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STAGIONE 2000-01

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INTER: E' L'ORA DELLE SCELTE (Giovanni 29/1/2001)Scudetto. Parola pronunciata puntualmente ogni estate dopo la solita pantagruelica campagna acquisti. Scudetto. Parola puntualmente cancellata dal lessico del tifoso nerazzurro, dopo poche giornate di campionato. Scena questa che succede ormai da troppo tempo. Ogni anno il Titanic-Inter salpa dal porto di Via Durini tra le feste e gli ori dei suoi passeggeri e ogni anno naufraga inesorabilmente, portando nel profondo abisso i sogni di noi sostenitori, veri e propri martiri del calcio italiano.
Noi stanchi di dover ogni anno guardare gli altri dal basso verso l'alto, stanchi di non vincere niente (una coppa Uefa è ben poca cosa) continuiamo a seguire la nostra squadra allo stadio ogni domenica. È per noi che l'Inter deve rialzarsi dal letargo in cui si trova da ormai più di dieci anni, e ricominciare a correre per riprendersi quel tricolore che gli spetta. È per noi che il presidente Moratti deve riportare l'Inter insieme alle grandi del calcio mondiale. Ma per farlo, presidente, deve scegliere. Scegliere se affidarsi al caso come fatto fino ad oggi, puntando solo su dei nomi, che poi non sono mai stati quelli giusti. Scegliere se affidare la squadra ad un allenatore per tutta la stagione o solo per qualche giornata. Scegliere tra collaboratori competenti o tra sanguisughe indifferenti al fascino dei colori nerazzurri. Scegliere se sia ancora il caso di ricoprire d'oro calciatori mercenari. Scegliere tra il comprare cosi, tanto per comprare (vedi Vampeta, Gresko, Keane, ecc..) o il comprare per vincere. È ora che l'Inter ricominci da zero, con un progetto preciso, anche se a lungo termine. Non le chiedo di vincere subito lo scudetto (ahimè che dolore queste tre sillabe), ma di costruire una squadra, in cui ci sia almeno qualche "extracomunitario" italiano, una squadra che nel giro di due-tre anni torni a far paura a tutti.
Caro presidente, lo deve fare, per noi tifosi, che abbiamo il cuore impolverato e non ci ricordiamo più cosa significhi vincere.

IL MERCATO DI APRILE (Marco Baldi 1/4/2001) Finalmente il campionato ha rivisto la luce, era ora. Dopo solo un paio di settimane dire “finalmente” potrà sembrare esagerato, ma basta prendere in mano un quotidiano qualunque, di un giorno qualunque di questi, per rendersi conto di quanto il dio pallone sia mancato un po’ a tutti. C’è l’Italia, d’accordo, ma sappiamo tutti molto bene come non sia proprio la stessa cosa. Tutti i cosiddetti grandi calciatori, e non solo loro, sono volati verso le loro rispettive nazionali sparse in giro un po’ per tutto il mondo, e le squadre, quelle di vertice in primis, non si sono quasi allenate, e se lo hanno fatto lo hanno fatto con giocatori nemmeno sufficienti a formarla, una squadra di calcio. Così, in mancanza di materiale, si sono buttati fiumi d’inchiostro, e di parole, fate un po’ voi, si è cercato con forza qualcosa su cui scrivere, su cui argomentare, per cui vendere, sbizzarrendosi con particolare insistenza sul calciomercato, che in questo periodo, si sa, è spesso più caldo addirittura rispetto al periodo estivo, e che non di rado appassiona i tifosi ben più delle partite stesse. Si è così seguita ogni pista, si è dato retta ad ogni soffiata, si è scandagliata con rapace attenzione ogni singola affermazione, di giocatori, allenatori, dirigenti o presidenti che siano, cercando di scovare qualcosa che potesse in un certo qual modo far notizia. Alcune indiscrezioni appaiono attendibili, o quanto meno possibili, altre fanno ricordare da vicino il fantacalcio, come i giocatori fossero quasi semplici figurine da attaccare e staccare a proprio piacimento. Per elencare tutti i presunti colpi di mercato o pseudo tali non basterebbe tutto il giornale, ci limiteremo quindi a segnalare i più chiacchierati e caldeggiati, da tifosi e giornalisti. Dalle indiscrezioni più diffuse