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a cura di Lucy Resta |
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Sono loro.
I campioni dell'Italia sono loro. Quello che si era già
capito da molto tempo, forse addirittura da gennaio, è
stato matematicamente confermato con due giornate d'anticipo.
Il Milan è la squadra Campione d'Italia per la stagione
2003/2004. Come hanno detto tutti, e non si potrebbe affermare
diversamente, il titolo è strameritato e le parole più
belle sulla vittoria dei rossoneri le ha dette e scritte, come
sempre, il maestro Cannavò. Ha vinto la squadra che ha
battuto tutti i record di punti, che ha perso solo una partita
in tutto il campionato (e poi se perde le ultime due chi se ne
frega
), che ha vinto tutti gli scontri diretti, tranne
uno, pareggiato, contro i campioni uscenti all'andata. Ha vinto
la squadra che ha il capocannoniere, Shevchenko, e la sorpresa
più bella che il mondo del calcio ci ha saputo offrire
quest'anno, Kakà. Ma soprattutto, ha vinto la squadra
che tra le grandi ha i campioni più maturi, che sanno
stare in panchina senza protestare, senza scatenare "casi",
senza dividere lo spogliatoio, e che anzi sono capaci di aiutare
proprio quei compagni che prendono il loro posto in campo. Mi
riferisco agli Abbiati e ai Redondo, ai Rui Costa e agli Ambrosini
e a tutte le cosiddette riserve che sanno essere decisive se
chiamate in campo e umili e silenziose se devono rimanere in
tribuna. Il Milan è una società che sa gestire
i suoi campioni come poche altre sanno fare. Non a caso, appena
un giocatore ha dato qualche segnale di disturbo è stato
mandato via senza troppi complimenti, e pazienza se il suo nome
è Rivaldo, se è campione del Mondo in carica ed
ex pallone d'oro. C'è il nuovo che avanza. C'è
Kakà, classe pura, intelligenza, eleganza, umiltà.
Ma c'è anche Gattuso, l'idolo della fossa, con la sua
grinta e la sua caparbietà. E poi ci sono quelli di sempre:
Maldini e Costacurta, su cui ogni altra parola d'elogio potrebbe
sembrare ripetitiva, perché da tanti anni loro son sempre
là, nel Milan, sul podio, nella storia. Per fare degni
complimenti a questa squadra bisognerebbe citare tutti, dal Presidente
al magazziniere. La forza dei rossoneri è stata l'armonia
di gruppo e la consapevolezza di essere forti solo se uniti.
Il collante che ha tenuto insieme tanti campioni, ma ha anche
tenuto vicini dirigenti e giocatori è solo uno: Carlo
Ancelotti. E' lui che ha messo in pratica il sogno di Berlusconi,
che ha fatto convivere gli acquisti di Braida, Galliani e Leonardo,
che giorno dopo giorno ha fatto tesoro degli errori commessi
e ha messo un freno all'euforia che, giustamente, già
a metà campionato aveva invaso i tifosi. E' Ancelotti
che ha fatto entrare nella storia il Milan 2003/2004. Dopo aver dato il giusto spazio ai nuovi Campioni d'Italia, va fatto un cenno anche ai loro vice, i giallorossi di Capello, che effettivamente sono secondi solo al Milan e hanno contribuito in buona parte a rendere bello questo campionato dal punto di vista del gioco e delle emozioni. La Roma ha perso ogni speranza di una rimonta impossibile proprio nel match contro i rossoneri, che, come negli altri scontri con i capitolini di questa stagione, sono stati assoluti padroni della partita, conclusa per 1-0 con un gol di Sheva al secondo minuto di gioco. La Roma avrebbe meritato un rigore per un fallo di mano dello stesso ucraino milanista, ma i loro tifosi no, hanno proprio dimostrato di non meritare di vincere finché non capiranno come ci si deve comportare in uno stadio. Si sa che i pazzi sono una minima percentuale, ma quei pazzi davvero non meritano nemmeno di avere una squadra come la Roma. Chiusa la lunga parentesi scudetto, è bene dare spazio ad altre due squadre che hanno raggiunto il loro obbiettivo nella terzultima di campionato. Anch'esse due squadre di campioni, a modo loro: il Lecce e il Brescia. I salentini in otto giorni le hanno suonate prima alla Juve, a Torino, e poi in casa all'Inter. Mentre Zaccheroni teneva ancora in punizione Vieri, ma avrà le sue ragioni, i giallorossi di Delio Rossi comandavano il gioco, pur vedendosi superare inizialmente da un rigore, peraltro molto dubbio, tirato da Adriano. In seguito la giustizia divina si è manifestata in tutto il suo splendore e ha portato i leccesi sul 2-1. Salvezza e festa per una squadra giovane, coraggiosa e tenace. Festa anche per il Brescia, non meno simpatico del Lecce, soprattutto perché il suo capitano è il giocatore più amato dagli italiani, e non solo, che da anni la mantiene in A con o senza Mazzone. Parliamo ovviamente di Roberto Baggio, che porta la squadra di De Biasi a gioire per un'altra meritatissima salvezza dopo la vittoria per 1-0 in casa del Siena, che invece dovrà lottare ancora con tutte le forze nelle ultime due partite. Dovranno lottare ancora per rimanere in A anche il Modena, sconfitto per 2-0 dal Chievo, l'Empoli, che ha vinto contro il Bologna (2-0), e la Reggina, che ha pareggiato per 1-1 con la Lazio, che a sua volta è ancora in lizza per il quarto posto. E proprio per la corsa all'ultima chance per la Champions League pare avvantaggiato momentaneamente il Parma, che ha vinto per 3-1 contro l'Ancona. Qualche speranza di rimanere in A la coltiva anche il Perugia, galvanizzato dalla vittoria sull'irriconoscibile Juventus degli ultimi tempi (1-0). A Genova, l'Udinese si è quasi assicurata un posto in Uefa dopo la vittoria per 3-1 contro la diretta rivale per questo traguardo, cioè la Sampdoria di Novellino, che è comunque la neopromossa che ha fatto il campionato migliore. Insomma, anche se i primi tre posti sono ormai assicurati, così come l'ultimo, purtroppo per l'Ancona, le due giornate che restano devono ancora svelarci qualche verità, e anche se alcune partite perderanno interesse, altre potranno offrirci intense emozioni. |