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LEGGINE E DEMOCRAZIA
di Giglio Rossi (5/6/2000)

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Finalmente un pò di rallentamento nella produzione di norme. Vivaddio, ne abbiamo così tante che non ci si capisce più nulla. Le difficoltà del Governo Amato rendono difficile produrre decreti legge, ossia le leggine. Il prof. Sartori ha detto in passato che le leggine occupano il tempo e il posto destinato alle leggi. La montagna o partorisce il topolino o non partorisce proprio, infatti le leggi, vere e importanti, vengono rinviate da un anno all'altro, da una legislatura all'altra.
Stiamo uscendo da tangentopoli e ancora ci viene da pensare al detto di Tacito per cui nella somma corruzione della vita pubblica, infinito è il numero delle leggi. Noi oggi diremmo ... delle leggine.
Ma che ci direbbe il Montesquieu di tutte queste leggi che nascono leggine, ideate dal Governo e non dal Parlamento. Direbbe che il Parlamento, simbolo di democrazia, conta sempre meno rispetto al Governo, simbolo di oligarchia e le oligarchie, ha ragione il Pareto, non durano a lungo. La storia è un cimitero di oligarchie, specialmente di oligarchie che tentano di tutto per sopravvivere, anche riformandosi nelle strutture o nei meccanismi elettorali.
Ci ricorda de Tocqueville che il momento più pericoloso per i cattivi governi, e noi ne abbiamo avuti tanti, è quello in cui incominciano a riformarsi. Infatti, vediamo l'effetto delle riforme istituzionali in Italia. Si è giunti al bipolarismo per avere solo due partiti e siamo arrivati a 47. Giudicate voi anche il numero.
Stiamo attenti perchè la democrazia è un regime politico delicato e fragile e se da Pericle fino ad oggi non se ne è trovato uno migliore, dobbiamo tenercelo caro e non rovinarlo con l'attuale andazzo in cui si confonde il concetto di libertà con quello di bordello.