e confermate emerge un dato su tutti: un probabile semi-smembramento del Parma: Cannavaro è ormai sicuro di approdare alla Lazio, lo stesso Buffon è sempre più vicino a Roma, sponda giallorossa, Thuram è conteso fra la Roma e le milanesi, Sergio Conceicao ed Amoroso, stufi di fare panchina con Ulivieri, sembrano entrambi avviati verso il Milan, Boghossian ha parecchie richieste in patria. I Tanzi si sono comunque premuniti, bloccando il perugino Mazzantini ed acquisendo il cartellino del danese del Verona Laursen. Dalla Lazio, nell’ambito dell’operazione Cannavaro, dovrebbero poi arrivare Negro e Baronio. Altro obiettivo degli emiliani è Simone Inzaghi, conteso dalla Fiorentina. Anche la Roma non sta però a guardare: dopo Cassano, Sensi ha concluso l’acquisto di Mexes, diciottenne promettentissimo difensore centrale dell’Auxerre, e, nel caso non arrivasse Buffon, ha già un accordo con la Fiorentina per Toldo. Arriverà poi uno fra Viduka, Lucarelli e Rossini, per fare da riserva a Batistuta. Montella rimarrà, mentre unica cessione di rilievo in casa giallorossa sarà quella di Nakata al Parma, indipendentemente dall’affare Buffon. Più di una al contrario le partenze in casa Lazio: Veron, in rotta con la società per la questione passaporti, sarà ceduto in Spagna, Real Madrid in pole position per lui; Salas era già stato ceduto al Chelsea, il giocatore ha rifiutato la destinazione, ma partirà comunque verso altri lidi; Nedved è tentato dal Manchester, ma difficilmente andrà via; continuano poi le pressanti richieste dell’Inter per Nesta, ma Cragnotti non pare intenzionato a far partire il forte difensore. Colpo laziale dell’anno potrebbe essere l’attaccante del Liverpool Owen, anche se la squadra sembra aver più bisogno di rinforzi nel settore difensivo. Ufficializzato intanto il trasferimento a Barcellona del gioiellino del Boca Juniors Riquelme: il giovane argentino gioca nello stesso ruolo di Rivaldo, la cui partenza è ormai sempre più certa; destinazione più probabile il Milan di Berlusconi, che per lui farebbe follie. Alternativa al brasiliano per la società rossonera il tedesco Deisler dell’Hertha Berlino, ma c’è da battere la forte concorrenza del Bayern Monaco. Campagna come al solito votata al risparmio invece per la Juventus; unico obiettivo certo dei bianconeri, nonostante le rituali smentite di Moggi, è l’argentino Kily Gonzalez del Valencia, inseguito anche da Roma ed Inter. Si prospetta poi un clamoroso scambio di centravanti proprio con la società nerazzurra: Filippo Inzaghi dovrebbe accasarsi a Milano, con conseguente avvento a Torino di Christian Vieri, già stufo dell’Inter.
Capitolo allenatori. Tardelli rimarrà all’Inter anche la prossima stagione solo in caso di qualificazione alla Champions League, altrimenti via libera a Zaccheroni, od in alternativa a Cuper, che appare però sempre più vicino al Barcellona. Stessa situazione in casa Milan: se la squadra rossonera fallirà l’Europa, via la strana coppia Maldini-Tassotti e panchina a Terim. Mancini rimarrà alla Fiorentina, indipendentemente dall’esito di questa stagione, mentre non dovrebbero esserci dubbi sulla conferma di Ulivieri se il Parma continuerà con questi ritmi. Situazione invece confusa nella Lazio: Cragnotti vorrebbe confermare Zoff, tentato però dalla prospettiva di diventare presidente federale; in questo caso via libera a Lippi, già contattato da tempo. Intanto potrebbe ritornare in auge Zeman, cercato da Vicenza, Brescia e Salernitana.

CHIESA E MANCINI AFFOSSANO LA ROMA E RIAPRONO IL CAMPIONATO (Emiliano Tolfa 10/4/2001) Nelle ultime settimane a Roma era sempre più di moda il ritornello musicale: cos'è successo al ampionato...Batistuta l'ha ammazzato...
Ieri, nell'odissea che avrebbe portato la Roma ad impattare al "Franchi", tutti i tifosi giallorossi erano convinti di aver già strappato dal petto degli "odiati" cugini biancocelesti lo scudetto e di aver in qualche modo allontanato in maniera definitiva l'altra nemica di sempre: la Juve....
