MUSICA - LA STORIA DEL ROCK

THE WHO - PETE TOWNSHEND

Le Evoluzioni tecnico-compositive di un grande Maestro della Musica Pop


di Alan "J-K-68" Tasselli (1/9/2002)

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Pochissimi complessi nella lunga storia della musica Rock hanno riunito, in una sola unita', personalita' cosi' varie e differenti, apparentemente inconcialiabili fra loro. Keith Moon, era il prototipo definitivo di drummer-fracassone- sfascia-camere" e... batterie, of course!; Roger Daltrey era la veemenza allo stato piu' estremo: eccellente vocalist, oltraggiosa presenza scenica, microfoni regolarmente distrutti alla fine di ogni concerto, la sua rabbia era figlia diretta di quel sano anticonformismo che oggi non si respira (ne' si intravede) piu', quel senso di innata ribellione che permeava Londra nel cuore dei pulsanti, nevrotici anni '60.
Pete Townshend rappresentava invece l'anima intellettuale, cerebrale ed allo stesso tempo edonistica degli Who: un compositore geniale nonche' innovatore e propagatore di stili musicali e tecnico-esecutivi che sarebbero stati sinonimi di "regole" presto da adottare per qualsiasi rocker si volesse cimentare nello strumento principe: la chitarra. Leggendarie erano le incredibili rotazioni del suo braccio sinistro, fondendo una carica ma anche una precisione incredibili ogni volta che il "mostro sacro" Pete si sarebbe avventato in uno dei suoi gesti pirotecnici assai noti. Infine, l'ultimo membro: John Entwhistle, il piu' posato, il piu' tranquillo, il piu' razionale, autentico "occhio dell'Uragano-Who", l'ideale, perfetto compensatore ed "aggiustatore" all'interno di quel pazzo schizophrenico incontrollabile e devastante tornado musicale prodotto da Daltrey, Moon e Townshend. L'elemento di compendio alle sfuriate aggressive e laceranti della chitarra di Townshend (con tanto di "braccio rotatorio" e saltellino, piu' distruzione finale dello strumento), all'anarchica, disconnessa batteria di Moon ed alle grida "primal-scream" di un Daltrey "seviziatore" delle proprie corde vocali.
Molti (quasi tutti) tendono ad indicare gli Stooges ed MC5 quali legittimi precursori del punk moderno. Sono d'accordo, ma fino ad un certo punto: gli Who stessi, grazie ad una carica devastante, esplicitamente erotica esposta musicalmente attraverso le "bordate" ritmico-deliranti di Pete Townshend, alla quale si univa, orgiasticamente, l'ugola "vomitante" di un Daltrey in continuo stato di eccitazione avrebbero inconsapevolmente raffigurato l'icona del punker arrabbiato e nichilista (sebbene si trattasse di un nichilismo sottilmente perverso e non subito riscontrabile); la pirotecnica, anarchica batteria di Moon avrebbe completato il processo di "dissoluzione ritmica" in seno alla band durante le loro "caldissime", provocatorie esibizioni.
Ed e' per tale vistosa eloquenza che mi permetto di inserirli quali "progenitori dei progenitori" della musica punk, certo un punk lontano anni-luce dai desideri nichilisti ed auto-distruttivi indissolubilmente legati alla tradizione dei vari Sex Pistols, Clash, Ramones, Sham 69, Stiff Little Fingers ed altri ancora.
Tutti e quattro possedevano personalita' difformi l'uno dall'altro ma forse proprio per questa diversita' caratteriale il gruppo fuse in se una sorta di bizzarra alchimia sulla quale svettava l'incredibilita' abilita' melodica-compositiva di Pete Townshend. Egli, al pari di Van Morrison e degli Stones, scrisse un inno generazionale destinato a "fotografare" indelebilmente lo status di folle anarchico anti-dogma all'interno di una societa' eccessivamente benpensante e votata ad un rivoltevole, stomachevole e piatto conformismo: mi riferisco naturalmente a MY GENERATION, scritta da Townshend nel 1965, brano-simbolo di una generazione di ribelli spostati inconsapevoli, del tutto, forse, di cosa il futuro avrebbe loro riservato (e motivo in piu', questo, per associarli alle "ideologie" pragmatiche dei piu' estremi punkers di dieci anni piu' tardi).
