Politica

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UNA SINISTRA SNOB
di Giglio Rossi (4/7/2000)

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Si nota in molti uomini politici, ma in quelli di sinistra è più evidente, il contrasto tra il loro voler apparire populisti, alla mano, democratici in un senso non istituzionale di questa parola, mentre istintivamente si sentono arroganti, presuntuosi e un po' snob, anche nell'abbigliamento.
I matrimoni sono feste molto belle ma, confesso, non ho mai fremuto per esservi invitato, tanto meno quando questo avviene nell'afoso caldo estivo. Se poi, come vicino di tavolo, ci si trova un politico sindacaleggiante e intimamente nostalgico dei baffoni di Stalin, allora un giorno di festa può tramutarsi in un episodio da dimenticare.
Lui scrutava me sdegnosamente per le mie non celate idee liberali e io scrutavo in lui il suo intimo narcisismo, un grande innamoramento più di sé stesso che del credo politico eppure, ragionando con lui sembrava che la politica fosse la suprema attività dell'uomo, una politica non fatta di dedizione e sacrificio costruttivo, ma di capacità in fondo di selezionare e godere i piaceri dell'esistenza e l'intimità di salotti così interessanti perché così di sinistra.
Che il politico possa avere un poco di presunzione è un fatto normale perché senza di essa non vengono nemmeno ideati progetti e manca la forza di portarli avanti, ma quando la presunzione sconfina nella boria, nell'evidente disprezzo per la gente che non sia operaia e per il buonsenso, allora siamo in una forma di patologia politica, purtroppo ancora un poco contagiosa marginalmente ma non più epidemica. Si comprende chiaramente il disagio di questo esemplare di politico, costretto a stare, per sua obbligata scelta e per suo dovere di parte, in mezzo a operai che gli devono sembrare così maleodoranti, costretto dal suo ruolo a fingere di bearsi di questa compagnia così poco salottiera, allora si evidenzia una farsa che appare anche stonata e triste. Se poi qualcuno, in maniera intrigante e inopportuna, si osa far presente che la storia recente ha spazzato via dal mondo dell'Est le idee che ancora lui propugna, paladino di sé stesso, il nostro diventa superbamente indignato e scontroso e, assumendo un atteggiamento molto professorale, cerca ad ogni costo di attaccare l'avversario per sopravvivere nella sfrenata e pura fantasia di tornare, un giorno, a far politica alla grande quando, superata la pesante salita del Calvario derivante dalla sconfitta, il vento cambierà, la strada sarà in discesa verso un collettivismo generale, verso un appiattimento globale, verso il meraviglioso grigiore di un immancabile futuro di comunismo mondiale.