MUSICA - Recensioni

La stella del jazz: DIANNE REEVES

di Fulvia Di Iulio (22/4/2004)

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Dianne Reeves nasce da una famiglia amante della musica: suo padre era un cantante e sua madre era una tra le poche trombettiste donne, suo zio, Charles Burrel, era il bassista della Colorado Symphony Orchestra. George Duke, famoso pianista, compositore e arrangiatore, capì subito la sua vera passione per la musica e ne scoprì il talento vocale incitandola già dalle prime esperienze. Reeves debutta nel canto quando ancora era a scuola, alla fine degli anni settanta, nel complesso di Clark Terry. Durante i primi anni ottanta, ha cantato nelle orchestre di Sergio Mendes e di Henry Belafonte. Nel 1987 fa il suo primo ingresso nel mondo musicale e incide il suo primo lavoro da solista, "Dianne Reeves" dal titolo omonimo. Album che decreterà il suo contratto continuativo con la prestigiosa casa discografica Blue Note. Il presidente della Blue Note, Bruce Lundvall, a questo proposito dice di aver lasciato la sua impronta con l'acquisizione delle sue opere musicali. La Reeves è stata la prima artista ad avere un contratto con la Blue Note quando, nel 1987, ha riaperto il settore produttivo. Lo stile di cui è caratterizzato questo primo impegno musicale è completamente influenzato dalla famosa cantante Ella Fitzgerald, alla quale lei si ispira, in particolare con i brani: "I Got it Bad and That Ain't Good," "Yesterdays" e "That's All". Con "Crying my heart out", la cantante si distacca da ogni influenza esterna e definisce, così, un suo stile personale. Nel disco compaiono artisti di grande calibro come George Duke, Billy Childs e Herbie Hancock (Piano e Tastiere), Freddie Washington, Tony Dumas e Stanley Clarke (Basso), Paul Jackson (Chitarra), Paulinho de Costa e Airto Moreira (Percussioni), Rickey Lawson, Leon "Ndugu" Chancler, Tony Williams e Ralph Penland (Batteria), Justo Almario (Sassofono), Jorge del Barrio (Sintetizzatori digitali), Freddi Hubbard (Flugelhorn, specie di tromba con un suono più dolce).
Dianne Reeves vede il jazz come un concetto plasmabile ed inspiegabile, continuamente capace di contaminarsi e di ampliare i propri orizzonti, in continuo movimento, ma senza mai perdere la sua vera natura. Questa interpretazione si evince dalle fasi del suo percorso musicale, in quanto qualsiasi cosa lei facesse, ha sempre avuto il jazz nella sua centralità. La sua voce, potente e duttile, le ha permesso di muoversi con facilità sia nell'ambiente della musica leggera, sia in quelle composizioni impegnate alle quali lei stessa lavora. Tra i suoi punti di riferimento ci sono: Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan e Billie Holiday. Di quest'ultima la citazione a cui si ispira la Reeves: "Non credo di cantare. Io improvviso con la mia voce come se avessi uno strumento. Un po' come fanno Louis Armstrong e Lester Young. Tutto mi viene fuori così come lo sento..."; così, anche lei, diventa essa stessa strumento che vibra ad ogni suono sia armonico che ritmico. Recentemente le sono stati attribuiti due Grammy Awards rispettivamente per "In The Moment - Live In Concert" e per "The Calling - Celebrating Sarah Vaughan", due lavori discografici che l'hanno fatta apprezzare dal grande pubblico. Nel 2002, data dell'ultimo premio mondiale, la cantante è stata invitata a cantare alla cerimonia di chiusura dei giochi olimpici invernali di Salt Lake City, ha partecipato alla colonna sonora della popolare serie televisiva "Sex and the City" e, inoltre, è stata nominata responsabile dei progetti jazzistici della Los Angeles Philarmonic, tanto che si occuperà delle programmazioni dell'Hollywood Bowl e della Walt Disney Concert Hall.
Sempre al termine dello stesso anno 2002, dopo il successo dell'album orchestrale: "The Calling - Celebrating Sarah Vaughan", Dianne Reeves ci riprova e rientra nello studio di registrazione per incidere un nuovo disco interamente acustico dal titolo: "A Little Moonlight". Questa ultima composizione è una selezione di canzoni romantiche che da tempo l'artista jazz aveva deciso di incidere; soprattutto il brano: "Skylark" (dalle stupende parole). L'album è stato elogiato come una serie di "interpretazioni vocali incomparabili dei nocturnes intimi di jazz". Il disco nasce con l'assistenza di Arif Mardin, produttore sia di Aretha Franklin che di Norah Jones, e con il trio musicale (che la accompagna già da anni in giro per il mondo), formato dal pianista Peter Martin, dal contrabbassista Reuben Rogers e dal batterista Gregory Hutchinson. Del suo ultimo gruppo la cantante dice di non essersi mai trovata così bene e così in sintonia come con loro.