetriolo. Ora, però, il rodaggio è finito. I due si conoscono a naso e si rispettano reciprocamente. Montoya fa parte di quel gruppo di piloti considerati come talenti emergenti (anche se non è più giovanissimo). Schumacher, invece, è il re della F1 moderna. E' sul trono da molti anni ma, nonostante i numerosi assalti della concorrenza, non intende abdicare facilmente. In un certo senso questa sfida può essere inquadrata in uno scontro generazionale sul modello Fangio-Moss o Senna-Schumacher. I corsi e ricorsi storici, a volte, sono strani. Nel tragico mondiale del 1994 Michael era il giovane antagonista del grande Ayrton Senna. Oggi i ruoli si sono invertiti. Schumacher è il Senna della situazione mentre Montoya rappresenta lo Schumacher del '94. Il Gp di Germania ha confermato le impressioni della vigilia: le vetture gommate Michelin hanno dominato. La Williams, in particolare, è andata come il vento. Il gran caldo che ha caratterizzato la gara ha favorito ulteriormente le Fw 25 che non hanno avuto rivali sia in prova che in gara. Certo, se Ralf Schumacher non avesse commesso quella sciocchezza in partenza la lotta per la vittoria sarebbe stata molto più serrata ma comunque . Anche Montoya lo ha ammesso a fine gara. E' anche vero, però, che nei momenti caldi di un campionato la freddezza e la lucidità d'azione sono componenti fondamentali che Ralf, spesso, non possiede. Il copione del mondiale, comunque, appare ormai delineato. Le temperature elevate e le piste medio-lente avvantaggiano le monoposto equipaggiate dalle Michelin e, in particolare, la Williams. Le situazioni climatiche opposte, invece, rivitalizzano la Rossa. E' presumibile ipotizzare una Williams fortissima anche in Ungheria e una Ferrari in netta ripresa nelle restanti tre gare che si disputeranno a Monza, Indianapolis e Suzuka. Schumacher e la F2003 GA hanno ancora tutte le possibilità di aggiudicarsi il quarto titolo consecutivo nonostante i problemi di gomme (e non solo) che stanno perseguitando i tecnici di Maranello. Paradossalmente, il sistema punteggi che, ad inizio stagione, appariva penalizzante per Schumacher lo sta aiutando non poco in questa difficile fase della stagione. Il pilota tedesco non vince da due mesi ma nelle ultime quattro corse ha racimolato ugualmente punti preziosi che gli hanno consentito di mantenere sei lunghezze di vantaggio su Montoya. Il Gp di Germania, comunque, è stato un incubo per la Ferrari. L'assurda carambola del via ha eliminato l'incolpevole Barrichello che poteva dire la sua visto che aveva scelto gomme capaci di assicurare prestazioni più elevate rispetto alle Bridgestone di Schumacher. Lo stesso campione tedesco, tuttavia, stava compiendo una gara splendida fra mille difficoltà. Si era sbarazzato delle due Renault (con qualche aiuto imprevisto) e sarebbe arrivato secondo se quel dannato pneumatico non si fosse forato a pochi giri dal termine. Con quel piazzamento, il campionato non avrebbe avuto più storia. La scuderia modenese, insomma, poteva raccogliere molto di più dalla trasferta germanica. In ogni caso, gli oltre 40" che Montoya aveva rifilato a Michael fino a quel momento, a parità di strategia, devono comunque far riflettere. Io continuo a credere nel successo finale della Ferrari e del suo alfiere ma comunque vada a finire, occorre fare tesoro degli errori e delle difficoltà patite quest'anno per evitare spiacevoli sorprese nel prossimo futuro. Freddi numeri a parte, la lotta è ormai a due. Raikkonen e Ralf in teoria potrebbero combattere ancora ma in concreto sono tagliati fuori per ragioni differenti. Il finlandese non dispone di una monoposto all'altezza della Williams mentre Schumi jr. ha bruciato ogni chances con quella manovra folle allo start che lo ha costretto ad un prematuro ritiro. Ottime, infine, le performances di Coulthard, Trulli e dei piloti Toyota. Lo scozzese, in odore di licenziamento, ha sfoderato una prestazione finalmente grintosa che lo ha portato ad occupare la piazza d'onore. Ben più soddisfacente è stata, invece, la prova di Trulli che ha combattuto come un leone fino alla fine nonostante abbia dovuto affrontare la corsa debilitato da un attacco influenzale. Peccato che in classifica generale l'italiano paghi da Alonso quasi il doppio dei punti. Un verdetto che non rispecchia assolutamente i valori in campo espressi dalla pista.
GP d'Ungheria (Hungaroring) IL VECCHIO E IL NUOVO 27/8/2003 Non è certo il miglior momento della carriera sportiva di Michael Schumacher. Ad Hockenheim Montoya gli ha rubato, in un colpo solo, 8 punti complice una famigerata foratura a 4 giri dal termine di una gara (per lui) complicatissima. Domenica scorsa, invece, il tedesco ha dovuto subìre l'onta del doppiaggio ad opera di un ragazzino-prodigio che andava a conquistare la sua prima vittoria in F1. Quel sorpasso effettuato da Alonso nelle fasi finali della corsa ha assunto i connotati di un passaggio di consegne: il vecchio in declino e il nuovo che avanza. Ma ciò che è successo all'Hungaroring non deve costituire una scusa. Si può dire di tutto e di più sulle carenze della F2003 GA. Analizzando le sue caratteristiche tecniche risulta evidente che la nuova Rossa non è proprio il massimo sul piano telaistico. Le sue gomme, inoltre, soffrono terribilmente gli asfalti bollenti e la trazione ne risente in modo particolare. Tuttavia non si può attribuire l'intera colpa delle ultime disfatte ferrariste alla sola vettura. Michael Schumacher, ad esempio, non è più lui. Dov'è finito