Il Rock e' sempre stato
pervaso da un fascino di chiaro stampo gotico, ancestrale, fedelmente
ricongiungibile a principi cabalistici, intento maniacalmente
a perseguire macabri, apparentemente disconnessi tracciati, durante
i quali i nostri "immortali Semi-Dei del Rock'n'roll"
un giorno avrebbero perso, e per sempre, il senso di marcia,
per
essere, in seguito, inghiottiti da un diabolico, inconvertibile
destino.
Cominciamo dall'ipotetico antefatto: il folle, scellerato e grandguignolesco
omicidio operato ai danni di SHARON TATE. La storia sulla moglie
di Roman Polansky sconvolse, destabilizzo', in quell'estate 1969
il mondo intero, ed avrebbe mostrato tutti i limiti e le contraddizioni
di una nazione, quella americana, in eterna oscillazione tra
grandi credenti e malefici invocatori del Male piu' estremo.
L'omicidio incorso a Sharon Tate rappresento' uno spaccato di
rara follia schizophrenica, ad opera di un adepto a sette sataniche:
quel CHARLES MANSON che, traendo ispirazione da HELTER SKELTER,
si presento' appoggiato e sostenuto dai suoi folli sudditi, in
casa Polansky onde compiere una strage degna del miglior Hitler.
Venne uccisa, come tutti sanno, la bellissima moglie di Polansky,
SHARON TATE, bionda dalla eterea bellezza, straordinariamente
attraente e dotata di sensuale magnetismo, una vera felina in
carne umana. Ma forse era troppo bella per i gusti di Manson,
e cosi' decise di farla fuori. L'aneddoto che sempre ha pervaso
di macabro fascino questo triste, oscuro episodio fu una dichiarazione
dello stesso Manson, il quale esplicitamente affermo' di essere
stato spinto all'omicidio dai "presunti" messaggi contenuti
all'interno del celebre pezzo rock HELTER SKELTER, scritto da
Mc CARTNEY e presente nel bellissimo WHITE ALBUM dei FAB FOUR,
uscito il 22 Novembre 1968. Naturalmente non c'era alcun messaggio
demoniaco "criptato"; si tratto', semplicemente, della
distorta, contorta fantasia di Charles Manson a far si' che egli
credesse che "dietro" il solco di HELTER SKELTER si
celasse una richiesta di omicidio.
Di certo McCartney deve essere uscito sconvolto da un tale accaduto,
ed ancora oggi probabilmente si chiedera' da dove proveniva tutto
quel "potere occulto" che certe canzoni dei Beatles
(si dice) erano in grado di emanare...... Siamo alle solite.......
Ogni tanto spunta fuori la leggenda secondo la quale, girando
al contrario determinati dischi di vecchio rock'n'roll, ci vengano
rivelate, tramite i solchi presenti all'interno del vinile, frasi
demoniache alle quali non si puo' davvero resistere, quasi si
trattasse di una "chiamata alle armi" alla quale non
si puo' certo opporre il proprio diniego.
Qualcuno, tanto per narrare un esempio, ha narrato di come, facendo
girare al contrario il solco di BOHEMIAN RHAPSODY dei Queen,
vi siano contenuti espliciti riferimenti al Demonio...... O di
come in altri brani dei Beatles, se suonati al contrario, saltino
fuori periodi e allusioni votati al Satanismo.... (esemplare
la registrazione della voce al contrario da parte di John Lennon
presente alla fine di BLACKBIRD, scritta da McCartney sempre
per il WHITE ALBUM). Per non parlare poi dei Led Zeppelin. A
tutti e' nota la frequentazione di Jimmy Page nella famigerata,
tenebrosa residenza che fu del celeberrimo satanista ALEICESTER
CROWLEY, vissuto tra il tardo Ottocento ed la prima meta' del
Novecento, riconosciuto a livello mondiale come un "artista
del Maleficio", pedissequamente votato alla divinizzazione
del Male Supremo nel "sacro" nome ed assoluto rispetto
di Satana. A tal proposito lo stesso Page avrebbe affermato,
anni piu' tardi, di come si fosse trovato in situazioni a dir
poco sconcertanti, accennando a "visioni" che non si
e' mai azzardato a raccontare in pubblico e delle quali probabilmente
ancora oggi, al solo pensiero, non puo' dire essi rappresentino
ricordi memorabili...
Leggende. Leggende metropolitante che non sembrano avere altro
che il compito di provocare una malata curiosita' all'interno
di menti troppo ingenue e spaesate per comprendere di come tutto
cio' sia una colossale truffa in favore del mercato musicale,
un mercato sempre piu' cinico e dominato da autentici incompetenti.