Ma il ritorno a casa per i circa diecimila coraggiosi che dal mattino avevano preso a viaggiare in direzione di Firenze non sarà stato sicuramente di più felici.
I ricordi saranno sicuramente volati al finale degli ultimi due campionati vinti da squadre in rimonta (Milan, Lazio) e in qualche modo alle polemiche che hanno caratterizzato questo campionato: passaporti, calcio scommesse, doping etc..., che a detta del presidente Sensi condizioneranno il futuro cammino della sua squadra.
Ma dobbiamo dire ad onor del vero che la partita avrebbe sicuramente dovuto avere un esito diverso, la formazione capitolina avrebbe meritato almeno il pareggio anche se la partita giocata dai viola è stata senza ombra di dubbio la migliore dell'era Mancini.
Ebbene sì, proprio lui, l'artefice dei successi degl'ultimi anni della Lazio è stato il mattatore della capolista costringendola ad uno stop inaspettato.
Ma se Mancini è stato la mente della vittoria dei viola, colui che l'ha resa possibile ha un nome ed un cognome ben preciso: Enrico Chiesa, autore di una splendida doppietta e di ottime giocate che hanno più volte messo alla corda i difensori della squadra di Capello.
Per non dimenticare poi il ritorno per la prima volta da ex all'Artemio Franchi del bomber di Reconquista: Gabriel Omar Batistuta.
La sua non è stata sicuramente una grande partita anzi tutt'altro, ma si sapeva fin dall'inizio che sarebbe stata una giornata particolare per il cannoniere argentino.
Durante tutta la partita è sembrato fuori dal gioco, sembrava l'uomo in più di una fiorentina tonica e gagliarda, in alcune circostanze è sembrato addirittura che non volesse tirare in porta e poi, statistiche alla mano, ha commesso più falli di quanti non ne avesse subiti, insomma quasi un difensore aggiunto per la formazione gigliata.
Comunque la prova offerta dalla capolista non è stata affatto delle migliori, soprattutto la difesa ha subito la velocità di un Chiesa micidiale e i tagli di un Rui Costa che sostituiva uno spento Cafù nei panni di extraterrestre, da segnalare inoltre la prova opaca del "pupone" Totti che forse dovrebbe pensare più a giocare che a lamentarsi con gli arbitri e le mediocri prestazioni di Zebina, Rinaldi, Tommasi e soprattutto Cafù che ha subito in maniera quasi irrisoria il giovane laterale sinistro Moretti. Appena sufficenti le prove degl'altri giallorossi in campo con un Emerson che si conferma ancora una volta realizzatore da trasferta.
La Fiorentina invece esce da questa partita con alcune certezze in più e con delle piacevoli novità.
Che Toldo, Chiesa e Rui Costa siano i pilastri di questa formazione non vi erano dubbi ma se a questi si aggiungono delle gente come Lassisi, Amoroso e il sorprendente fluidificante di sinistra Moretti (per altro tifosissimo della Lazio) per nulla intimorito dall'avversario di turno, un certo Cafù; si potrà certamente capire come si sia arrivati a questo risultato.
Sicuramente la partita di ieri avrà fatto sorridere le altra due pretendenti che avranno passato uno strano Lunedì, davanti al televisore con un solo pensiero nella testa: tifare Fiorentina.
Ancelotti dovrà quindi ringraziare il suo ex allievo Chiesa se ha ripreso nuovamente a credere nello scudetto, visto che la Roma fino a ieri sembrava davvero inarrestabile.
Ma anche noi dobbiamo ringraziare l'Enrico nazionale se da oggi in poi potremmo riprendere a parlare di classifica.
Grazie Mancio, grazie Viola.

MILAN: IL BUIO OLTRE LA SIEPE (Andrea Morlacchini 10/4/2001) Anche la stagione 2000-01 sta volgendo al termine; i tifosi rossoneri, sfiniti da una serie infinita di opache prestazioni (solo parzialmente lenita dal clamoroso successo nel derby), non possone che sperare in un futuro piu' roseo, sulla scorta dei proclami pre-elezioni del presidente Berlusconi.
