Un'altro anno politico se
n'è andato caricandosi sulle spalle la consueta dose di
polemiche, accuse e denigrazioni reciproche. Chi si aspettava,
ad inizio 2002, una ripresa del dialogo costruttivo fra i diversi
schieramenti che popolano la scena politica italiana è
rimasto profondamente deluso. Il muro contro muro ha prevalso
nettamente sul confronto di larghe vedute e non appare fattibile,
al momento, un deciso cambiamento di rotta. Anzi. Anche nel corso
dei tradizionali discorsi e conferenze-stampa di fine anno, alla
polvere da sparo dei "botti" si è aggiunta quella
dei vari segretari di partito che non hanno perso occasione per
delegittimarsi vicendevolmente. Ma non c'è da sorprendersi.
Sparare a zero sull'avversario politico è divenuto un
rito comune e legittimo che appartiene ormai al costume e alla
dialettica politica. Qualcuno potrebbe ribattere affermando che
"la politica è anche questo". Verissimo, senza
dubbio. Infatti, nessuno nega che per far sentire la propria
voce in un mondo così complesso e ambiguo come quello
politico, occorre spesso usare la durezza dei toni. Tuttavia
gli eccessi non sono mai salutari per nessuno e, talvolta, osservando
un dibattito tra segretari di partito o tra altri esponenti politici,
sembra di assistere più ad uno scontro tra fazioni nemiche
che ad un confronto serio tra "onorevoli". Si cade,
insomma, nella trappola della baruffa che non porta a nulla di
positivo. Gli unici aspetti che questi atteggiamenti suscitano
nei cittadini sono un generale e progressivo distacco da un simile
modo di fare politica e la più totale confusione su ciò
che rappresenta la verità. Risultato: noi non ci capiamo
nulla. Perciò i vari leaders di destra, sinistra o centro
potrebbero spiegare a cosa può servire al cittadino ascoltare
simili diatribe verbali senza formulare una proposta concreta,
chiara e libera da condizionamenti strumentali? Mi rifiuto di
pensare che questa sia la vera essenza della politica. Non trovo
giusto che il popolo italiano venga raggirato o confuso su tutti
i temi che gli stanno più a cuore sol perchè bisogna
opporre le proprie falsità a quelle dell'avversario per
esigenze di partito, cioè per tentare di sottrarre all'altro
elettori. I signori che ci governano e che stanno all'opposizione
hanno forse dimenticato alcuni termini fondamentali che rispondono
al nome di "bene comune" e "dibattito costruttivo".
A tal proposito è utile ricordare che un partito, per
definizione, si riconosce in una serie di principi ideologici
per promuovere il bene pubblico e, soprattutto, per fare da tramite
tra la società civile e lo stato. Non dovrebbero quindi
essere ammessi gli interessi specificatamente personali o limitati
al partito stesso. E' legittimo cercare di convogliare la maggior
quantità di consensi possibili altrimenti ne va dell'esistenza
del partito ma ciò non significa che per sedurre il cittadino
lo si debba ingannare con promesse irrealizzabili o con affermazioni
illusorie confidando sulla sua buona fede e astraendolo volutamente
dalla realtà. In questo modo, inoltre, si rischia di usare
la gente a proprio vantaggio credendola incapace di discernere
il vero dal falso. Sarebbe, invece, più importante che
il partito esamini tutto ciò che lo circonda in maniera
equilibrata e raccolga le impressioni direttamente dai cittadini
promuovendo dibattiti. E' opportuno che le forze politiche si
avvicinino maggiormente alle esigenze della società civile.
A mio avviso dovrebbero essere apportati dei correttivi all'intero
impianto politico. Partendo dal presupposto che i partiti non
possono essere aboliti, si dovrebbe lasciare più spazio
ai cittadini concedendo loro la possibilità di confrontarsi
direttamente con i vertici dei partiti in Parlamento tanto da
partecipare attivamente al dibattito politico accrescendo il
loro peso nel processo decisionale. Per quanto concerne la disciplina
all'interno del partito, invece, ritengo opportuno che ogni singolo
componente debba essere lasciato libero di esporre la propria
idea in qualsiasi occasione senza dover essere costretto a soggiacere
sempre alla cosidetta "logica di partito". E se lo
schieramento ad esso contrario avrà formulato una proposta
oggettivamente positiva per l'interesse pubblico è giusto
che il partito opposto ne riconosca il merito e appoggi l'idea
collaborando con esso per portare avanti, o eventualmente correggere,
la stessa nell'interesse della collettività. A volte occorre
superare i propri pregiudizi ideologici facendo prevalere la
linea bipartisan soprattutto quando ognuno indirizza la propria
azione al servizio dell'interesse generale. Il fatto che poi
esista il contraddittorio è democraticamente perfetto.
Guai se ci fosse il monopolio delle idee senza possibilità
di replica. Tuttavia si concretizza poco se ciascuno pensa di
rifiutare le opinioni altrui bollandole immediatamente come insulse
e inadeguate. La panacea di tutti i mali sarebbe l'ascolto e
il dialogo senza logiche pregiudiziali. Maggioranza e opposizione
dovrebbero operare insieme nel rispetto dei ruoli proponendo
idee e non chiudendo mai preventivamente la porta alla discussione.
Anche questa è democrazia. Non si può certo dire,
invece, che in Italia ci siano i presupposti per agire in questa
direzione. La scena politica si è trasformata in un'arena
senza freni e regole. Le risse e le sceneggiate in Parlamento
si sono sprecate con disarmante facilità e noi lì,
ad assistere a questo scempio. Diamoci una calmata, dunque, onorevoli
signori che avete scelto di svolgere questo lavoro e ricordate
che il fine ultimo della vostra vocazione deve essere il benessere
comune.
Cordiali saluti |