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Cofferati e l'Ulivo: matrimonio irrealizzabile o amore a prima vista? Chissà quanti italiani se lo domanderanno in queste gelide giornate invernali che preparano il campo ad una fantomatica intesa politica tra l'ex sindacalista della CGIL e il tanto bistrattato centrosinistra italiano. La probabile cooperazione tra le due parti si trova, ancora, allo stato embrionale ed è tutta da verificare sul piano pratico ma è certo che Sergio Cofferati ha già vinto (almeno a parole) la sfida per la miglior proposta del momento. In uno scenario politico in cui l'immobilismo ideologico, i luoghi comuni e la delegittimazione reciproca costituiscono ormai (sic!) la linfa vitale dell'intero sistema, la scelta concettuale di Cofferati appare quantomeno coraggiosa e meritevole di attenzione. Il "cinese", in pratica, si candida per collaborare attivamente alla stesura di un documento programmatico dell'Ulivo in cui dovrebbero partecipare e riconoscersi non solo le organizzazioni partitiche appartenenti alla coalizione, ma anche (e qui sta il punto nodale) le associazioni e i movimenti sociali, che sono l'humus della società civile. Se questi buoni propositi saranno suffragati dai fatti potremo assistere finalmente ad una svolta positiva avviando così quella tanto agognata fase di avvicinamento del mondo politico alla società. La buona politica non può esistere se non si confronta con le esigenze del semplice cittadino in quanto non deve costituire un ambiente elitàrio, patrimonio di pochi eletti che decidono per tutti senza attivare alcun processo di confronto con soggetti che rappresentano la società. Non bisogna dimenticare, infatti, che gli organi costituzionali, costituiti materialmente dai membri dei partiti si pongono (o dovrebbero porsi) come obiettivo principale della loro attività l'interesse del paese. Per tale motivo, si può mai sperare di realizzare qualcosa di buono e utile per la collettività operando scelte concordate privatamente a prescindere dal volere degli elettori, che si esprime anche attraverso i movimenti sociali? La realtà, del resto, offre, davvero, uno spazio ridotto a queste forme associative, confuse e imbrigliate tra le solite schermaglie e alchimie tattiche allestite dai leaders di ogni schieramento. Occorre, quindi, una politica di larghe vedute, in cui si parta dalle reali istanze della comunità per realizzare fatti concreti. A tal proposito, la "linea allargata" preferita da Cofferati merita particolare rispetto. Certo, riuscire a coinvolgere sotto l'egida di un unico testo gruppi e organizzazioni di diversa provenienza e estrazione è impresa alquanto ardua ma, in ogni caso, l'idea dovrebbe essere apprezzata e coltivata da qualunque forza politica, al di là dell'eventuale successo che essa possa riscuotere. Appare chiaro che nel partorire questa proposta, il "cinese" sia stato influenzato dall'esperienza trascorsa nella CGIL. Difendere, nel bene e nel male, i diritti dei lavoratori tende, sicuramente, ad elaborare una visione della realtà più aperta e meno legata alle esigenze particolari di questo o di quel partito. Per avere la possibilità di portare avanti questo progetto, però, sarebbe opportuno che lo stesso Cofferati abbandoni quelle punte di estremismo espresse in varie occasioni manifestando maggiore inclinazione verso la mediazione e il compromesso. Solo così l'indirizzo tracciato potrà essere realizzato compiutamente. |