quel pilota aggressivo e costante che conoscevamo? E' dal Gp di Gran Bretagna che il tedesco non si riconosce più. Sembra rassegnato, appagato, apatico e, come se non bastasse, timoroso degli avversari. Insomma non è il campione di un tempo. Fino al Gp di Francia Michael ha corso alla sua maniera compiendo anche numerose prodezze in condizioni di inferiorità tecnica. A partire dalla corsa di Silverstone, invece, c'è stata la metamorfosi con tre gare quasi in fotocopia in cui il pilota è apparso lento in prova e remissivo in gara con la sola eccezione del Gp di Germania. Che le prestazioni personali di Schumacher siano in netto calo, al di là dei difetti della monoposto, lo conferma anche l'ottimo lavoro che sta svolgendo Barrichello. Solitamente, quando il mezzo tecnico andava in crisi il tedesco riusciva sempre a fare la differenza nel confronto diretto con il compagno di squadra. Accadeva con Irvine e, in tempi recenti, con il pilota brasiliano. Così, mentre Schumacher otteneva secondi, terzi posti o addirittura vittorie con monoposto non eccelse, Barrichello arrancava faticosamente nelle posizioni retrostanti. Adesso le parti si sono invertite ed è proprio questo il segno che c'è qualcosa che non va nella testa del ferrarista. Negli ultimi tre gp, infatti, Barrichello è stato nettamente superiore al tedesco sia in qualifica che in corsa. A Silverstone ha disputato una supergara meritando ampiamente il successo finale. Sulla pista di Hockenheim è stato, purtroppo, coinvolto incolpevolmente nella carambola della partenza. In Ungheria, infine, dopo un altro giro perfetto in prova, si trovava 5° davanti a Michael fino a quando il cedimento del gruppo sospensione-gomma posteriore sinistra ha ceduto di schianto. La Ferrari sta rispettando fedelmente i pronostici che la vedevano in difficoltà in queste gare ad alta temperatura. Schumacher, invece, sorprende in negativo. Se le teorie dovessero essere confermate dai fatti, a Monza vedremo una Rossa finalmente in palla. Ma c'è bisogno di tutti per ritornare ai vertici. I test che si svolgeranno sulla pista brianzola in preparazione dell'evento saranno utilissimi per recuperare il terreno perduto. Ha fatto bene il presidente Montezemolo ad alzare la voce in stile Drake strigliando squadra e gommisti per invitarli a dare il massimo per risollevare le sorti del mondiale. Si può dare di più, insomma. Lo stesso vale per Schumacher che dovrebbe svegliarsi dal torpore in cui è piombato. Disastro Ferrari a parte, il Gp d'Ungheria ci ha regalato la prima vittoria in F1 di Fernando Alonso. Non ci sono più aggettivi, ormai, per descrivere la bravura di questo spagnolo ventiduenne. Domenica ha corso da consumato campione. Mai un errore, mai di traverso , mai un'incertezza e uno stile di guida pulito e determinato. La Renault, poi, lo asseconda con un telaio straordinario che fa del bilanciamento il suo punto di forza. Nel giro singolo di qualifica, si vedeva chiaramente come le monoposto anglo-francesi fossero le uniche ad aggredire l'interno di ogni curva sfruttando perfettamente i cordoli in entrata e in uscita. Dietro una vettura fantastica c'è il lavoro appassionato di un team giovane e motivato che Briatore ha costruito con grande abilità. L'imprenditore di Cuneo può davvero sperare di rinverdire i fasti della gloriosa Benetton anni '90. Dispiace che in un quadretto così felice spicca il problema Trulli. E' un peccato, infatti, che il pilota abruzzese non sia riuscito ad approfittare di questa situazione tecnica privilegiata. Dopo la pole del venerdi l'italiano della Renault non è stato mai in grado di contendere lo scettro della vittoria al compagno di squadra e, onestamente, non si è capito per quale motivo. Il brusco cambiamento di passo tra la prima giornata di prove e i due giorni successivi appare inspiegabile. Per Jarno, comunque, si è trattato dell'ennesima occasione sprecata in un weekend che sembrava fatto appost per esaltare le sue qualità. Alonso è l'ottavo vincitore di questo mondiale su 13 gare disputate. Si può discutere tanto su come vivacizzare la F1 e c'è sicuramente da lavorare per ottenere uno spettacolo migliore. Tuttavia, la situazione generale non è così negativa, anzi. Dopo le scialbe gare di Monaco, Canada e Francia ci siamo fifatti gli occhi con tre gare eccezionali. I sorpassi e le battaglie non sono mancati neanche all'Hungaroring, tradizionalmente circuito-salotto e le modifiche alla pista magiara si sono rivelate un completo successo. Inoltre, un'alternanza così articolata di vincitori ad ogni gp era divenuta ormai una rarità. Il livello di qualità dei piloti si è finalmente innalzato con i vari Alonso, Raikkonen, Fisichella, Montoya, Trulli e Webber e anche la competitività delle singole scuderie è in netta crescita. Ormai, ad ogni gara, sono almeno quattro i teams che possono lottare per la vittoria. Senza contare, poi, che questo campionato ha consacrato due piloti che faranno grande la F1 come Alonso e Raikkonen. Tutto sommato è un gran bel mondiale. Le nuove regole messe a punto dalla FIA hanno prodotto benefici importanti ma non bisogna fermarsi qui. Si può e si deve fare di meglio. Intanto godiamoci questa bella lotta a tre per il successo finale che vede Schumacher, Montoya e Raikkonen racchiusi nell'esiguo spazio di due punti. Ad aiutare il ferrarista in questo finale ci potrebbe essere la lotta fratricida in casa Williams fra il colombiano e Ralf che in Ungheria ha già prodotto i primi danni. Aspettiamo Monza per conferme.