Poi succede che dopo il fatidico 13 Maggio, i nomi dei campioni in precedenza sventolati (Rivaldo, Rui Costa, Thuram ecc.), vengono sostituiti da quelli di onesti operai del pallone (Javi Moreno), che certamente poco si addicono ad una squadra che voglia seriamente inaugurare un lungo ciclo vincente.
Si sentono poi giustificazioni (?) al limite dell'assurdo, come quella del vicepresidente rossonero Galliani, il quale dichiara che Rui Costa non serve al Milan perche' incompatibile con Serginho: probabilmente allora, neanche Maradona sarebbe servito al Napoli, visto che gia' aveva in squadra un fuoriclasse come Renica...
I tifosi rossoneri stanno ora meditando di non rinnovare l'abbonamento allo stadio per la prossima stagione, anche se il sopracitato dott. Galliani se ne potra' infischiare, forte comunque degli ingenti incassi derivanti dai diritti delle pay tv.
E' evidente che lo strappo c'e', e va ricucito al piu' presto: in un mondo gia' afflitto da mille problemi com'e' quello del pallone, l'ultima cosa di cui si sente il bisogno, e' quella di una fuorviante ed offensiva (per chi vive di calcio), propaganda elettorale.

PIOGGIA? NO, BUFERA: LAZIO-PARMA SOSPESA (Marco Baldi 10/4/2001) Lazio – Parma, sospesa dall’arbitro Braschi per un nubifragio abbattutosi sull’Olimpico, rappresenta senza dubbio un caso isolato per il calcio italiano, ma è comunque inevitabile un ricorso con la mente ad un altro famigerato match dei nostri tempi, che nominare ci sembra sinceramente superfluo. Quella partita decise le sorti di un campionato di calcio (o forse di pallanuoto), e, sotto la direzione di gara di Collina, si giocò lo stesso, nonostante le intemperanze della natura non sembravano amare molto il prato del Curi. Ora la domanda apparirà scontata, ma ce la poniamo la stesso: perché quella no e questa si? Mah… Perugia- Juve era un partita a sé, difficilmente paragonabile ad altre, giostrata e regolata da un destino beffardo, si è detto e ripetuto: ultima giornata di campionato, fondamentale nell’assegnazione di uno scudetto, giocata in contemporanea con tante altre, sicché un suo eventuale rinvio avrebbe di fatto falsato il campionato (come se poi la sospensione di settantaquattro (74) minuti non abbia ottenuto lo stesso risultato). Piovono comunque a mò di diluvio (tanto per restare in tema) proteste di parte bianconera, l’acqua di Roma è forse di versa da quella di Perugia?, ironizzano Moggi e tanti altri, poco inclini ed abituati, bisognerebbe ammetterlo, ad ingiustizie e stranezze varie. Difficile dare loro torto. I laziali ribattono con il teorema fondamentale del calcio italico, ossia: la Juve ha rubato negli ultimi trent’anni, almeno adesso stia zitta. E ci scuserete ma non riusciamo a dare torto neanche a loro. Ormai comunque è inutile continuare ad accapigliarsi, quel che è fatto è fatto, ma concorderete con noi nel dire che ci troviamo di fronte ad un fatto quantomeno singolare, forse paradossale, che ripropone l’esigenza di regole più chiare e precise nel nostro calcio, e non solo nel nostro, che sicuramente non fermeranno le polemiche, per la gioia di tanti, ma probabilmente le attenueranno e ci faranno finalmente capire che nella vita ci sono cose ben più importanti di una partita di calcio.

IL PUNTO SULLA 29^ GIORNATA DI SERIE A (Emiliano Baldetti 6/5/2001) In attesa di vedere cosa ci regalerà la scintillante sfida del "delle Alpi" tra la Roma capolista e la sua eterna rivale Juventus (2-2 n.d.r.), diamo uno sguardo alle partite che hanno caratterizzato la 29° giornata del massimo campionato italiano.
