Politica

LEGGI ELETTORALI
di Marco Comandè (11/6/2000)

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Ogni volta che leggo (come su questo giornale) critiche contro i troppi partiti, contro le debolezze dei governi, contro le resistenze del centro-sinistra al voto anticipato, mi viene disperatamente spontaneo alzare gli occhi al cielo e fare una muta preghiera al Dio dell'intelligenza e della logica.
Gentilmente vorrei consigliare, prima di passare all'argomento sulle leggi elettorali , la lettura del piccolo libro di Giovanni Sartori, "Come sbagliare le riforme", IlMulino.
Ed ecco l'argomento a cui tengo moltissimo: il Mattarellum e i suoi disastri.
Nessuno tra gli interessati opinionisti si è mai chiesto se i 47 partiti in Parlamento non siano una conseguenza diretta (anche se non unica) del Mattarellum? Se non esista una differenza tra le crisi di governo attuali e quelle della Prima Repubblica? Se cioè le crisi del passato non fossero avvenute per colpa di frange all'interno dell'omogeneo pentapartito - DC, PSI e compagnia bella -, mentre Berlusconi e Prodi non siano stati vittime di schieramenti disomogenei, di Bossi e di Bertinotti? E a nessuno è mai venuto spontaneo associare tali schieramenti disomogenei al famigerato Mattarellum? Possibile mai che nessuno voglia notare la curiosa coincidenza tra il trionfo alle elezioni del '94 (Berlusconi) e del '96 (Prodi) e la sconfitta numerica delle coalizioni? Cioè: nel '94 i progressisti erano il primo partito, nel '96 il Polo aveva preso più voti dell'Ulivo. E non viene a nessuno il terribile dubbio che la cosa possa ripetersi alle prossime elezioni? Cioè: il centrosinistra viene dato per spacciato, ma grazie al 25% di proporzionale vincerà, contro ogni logica e ogni previsione. Il 25% viene così ad assumere il significato di premio di maggioranza per la coalizione perdente.
Per cui, dopo questa sequenza di domande con supplica, vorrei invitare tutti quanti a vedere le cose con maggiore obiettività. Cioè, prima la riforma elettorale, e poi le elezioni.