Mentre i Beatles proclamavano i "buoni sentimenti" e la pace universale, ed i Beach Boys esaltavano le "buone vibrazioni", gli Who avrebbero seguito un percorso in netto contrasto con l'aura di eccessiva fiducia ed amore diffusi dai gruppi beat loro contemporanei.
Townshend inoltre, col tempo, si sarebbe rivelato un autentico portavoce della sua generazione, un portavoce talvolta scomodo ma dotato di grande fascino ed appeal, oltre a, naturalmente, il suo folle, altamente distintivo carisma. Per primo egli sperimento' le possibilita' di un pop largamente dilatato il cui epicentro era rappresentato da un tema conduttore, un comune denominatore a cui ogni soluzione musicale dovava fare riferimento. Gia' a partire dal 1967 egli prese ad abbattere il concetto di "musica da 3-4 minuti" onde abbracciare un processo piu' complesso e dalla infinite possibilita'. Stavano per nascere i primi rigurgiti da opera-rock, che avrebbero trovato massima espressione in TOMMY, il capolavoro definivito degli Who. La trama, risaputa ed oggetto di fin troppi studi, vedeva un ragazzo sordo-muto-cieco divenire miracolosamente un campionissimo del flipper; successivamente, assicuratasi la venerazione di tutto un popolo celebrante le sue immense doti di mago dello strumento (il flipper, appunto) sarebbe stato "tradito" dal suo stesso ingombrante egocentrismo, e la gente comincio' a disapprovare ed a eludere aspramente quel mostro di bravura, ora auto-assurtosi a Dio del proprio "ecosistema generazionale".
Oggi, una racconto del genere farebbe un po' sorridere, sia per un'ingenuita' mai del tutto celata che per la banalita' di certe esecuzioni; ma l'importanza di TOMMY non e' solo meramente musicale: si trattera' soprattutto di rilevanza altamente storica, essendo stata esso il primo compiuto processo di abbattimento della forma-canzone, in favore di un percorso musicale-sociologico caratterizzato da un largo raggio d'azione: un'ampia gamma di sentimenti, complessi, frustrazioni, gloria e poi tradimento, tutti connotati trasposti in musica in grado di "dipingere" una societa' egoista e dedita al "culto" dell'assolutismo nonche' dominata da egoismo e sopraffazione della sensibilita' umana.
Abbiamo parlato di "prima compiuta opera-rock". Attenzione, ho voluto spontaneamente aggiungere quel "compiuta", in quanto TOMMY non si tratto' della prima opera rock in assoluto. Tale titolo spetta di diritto ai PRETTY THINGS che con il misconosciuto S.F. SORROW realizzarono una primitiva forma di rock-opera. I critici dell'epoca rimasero sorpresi per questa nuova forma di rappresentazione della musica pop, sebbene sottolinearono la generale incompiutezza di quel prodotto antesignano: S.F. SORROW possedeva un "appeal" unico per l'epoca ma appariva in alcuni punti eccessivamente ingenuo, vistosamente vago ed incerto. Ma poco importa: Townshend fu il primo a tessere le lodi ai Pretty Things per quel loro avventato ma ammirevole tentativo e dopo aver realizzato e portato al successo TOMMY egli ammise candidamente di essersi ispirato proprio a S.F. SORROW.
Grazie a TOMMY, Townshend seppe dimostrare a critici e colleghi che genere di strabilianti (ed impensabili) progressi la musica pop aveva raggiunto sino a quel punto: essa era in costante, sbalorditiva evoluzione. E tale sembro' apparire un processo tanto eccitante quanto inarrestabile.