La partita che richiamava l'attenzione di molti tifosi era il facilissimo match tra Lazio e Bari. Quest'ultimo si presentava all'Olimpico con un nuovo allenatore e con la quasi certezza di essere retrocesso in serie B. Bastano 2 tiri dalla distanza di Veron e con la complicità del giovane e sfortunato portiere barese la pratica è archiviata portando così la squadra di Zoff a 59 punti. Sorprendente è stato il risultato allo Stadio "Curi" di Perugia dove il Milan non riesce a superare la squadra di Cosmi, perdendo per 2 a 1. Questo risultato riduce ad un barlume le speranze rossonere di conquistare il quarto posto , accedendo così alla Champions League. Sull' altro fronte milanese invece, ottima prova casalinga dell' Inter grazie ad un roboante Vieri che riesce a mettere ko in 10 minuti una Atalanta venuta a Milano per strappare un punto utile per la volata Uefa. La squadra nero-azzurra continua così la sua rincorsa al Parma. Per quest'ultimo oggi è stato tutto facilissimo, davanti si trovava un Napoli rinunciatario sin dal primo minuto. Così non è stato difficile mettere il pallone per ben 4 volte alle spalle del povero portiere partenopeo. Delude la Fiorentina che dopo aver perso a Verona per 2 a 1 vede allontanarsi la zona Uefa. Infine vittoria scaccia guai per il Vicenza sulla Reggina che vede sempre più possibile una ipotetica salvezza. Negli anticipi giocati Sabato il Bologna viene bloccato in casa dall' Udinese pareggiano per 1-1, e invece a Lecce assistiamo al ROBERTO BAGGIO SHOW che con 3 gol di cui uno da cineteca direttamente dalla bandierina del calcio d'angolo porta il suo Brescia in piena zona salvezza. Il Divin codino lancia un chiaro segnale a tutti coloro lo avevano dato per finito e all'attuale ct della Nazionale Giovanni Trapattoni. E' di Roby Baggio il gol più bello della 29° giornata........Continua così !!!!!!!

INTER - LAZIO 1-1 CHE BRUTTO ESSERE TIFOSI (Emiliano Tolfa 30/5/2001) Sembrava fatta, al novantaduesimo la Lazio era a meno tre dalla Roma ed ad un passo dal coronare una lunga rincorsa; la mia Lazio, che per un'intera stagione aveva arrancato e si era affannata nell'inseguimento di una Roma veramente irresistibile era riuscita in un'impresa a dir poco clamorosa.
In tutti quei lunghissimi novantadue minuti, mai avrei pensato ad un epilogo così amaro.
A Roma la città sembrava caduta nel silenzio totale: i romanisti allo stadio non volevano credere ai loro occhi, mentre i laziali restavano increduli davanti a quello che neanche il più ottimista dei tifosi biancocelesti avrebbe mai pensato di ripetere, il sorpasso al fotofinish.
Io, al lavoro, mi dividevo tra la sala "giallorosa", dove il televisore mostrava le immagini della partita e il mio rifugio "biancoceleste" munito semplicemente di una radio, la mia sciarpetta e della mia immancabile fede.
Per tutta la durata dei due incontri camminavo avanti e indietro per i corridoi del palazzo, pensavo, facevo calcoli sulla classifica, a come quella che sembrava una stagione disastrosa potesse diventare improvvisamente una stupenda favola.
La radio mi incoraggiava sempre di più, a Bari sul neutro del San Nicola la mia squadra stava dominando, le azioni da goal si susseguivano, sembrava imminente la capitolazione della formazione nerazzurra, ma il buon Marco (Ballotta) che per alcuni anni aveva difeso la porta delle "aquile" sembrava non volerne sapere di alimentare le mie speranze.
Più lo aspettavo e più questo maledettissimo goal non arrivava, fin quando sull'ennesimo calcio d'angolo Veron pennellava un pallone perfetto sulla testa di Crespo che puntualmente segnava.
Tutto mi pareva così incredibile, ripercorrere le stesse tappe scudetto dell'anno precedente anche perché intanto a Roma, il Milan sul finire del primo tempo, passava in vantaggio con uno stupendo goal di Coco.
E allora che pensare se non che i miracoli avvengono davvero, che l'importante è crederci e non darsi mai per vinti ma anzi lottare fino alla fine e poi si verrà ripagati.
Con queste convinzioni mi apprestavo a seguire il secondo tempo che credevo potesse essere la mia rivincita personale ad un anno di sfotto da parte dei "cari" cugini giallorossi.
Ma il mio dramma stava appena per iniziare, perché nel secondo tempo l'arbitro Cesari colto da un raptus improvviso espelleva ingiustamente Kaladze insieme al colpevole Candela, reo di aver colpito il georgiano con un gomitata al naso.
