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E' realistico
sostenere che il panorama politico, man mano che passa il tempo,
assume sempre più la caratteristica di una squallida povertà
di idee, povertà di effettivi, concreti programmi, di
vere aspirazioni nazionali, povertà di azione. Anche la
gente più lontana dalle vicende pubbliche percepisce il
distacco del potere, troppo spesso fine a sé stesso, che
sopravvive anche se sempre impegnato in lotte palesi o sotterranee.
Dalla commedia all'italiana degli anni '60, siamo passati allo spettacolo dei guitti, ma per questa strada potremmo trovarci dalla commedia alla tragedia, sia essa economica, morale, sociale. Costruire un ambiente di vivere civile comporta una strada lunga, lenta e faticosa, ma per cadere in un degrado di civiltà basta l'attimo di una scivolata, che a molti sembra già in atto. Eppure distrattamente le forze governative discutono su chi sarà il prossimo capocomico, discutono su come cambiare il copione, ma in realtà, la gente vorrebbe cambiare quegli attori scadenti che recitano solo per loro divertimento e interesse, senza pensare che la maggior parte degli spettatori è pagante e non intende più applaudire stupidamente. La gente vede un'infinità di problemi concreti e quotidiani da risolvere politicamente, che i nostri politici neppure percepiscono perchè troppo indaffarati nelle loro piccole guerre di potere. Ma la democrazia non consiste solo nel ricordarsi ogni cinque anni che bisogna chiamare il popolo a mettere una croce. |