IL PAGELLONE FINALE 7/11/2003 E' ormai trascorso un mese dalla conclusione del mondiale di F1 targato 2003. E' stato un campionato emozionante e vissuto fino in fondo come non accadeva da molto tempo. I nuovi regolamenti hanno contribuito a rivitalizzare uno sport affetto da una malattia pericolosa: la noia. Mosley ha vinto la sua scommessa. Ma adesso è tempo di bilanci, consuntivi e, soprattutto, di voti. In questo numero di GPR presentiamo le pagelle con cui si tenterà di dare un senso concreto a questa 53° stagione del circus iridato.

PROMOSSI

FERRARI= Negli intenti (non tanto nascosti) della FIA al varo delle nuove regole c'era anche quello di ridurre il vantaggio tecnico della Ferrari nei confronti della concorrenza. La mossa è in parte riuscita. La scuderia di Maranello ha affrontato momenti difficili ma li ha superati alla grande riconquistando i due mondiali. Questa volta, tuttavia, il doppio successo iridato assume un valore maggiore rispetto a quelli messi a segno nel passato proprio perché il contesto sportivo in cui il team si è trovato ad agire è completamente cambiato. Per la Ferrari, dunque, un solo aggettivo: eccezionale. VOTO: 10
RENAULT
= Diretto dall'abile Flavio Briatore il team Renault è stato quello che, in proporzione, ha progredito di più. Il geometra di Cuneo sta cercando di rinverdire i fasti della vecchia Benetton e, come allora, ha plasmato una scuderia giovane e, quindi, affamata di risultati. L'esito del mondiale conferma miglioramenti inaspettati: 1 vittoria, 4 podii e il 4° posto assoluto nel mondiale alle spalle dei big. La compagine di Briatore, tenuto conto che non dispone di mezzi economici eccelsi, ha compiuto un mezzo miracolo e si candida ad impensierire il trio di testa nel prossimo mondiale. VOTO: 9
MCLAREN
= La Mclaren davanti alla Williams? Ma perché? Per una semplice ragione: ha gareggiato per l'intera stagione con la monoposto dell'anno scorso (riveduta e corretta ma pur sempre "antiquata") contendendo il titolo alla Ferrari fino all'ultima gara. Certo, i nuovi regolamenti hanno aiutato non poco. Non dimentichiamo, infatti, che Raikkonen e Coulthard hanno vinto due sole gare contro le 7 della Ferrari e le 4 della Williams ma i tanti secondi posti accumulati dal finlandese (ben 7) denotano costanza e ottimo rendimento. Unico neo della stagione: il mancato debutto della Mp4/18 dopo i capitali (e il tempo) spesi dal team per questo progetto. VOTO: 8

