Non potevo che concludere
l'anno con una mia personale "rivisitazione critica"
di quello che considero in assoluto il capolavoro baglioniano,
nonche' supremo "highlight" musicale italiano del Secolo
Ventesimo.
Benche' il sottoscritto sia sempre stato (e fondamentalmente
rimarra', almeno fino a quando qualcuno non vorra' farmi il lavaggio
del cervello .......) un "battistiano della prima ora",
non posso esimermi dall'ammettere senza alcun briciolo di pudore
che "GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO" e' uno degli LP
di musica pop piu' coinvolgenti ed emozionali che mi sia mai
capitato di ascoltare (nonche' mio album preferito IN ASSOLUTO,
almeno per quel che concerne la musica made in Italy).
GIRA CHE TI RIGIRA non e' solo un ammirevole spaccato della gioventu'
italiana nel cuore degli anni '70, ma anche e soprattutto uno
dei vertici artistici melodici mai raggiunti da un musicista
Baglioni, e questa va spiegato senza mezzi termini, e' sempre
stato tacciato, durante la sua mirabilante carriera, di essere
un banale canzonettaro a cui piace solo scrivere e raccontare
storie di ragazzi e ragazze del suo tempo, rifiutandosi di intraprendere
temi legati al sociale o certe obliquita' di pensiero tanto care
ai cantautori impegnati che furono, allora, suoi illustri contemporanei.
Niente di piu' falso! Certo, il "Claudio nazionale"
mai potra' essere annoverato tra quella folta schiera di sinistrorsi
che inondarono il mercato italiano a partire dai primissimi anni
'70 (parallelamente al ciclone-progressivo-italico in voga nello
stesso periodo), ma egli, in qualita' di cantautore (o meglio!:
di CANTASTORIE moderno) ha scritto ed interpretato alcune delle
piu' belle, trascinanti melodie del dopo-guerra, ricordando spesso
e volentieri come un musicista non debba dimenticarsi (MAI!)
di creare, prima di ogni altra cosa, una melodia, e non dei semplici
versi di protesta iper-politicizzati alla fine solo deleteri
ed incapaci, tutto sommato, di inglobare e successivamente trasmettere
un messaggio chiaro e definito.
GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO e' la terza opera di un Claudio
Baglioni in continua ascesa creativa; l'album esce nel Maggio
del 1973 e, come per il precedente, i brani sono costruiti attorno
ad un tema centrale: si tratta infatti di un "concept-album",
strettamente legato a canoni di stampo cinematografico, da sempre
"ossessione" del Baglioni della prima ora. Mentre il
famosissimo ed inarrivabile predecessore, lo stra-osannato QUESTO
PICCOLO GRANDE AMORE, edito nel Settembre 1972, era incentrato
sulle traversie sentimentali di una giovane coppia di innamorati
(da interpretarsi inconfutabilmente come opera autobiografica,
e lo stesso dicasi per GIRA CHE TI RIGIRA...), l'album in oggetto
di analisi ruota sempre attorno a Claudio ma distaccandosi, spesso,
dai cliche's gia' ampiamente collaudati e rivisitati nel suo
primo capolavoro, onde immedesimarsi nel giovane moderno di allora,
emotivamente preso da certe "manie" ed abitudini vigenti
all'epoca: l'auto-stop come forma prettamente anarchica di liberta',
il leggendario "2 CAVALLI" (che nell' accezione baglioniana
possiede un'identita' tutta sua e personalizzata, l'indimenticabile
"Camilla"), che rappresenterebbe il fulcro centrale
del racconto; la trama si dispiega abilmente in momentanei "flashbacks"
rievocanti le insicurezze e sofferenze del giovane protagonista,
a tratti collericale, altre volte costretto ad ammettere "di
essere davvero innamorato...", consegnando all'ascoltatore
irresistibili bozzetti di vita quotidiana per nulla banali ma,
al contrario, ricchi di espressivita' e pathos emotivo.
La bellezza di GIRA CHE TI RIGIRA risiede proprio nella sua straordinaria
semplicita' nel descrivere ansie, gioie, preoccupazioni e palpitazioni
sentimentali ed affettive di una giovane coppia ordinaria: Baglioni
dimostra di sapersi immedesimare alla perfezione nella fragile
sensibilita' dell'innamorato, carpendo e percependo stati d'animo
superbamente trasposti in musica. L'orgoglio dell'uomo perdutamente
innamorato che tenta di rifiutare tale "spinosa" e
travagliata condizione verso la sua dolce meta' viene messo in
netto contrasto con l'obbligata e quasi rassegnata ammissione
di colpa, quella "colpa" di sentirsi tremendamente
legato alla persona che si ama, colei della quale e' impossibile
fare a meno.