Da li a poco la Roma pareggiava con il solito, straordinario Montella autore di un goal da fantascienza.
Ora i punti di distacco erano tre, ma a Bari la Lazio diminuiva di intensità e la partita sembrava trascinarsi lentamente verso la fine mentre all'Olimpico l'onnipresente Cesari estraeva il terzo rosso della gara a scapito di un Serginho stupefatto, dando così nuova linfa ad una Roma che stava crescendo sempre di più.
I sostenitori giallorossi aspettavano trepidanti il goal della sicurezza ma questi non arrivava anzi ne arrivava uno che forse era ancora più importante perché permetteva alla squadra giallorosa di prendere due piccioni con una fava.
Infatti al San Nicola arrivava il goal del francesino Dalmat (unico insieme a Vieri a salvarsi nella nerissima stagione dell'Inter) che aveva su di me e credo anche su tutti gli altri tifosi della Lazio un effetto devastante.
Forse non saprò mai come ci si senta a venir centrati da un treno ad alta velocità ma il mio umore ne sono sicuro ha subito lo stesso effetto.
Non volevo crederci, a partita ormai finita, su una punizione che non avrebbe dovuto creare notevoli danni se non un po' di batticuore, scaturiva il goal del pareggio e rovinava quello che di bello avevamo sognato per novantadue minuti.
In quel momento, a mezz'ora dalla fine del mio turno, chiusi tutto e mi rifiutai di lavorare, aspettando solo che arrivasse il momento di andare a casa, dove anche se solo fino al giorno successivo sarei potuto rimanere "tranquillo".
Ma nella mia mente già sapevo cosa mi avrebbe riservato il giorno seguente, la preda più facile per gli sfotto preparati dai miei amici, ormai sicuri di avere le mani sul tricolore e soprattutto di averlo scucito dalle maglie dei loro "odiati" cugini.
Spesso ti accorgi di quanto possa essere spietato questo gioco, un minuto prima festeggi e un minuto dopo se lì a recriminare sulle occasioni buttate al vento.
Questa insieme alla finale di coppa Uefa persa per 3 a 0 con l'Inter e allo scudetto regalato al Milan sono i ricordi più amari che la mia giovane mente di tifoso della Lazio ricordi.
Ma sicuramente domandando a qualcuno più grande di me, potrei notare come questi 3 eventi sono nulla in confronto alle umiliazioni patite per le tante retrocessioni, le penalizzazioni del calcio scommesse e via dicendo….
Pensando a tutte queste cose e al fatto che finché la matematica non ci condannerà non si è perso nulla, mi sono ritrovato a parlare nuovamente di scudetto….forse solo perché mi rifiuto di vedere la Roma campione d'Italia.
Ma credo che il bello del calcio sia proprio questo, quest'alternanza di sentimenti che secondo me solo uno sport così può regalare anche se certe volte il "mestiere" del tifoso è forse uno dei più brutti.

MUGUGNO SAMPDORIANO (Funnyball 18/7/2001) Mugugno come lamento. Piccolo sfogo genovese. Abbiate la compiacenza di ascoltare e di raccogliere questo invito rivolto a ricchi imprenditori liguri. Domanda: "E'possibile che non esista nessuno con un discreto numero di "palanche" in grado di offrire solidarietà ad una realtà calcistica in continua decadenza?". Domanda n°2: "E' possibile che una società dal passato prossimo vincente giochi nel campionato cadetto senza neanche un presidente?". Domande lecite per chi ha vissuto momenti magici e per chi non ha ancora disfatto le valigie e non ha ancora annullato la vacanza premio in Europa. Non voglio apparire come nostalgico ma neppure come rassegnato. Soprattutto vedendo una città in continuo movimento desiderosa di gioie domenicali e ansiosa di contribuire a riportare il suo nome nella massima serie. Questo nome (Sampdoria n.d.r.) è in vendita e costa come un mediocre terzino di A. La cosa incredibile non sta nel prezzo ma nell'inspiegabile disinteressamento generale (media in particolare). Nessuno ne parla e nessuno risponde. Benestanti blucerchiati: aiutate a non far cadere nel baratro quel gioiello creato e cresciuto grazie a Paolo Mantovani. Smentiamo una volta tanto la nomea del genovese tirchio e tiriamo fuori il portafoglio. L'idea di alcuni sostenitori è di fare una colletta … Fate voi!!