WILLIAMS= Ribaltiamo la domanda precedente: perché la Williams alle spalle della Mclaren? Risposta: perché non ha compreso ad inizio campionato le grandi potenzialità della nuova vettura giocandosi la conquista del titolo. Il disastroso inizio di stagione della scuderia inglese si è rivelato determinante per il prosieguo della stessa. La Williams, insomma, ha gettato alle ortiche un'ottima occasione per ritornare ai vertici assoluti. Complessivamente, tuttavia, la stagione disputata dal team è stata molto positiva anche se Montoya ha perso ogni chance iridata nelle ultime gare. VOTO: 7,5

JAGUAR= E' un 6 di stima e di incoraggiamento per la Jaguar. La maggior parte del merito delle fortune del team inglese quest'anno è da attribuire alle capacità di Webber che in prova ha, spesso, fatto volare la R4. La chicca resta la prima fila sulla griglia di partenza di Interlagos. Peccato che in gara la monoposto non ha quasi mai confermato le prestazioni delle prove e, non solo, a causa del carico di benzina. In ogni caso, sembra che la scuderia abbia finalmente imboccato la strada giusta per uscire dall'anonimato degli ultimi anni. Il prossimo anno sarà quello delle conferme o delle smentite. VOTO: 6

BOCCIATI


BAR= Tra gli outsiders, la BAR è quella che ha fatto meglio. Ma è una vittoria di Pirro. Ad inizio anno si pensava che il team potesse finalmente compiere quel salto di qualità che si attende da 5 anni. Ciò si è verificato solo in parte. L'unico miglioramento si è registrato nel campo dell'affidabilità ma le prestazioni non sono ancora all'altezza. Altra nota lieta: Jenson Button, veloce e concreto. La nota stonata: Villeneuve, poco incisivo e anima disgregatrice all'interno della squadra con le sue continue lamentele. Insomma, c'è ancora da lavorare, e tanto….. VOTO: 5,5

MINARDI= Per la Minardi vale lo stesso ragionamento dello scorso anno. Una scuderia dal budget limitato che non può utilizzare un motore importante e non programma sviluppi tecnici sulla monoposto nell'arco del mondiale cosa può fare? Poco. L'arrivo di Stoddart nel 2002 doveva garantire qualcosa in più della semplice sopravvivenza economica. Ma, fino ad ora, di risultati nemmeno l'ombra. La scuderia non è riuscita neppure a sfruttare il nuovo sistema dei punteggi vincendo il poco invidiato titolo di unico team del mondiale a zero punti. Unico exploit dell'anno: la pole provvisoria di Verstappen a Magny-Cours. VOTO: 5

TOYOTA= Rispetto alla Minardi la Toyota ha ottenuto 16 punti in più ma rapportando i mezzi economici e tecnici il confronto è impietoso. Un marchio prestigioso e in salute come la Toyota non può permettersi di finire 8° in classifica generale. Un brodino. Le prestazioni della TF 103 sono state altalenanti e solo a tratti i piloti sono riusciti a lottare con i primi. Unica attenuante: il team è ancora inesperto essendo solo il suo secondo anno di militanza in F1. Ma dal 2004 niente scuse. Da Matta rappresenta l'unica vera nota positiva. VOTO: 4,5

SAUBER= Sesta assoluta nel mondiale. In teoria un buon risultato per un team all'esordio ma non per una squadra che calca i campi di gara da 10 anni. La Sauber si era presentata ai nastri di partenza con un progetto già datato che, per di più, non è stato adeguatamente aggiornato durante il campionato. Il motore Ferrari non ha inciso più di tanto e l'esito finale è deprimente: 19 punti e mai un acuto se si eccettua il 3° posto raccolto da Frentzen nella lotteria di Indianapolis. Non resta, quindi, che affidarsi al prossimo anno con nuove motivazioni rappresentate da un accordo di collaborazione più stretto con la Ferrari e dal prossimo utilizzo dell'avveniristica galleria del vento di Hinwil. VOTO: 4

JORDAN= La delusione più cocente del campionato. Il team naviga in brutte acque e la solidità economica degli scorsi anni è un miraggio. Conseguenza di ciò? Provate a chiedere a Fisichella che già a metà campionato voleva fuggire disperato. Il talento del pilota romano è stato letteralmente inibito da una vettura indegna della sua classe. Come se non bastasse le rotture meccaniche e strutturali sono state all'ordine del giorno mettendo a rischio l'incolumità degli stessi piloti (incidente di Firman in Ungheria su tutti). Il successo fortunoso (per il team non per Fisico) di Interlagos rappresenta l'unica boccata di ossigeno ma le prospettive di crescita in chiave 2004 appaiono davvero limitate. VOTO: 3,5