C'e' Camilla, la sua inseparabile compagna di viaggio, ma il
cuore alla fine ritorna sempre indietro, andando a ritroso verso
una sperata riconciliazione con la propria amata: la si puo'
interpretare come una continua, forsennata ricerca d'identita',
ma mai ossessiva e disgustosamente stereotipata, bensi' genuina
e spontanea, una spontaneita' che veniva assolutamente naturale
al Claudio Baglioni dei primi passi nel mondo dell'industria
discografica, spontaneita' egregiamente riflessa in questo memorabile
disco. IO ME NE ANDREI e', sia per intensita' che per pathos
interpretativo, il capolavoro dell'album (benche' debba ammettere
che si tratti di un "capolavoro tra i capolavori"....eh...!):
su di essa vengono riversate tutte le sane contraddizioni ed
i sconvolgimenti sentimentali-affettivi di un giovane incapace
di darsi pace, in perenne bilico tra un forzato, apparentemente
ricercato orgoglio e l'irrefrenabile, irresistibile tentazione
di fare un passo indietro: l'intelligenza del testo verte proprio
su questo contrasto, in apparenza banale ma in realta' rivelante
una profondita' d'animo ed una sensibilita' nettamente fuori
dall'ordinario: "
mio Dio pero' voglio uscirne fuori
ma tanto so che non potrei lasciare lei lasciare lei lasciare
lei
. Io me ne andrei (riproviamo un'altra volta non e'
detto e poi non si sa mai) io me ne andrei (cominciamo dal principio
tutto quanto vuoi) Io me ne andrei (mi dai una mano) a cercare
lontano (non ci vuole poi tanto) una casa nel vento (per ricominciare)
e poi volare in alto dove tu non sei (la parola "fine"
non esiste mai)... io me ne andrei lo faccio sai lo faccio sai
"
- in fondo anche il sottoscritto e' un sentimentale, e quante
volte mi sono riconosciuto in questi versi cosi' antitetici,
cosi' assurdamente veri, cosi' emotivi e carichi di significato
.
Ma GIRA CHE TI RIGIRA AMORE BELLO non e' pervaso solo da sensi
di colpa e dubbi corrosivi, all'interno si possono godere anche
irresistibili spaccati d'epoca come W L'INGHILTERRA, piccolo
"saggio" sul desiderio evasivo del giovane Claudio,
che si illude di poter trovare un giustificato sfogo immaginando
di essere nato Oltre-manica, ovvero il sogno che prima o poi
tutti noi adolescenti coltiviamo: fuggire dalla realta' in cui
siamo cresciuti e che mai abbiamo accettato in pieno, a maggior
ragione se e' una donna del nostro paese a farci soffrire.......A
fare da antidoto a W L'INGHILTERRA e' la gia' citata IO ME NE
ANDREI: il Nostro ritorna saldamente (o bruscamente, a seconda
dei vostri gusti) con i piedi sul terreno, incapace, dopo vorticosi
giri di parole o continui tergiversare, di farsene una ragione,
temi che vengono successivamente ripresi in E APRI QUELLA PORTA:
"mannaggia alle donne a tutte quante le donne eh eh, una
per una sono tutte un programma
- hai capito male
e' uno sfogo anche se il gioco ... vale quando dura poco ma che
razza di fesso sono stato ... anche se ... lo confesso mi ero
innamorato ..." A chiudere il LATO A il gentile, pacato,
tenero bozzetto di RAGAZZA DI CAMPAGNA, ritratto di pura adoscenzialita'
che rivela l'immensa sensibilita' del cantautore romano: in esso
c'e' tutto il talento di cantastorie di Baglioni, abile a tratteggiare
il passaggio tra l'ingenuita' di una ex-ragazzina ora in procinto
di fare il grande salto e ritrovarsi donna.
Il LATO B e' aperto da CASA IN COSTRUZIONE, che riprende Il tema
sulla falsariga del parlato/cantato dell'ouverture "gira
Che ti rigira", e vanta un irresistibile, struggente ritornello
Dalla svenevole bellezza che quasi commuove.
Chiaramente il "core" di tutto l'album e' rappresentato
da AMORE BELLO, uscito come singolo e classicissimo di Claudio
Baglioni, uno dei brani piu' celeberrimi ed appassionanti del
Pop italiano del Ventesimo Secolo: inizio soffuso al piano, frasi
quasi sussurrate, soavemente appoggiate sul testo, fino a giungere
al ritornello a voce spiegata, caratterizzata dagli acuti tipici
tanto cari al cantante romano.
Infine vorrei citare LETTERA, che, intelligentemente, si distacca
dai sali-e-scendi umorali del protagonista, regalandosi/ci un
momento di tenera, avvincente malinconia, il tutto coronato,
una volta di piu', da un testo di disarmante templicita', in
perfetta attitudine con la scarna melodia di questo ennesimo,
riuscitissimo spaccato baglioniano.
E concludendo
. "gira che ti rigira"
il sottoscritto Tasselli continua imperterrito e cocciutamente
a "perdersi"
Nei solchi di questo immortale capolavoro, lasciandosi andare,
spesso commovendosi, ai vuoti lasciati da una malinconia fin
troppo estesa e devastante, ma cosi' indispensabile per un iper-sensibile
come me
E ricordate, qualunque discorso o racconto voi intraprendiate
Musicalmente, non dimenticatevi mai di una cosa: la melodia.
Perche' MUSICA = MELODIA, dopo tutto, ed in GIRA CHE TI RIGIRA
AMORE BELLO ce n'e' in abbondanza, fin troppa. Parola di un sentimentale.
AUTENTICO!
.
ALAN J-K-68 TASSELLI
..un
sentimentale, dopo tutto
Questo testo è depositato presso
www.neteditor.it
e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere
riprodotto totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore
stesso, il quale, peraltro, ha autorizzato la pubblicazione su
NuovoGPR, in data indicata in testa ed a mezzo e-mail. |