Fu grazie ai Beatles ed al loro intramontabile SGT. PEPPER che la musica giovanile dell'epoca fece un vertiginoso "salto" generazionale passando dalla spensierata gioventu' alla piu' seriosa e consapevole maggiore eta'. La maggiore eta' del Rock. Si intuirono le possibilita' di allargare l'ormai obsoleto concetto di canzone-pop verso orizzonti piu' ampi, verso l'ideologia di una musica piu' variopinta ed eclettica, al punto da realizzare vere e proprie "suites" in musica (come avrebbero egregiamente dimostrato i PINK FLOYD, orfani di Syd Barrett, ma comandati dall'eclettico, schizzato genio di ROGER WATERS).
La seconda "stoccata" di Townshend fu QUADROPHENIA (1973), che all'epoca suonava come un vero e proprio ufficiale canto del cigno, un misto di dolce rassegnazione ma anche di rievocazioni dei bei tempi andati, ed ora non piu' riproponibili; questi sentimenti si erano gia' avvertiti in brani storici degli Who come BABA O'RILEY e WON'T GET FOOLED AGAIN, di tre anni prima: metafore di vita dissoluta passata, ora sostituita da una maggiore consapevolezza del vivere. In queste due tracce viene "disegnata" la lucidita' con la quale Townshend ammette di aver rinunciato, e per sempre, alla filosofia-mod, decretando simbolicamente sia la fine della sua fanciullezza che, per logica conseguenza, la "morte" del decennio che lo ha visto protagonista assoluto, concludendo con la minaccia finale di "non farsi piu' ingannare da nessuno". L'essere uno "street fighting man" (come proclamavano gli Stones nel caldissimo '68) avrebbe perso definitivamente quella cosi' distintiva carica rivoluzionaria in classico "sixties-fashion": sarebbe divenuto, ora, un atteggiamento obsoleto, privo di fondamento, fine a se stesso, quindi senza piu' un valore intrinseco. I mods sono entrati negli anni '70, e col passare del tempo si faranno vivi i ricordi, ma il passato non potra' mai ritornare: e' la metafora di una dolce rassegnazione, vissuta con qualche rimpianto, ma anche con gioia sostenuta ed implicito affetto.
Le risse in strada negli scontri leggendari tra Mods e Rockers cosi' come le rivolte del proletariato giovanile inglese (di cui gli Who erano fieri rappresentanti, oltre ad essere il "gruppo dei Mods per antonamasia") di colpo vennero decretate "fuori moda"; in realta' tali forme di opposizione al Sistema erano morte col finire degli anni '60, per rinascere sotto forma di contestazione politica nei Settanta.
Gli Who, con QUADROPHENIA, celebrarono con disincanto e piena consapevolezza (della quale non potevano, genuinamente, godere negli anni di affermazione e successo personale) gli antichi fasti dei Mod e di una giovinezza spesa fra suonare in bands di rock'n'roll, dichiarare guerra eterna ai Rockers (i rivali acerrimi dei Mods), cercare di portarsi a letto piu' ragazze possibili ed una maniacale ricerca nell'abbigliamento, quest'ultimo "trademark" esclusivo ed irrinunciabile della cultura-Mod.
In definitiva, un gruppo di enorme importanza per l'evoluzione della musica rock e del costume dell'epoca.
Non dimentichiamoci che Pete Townshend non ha mai avuto a disposizione un George Martin o "collaboratori" come John Lennon e Paul McCartney, sebbene i suoi arrabbiatissimi compagni di brigata sapessero coadiuvarlo alla perfezione. E questa ultima considerazione non puo' che legittimamente e pienamente giustificare il genio di un grande compositore del XX° SECOLO quale Pete Townshend e' stato. Parola di un'iconoclasta (del pensiero!).
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