Per chiunque sia interessato alla sola visione dell'angelico
viso di Sharon Tate, non deve far altro che precipitarsi nella
prima videoteca del proprio paese, onde noleggiare un vecchio
successo di Roman Polansky, nel quale la protagonista era proprio
l'angelica Sharon: mi riferisco a "PER FAVORE NON MORDERMI
SUL COLLO", un horror semidemenziale del 1967, considerato
uno dei capisaldi della produzione "polanskyana".
Ma il Rock non e' stato solo teatro di macabri omicidi o di sconvolgenti,
raccappriccianti atti di suicidio. Rock vuol dire anche "artista
maledetto" e miglior appellativo non risulterebbe migliore
per colui che ancora oggi, a 31 anni dalla misteriosissima morte,
le cui circostanze non furono mai del tutto chiarite, sa ancora
"regalarci" un infinito, sensuale e occulto fascino:
JAMES DOUGLAS MORRISON, in arte JIM MORRISON. Un poeta, prima
che cantante e Grande Trasgressore della musica popolare del
ventesimo secolo, che ha saputo riunire, in un unico corpo, in
un'unica anima, i tasselli di un mosaico non ancora completo,
probabilmente destinato a rimanere incompleto per l'eternita'.
Il mito si confonde con la vita e la vita si confonde con il
mito. IL fisico equivale a metafisico, ed e' apparentemente impossibile
ed assai improbabile tracciare una linea logica che possa separare
questi due mondi cosi' lontani ma, nel caso di Morrison, drammaticamente,
morbosamente vicini. Troppo vicini. Morrison ossessionato dalla
figura di capo indiano morente a cui assistette alla tenera eta'
di 5 anni, mentre era in viaggio con i suoi genitori, un'immagine
che sempre gli rimase impressa, anche nel proseguio della sua
adoloscenza, macabra visione che si impradonira' del suo complesso
e contorto ego, per non abbandonarlo mai piu'.
Jim Morrison, il grande "poeta maledetto del Rock",
un uomo, un'entita sempre in bilico tra vita e morte, quella
Morte con la quale ebbe sempre un rapporto speciale, una "relazione
morbosa" scavata nei profondi impenetrabili meandri di una
psiche funestamente votata alla celebrazione del Dio-Dionisio,
trasposizione della sua innata, tetra teatralita', quasi si trattasse
di un'iniziazione, alla quale invitava tutto il suo pubblico,
affinche' i suoi futuri sudditi potessero condividere con lui
pace, fama, sesso, lussuria e poi la Divina Dea: la Morte.
La cosiddetta "maledizione del J-27", ovvero dei grandi
martiri sacrificati nel segno del Rock'n'Roll e delle sue spietate
regole di sopravvivenza (e conseguente principio di immortalita'
artistica): Brian Jones, il primo, il precursore delle future
morti che avrebbero segnato la fine del Primo Movimento della
Musica POP, deceduto il 3 Luglio 1969, annegato nella sua piscina,
nella sua dimora estiva del SUSSEX inglese; Jimi Hendrix, soffocato
dal suo stesso vomito il 28 Settembre 1970. Segui', a pochi giorni
di distanza, Janis Joplin, La Grande Signora del Blues, ancora
oggi considerata la piu' grande interprete rock-blues della storia.
E poi lui, il catalizzatore, l'epicentro sul quale il grande
fuoco della morte maledetta e' dispiegato: JIM MORRISON, morto
per infarto nella sua vasca da bagno, in un mai del tutto chiarito
3 LUGLIO 1971 (evidentemente l'acqua e' un potenziale comune
denominatore per le morti da Rockstar, si pensi a JEFF BUCKLEY,
annegato nel 1994...). E come si sarebbe verificato per quel
nefando 3 Febbraio 1959, "the day the music die", quando
Ritchie Valens e Buddy Holly, insieme al cantante Big "Bop"
Bopper perirono nell'incidente aereo piu' famoso della storia
del rock, i "Nostri cari deceduti" sarebbero stati
eretti a Dei Immortali da venerare per l'eternita', quasi ricalcando
fedelmente lo stile di adorazione tipico degli egiziani dell'antichita'.
Imbalsamati, ma nei nostri pensieri, e sempre presenti nelle
nostre menti, o, per maledizione, costretti a vagare per l'eternita'
nella "Terra di Nessuno"
o... se preferite, all'Inferno.
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