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La nostra Costituzione indica nell'istituto referendario il mezzo che ha il Parlamento per dirimere questioni che non possono essere risolte alle Camere perchè devono rappresentare l'opinione degli italiani in merito a questioni che non sono meramente politiche. E' stato così per il divorzio, per l'aborto, questioni che prescindevano dall'ideologia politica e che dovevano per forza di cose essere chieste agli italiani. La campagna referendaria fu condotta da VERI comitati che si appoggiavano all'una o all'altra delle soluzioni perchè spinti da motivazioni (siano state religiose, atee, mediche) che trovavano la loro naturale sede nel desiderio di vittoria dei comitati stessi; come dire, gli atei si battevano per divorzio e aborto, al contrario dei cattolici. Da qualche anno invece stiamo assistendo allo sfacelo dell'istituto referendario. Sembra sia usato dai cosiddetti "referendari" solo perche questi abbiano motivo di esistere sulla scena politica. Basta trovare venti, venticinque leggi che si prestano alla cosa e proporle per l'abolizione. Di queste, sicuramente ne verranno approvate nel peggiore dei casi sette o otto e ... via con la campagna. Subito dopo ai refendari, che hanno quindi trovato il motivo di esistere, si accodano maggioranza o opposizione. Chi arriva per primo si schiera dalla parte migliore, l'altro, solo per partito preso, si schiera dall'altra. Piacerebbe sapere se le carriere dei magistrati fossero state diverse, Berlusconi avesse vinto o perso la sua battaglia legale. Fatto sta che ormai al ritmo di due o tre mesi, tocca andare ad esprimere il consenso nell'uno o nell'altro verso per sei o sette quesiti referendari. Ma possibile che non si riesce a dirimere la questione in Parlamento? E' giusto chiedere cosa ne pensano gli italiani dell'aborto, ma delle carriere dei magistrati (che tra l'altro hanno non solo guadagni che la maggior parte di noi sogna, ma che hanno anche in mano il potere) dobbiamo decidere noi che non sappiamo neanche cos'è il loro lavoro? O per decidere dobbiamo sorbirci le tribune politiche in ottemperanza alla par condicio in cui ognuna delle fazioni ha sempre ragione. Facile poi attaccarsi al ciuccio del mancato quorum. Ma lo sapevano tutti che siamo stanchi di decidere di cose che lontanamente ci toccano. Ho sentito frasi del tipo "se non si arriva al quorum, il Governo è delegittimato...". Il Governo ha chiaramente espresso il suo pensiero. Amato:"Il Governo non si è schierato e quindi resta neutrale al risultato". E ancora: "col mancato quorum, gli italiani hanno dato un segnale forte di ....". Ma che segnale forte; gli italiani sono stanchi di decidere per voi. Dalle ultime due tornate referendarie si trae una sola conclusione: Le leggi in Italia non passano perchè la maggioranza non è abbastanza maggiore dell'opposizione o viceversa e due poli non saranno mai due poli se partitelli e partitucoli da 2 o 3% con nomi o nomiglioli strani la cui sigla non si riesce nemmeno ad interpretare, continuano a non trovare una collocazione stabile, ma si attaccano all'uno o all'altro carro secondo i propri bisogni. Ma cosa devono pensare gli elettori che votano questi partiti: Oggi i miei rappresentanti sono alla maggioranza, domani sono all'opposizione, dopodomani boh! Quando si arriva alle politiche: i miei rappresentanti hanno lavorato bene o male? E che ne so io se un giorno stavano di qua e il giorno dopo di là! Il referendum è un istituto sacrosanto e non va inflazionato con questioni come le ultime diciotto o diciannove. Dobbiamo difenderlo, è un nostro diritto. E non pensate che lo si difende solo andando a votare. Lo si difende principalmente per strada, quando ci chiedono le firme per farli passare. Bisogna pesare bene la questione e stabilire se è effettivamente necessario che il referendum si faccia o meno. Le questioni politiche non dobbiamo risolverle noi. Tocca a loro. |