E' proprio vero che il
tempo risulta essere il piu' infallibile e spietato dei giudici.
Artisti immensamente idolatrati, venerati come Dei scesi sulla
terra, hanno poi dovuto subire, col passare degli anni, vertiginosi
cambi di tendenza, quel "principio di tendenza" che
li aveva eretti a supremi incontrastati leader di una generazione
solo in apparenza immortale, sebbene indimenticabile e ricca
di contenuti social-storico-musicali, essi rappresentativi di
una fertilissima, utopistica Era.
Alcuni sono sopravvisuti alla imperdonabile legge del tempo;
altri decisamente risucchiati, inesorabilmente "divorati"
da mode e controtendenze le quali avrebbero riportato drasticamente
con i piedi per terra proprio quegli "Dei" che, alcuni
decenni prima, parevano imbattibili, irreprensibili, irraggiungibili,
impossibili da emulare o superare sul fronte artistisco; in una
parola: "Mostri Sacri".
All'interno della cosiddetta "categoria degli Immortali"
troveranno sempre collocazione straordinari ed innovativi musicisti
come JIMI HENDRIX, BEATLES, ROLLING STONES, WHO, TRAFFIC, JANIS
JOPLIN ed un numero ristrettissimo di loro compari in sventure,
disgrazie artistiche ed umane, morte, conseguenti resurrezioni
unite ad acquisita Eternita' ideologico-musicale, in un immaginario
collettivo fin troppo bizzarro e sovraccarico di personalita'
straripanti sinonimo fervido di eccesso, lussuria, folle edonismo,
genio creativo e auto-distruzione.
Fra gli "intoccabili" del Grande Circo Rock sono stati
gradualmente esclusi, man mano che il tempo si sarebbe reso conto
del loro effettivo valore, di un complesso straordinariamente
dotato musicalmente come quello dei leggendari CREAM di Eric
Clapton (chitarra solista), Jack Bruce (basso) e Ginger Baker
(batteria e percussioni). Gia', "crema": sinonimo,
questo, di innata superbia e forte auto-convinzione nel proporsi
senza eccessive remore o titubanze sotto la veste, semplicemente
e senza troppi complimenti di "migliori". Ed i piu'
grandi, almeno per cio' che concerneva gli squarci rivoluzionari
comprendenti la seconda meta' degli anni '60, lo furono per davvero:
ognuno di loro, al rispettivo strumento, possedeva una incredibile
carica rivoluzionaria, ed avrebbero in seguito gettato le basi
onde concepire la musica rock come mai prima essa era stata intesa.
Con i CREAM la struttura-canzone-pop veniva definitivamente messa
al bando, frantumata, ridicolizzata, selvaggiamente rivisitata,
per rinascere sotto forma di lunghe, estenuanti "jam-sessions",
"jams" che dal vivo risultavano essere sempre piu'
complesse ed articolate.
Prima dell'avvento dei CREAM, solo e soltanto nella musica JAZZ
vi era l'assoluta velleita' nel rivisitare una traccia di pochi
minuti in modo che poi essa venisse estesa kilometricamente in
improvvisazioni contraddistinte da sommi, inauditi eclettismi,
apparentemente senza fine, grazie a musicisti dotati di finissima
tecnica individuale e dalla maniacale precisione metronomica.
Ma se per il JAZZ questi connotati rappresentavano la "regola",
non altrettanto si poteva dire per il ROCK: prima dei CREAM il
pop della Swingin'London verteva principalmente su facili melodie
non ancora bisognose della destrutturazione che applicheranno
i futuri innovatori della musica popolare del Novecento; si trattava
di rispettare il formato-canzone con gli abituali tre-quattro
minuti. Clapton, Baker e Bruce seguirono il percorso opposto:
se nei loro LP in studio tale marcata separazione artistico-concettuale
era assai poco palpabile, nei concerti del vivo si assisteva
(primo caso assoluto nella quarantennale storia del Rock) ad
una quasi-dissacrazione della regola musicale vigente allora.
Era pur sempre Rock (nel caso dei Cream si assistette all'introduzione
di nuove vie espressive per quel che concerneva il ROCK-BLUES,
quel blues elettrificato e spasmodico, diretto discendente delle
invenzioni ed innovazioni apportate dal loro indiscusso caposcuola,
ALEXIS KORNER), sebbene rivisitato e reinterpretato adottando
i canoni del JAZZ.
Il 1966 fu l'anno che defini' una sorta di spartiacque epocale
tra le due distinte ideologie di produrre musica rock: subentra
sul grande palcoscenico il virtuosismo, fino a poco tempo prima
del tutto sconosciuto, presumibilmente solo appannaggio di circoli
underground (e tale termine si potrebbe tranquil-lamente estendere
anche ad altri incompre-si "decostruttori" dell'epoca,
incompresi in quanto in netto anticipo sui tempi). Eric Clapton
proveniva dai leggendari e rinomati BLUESBREAKERS di John Mayall,
uno dei pionieri-fondatori del verbo BRITISH-BLUES che infiammo'
Londra e l'Inghilterra gia' a partire dal 1964. Clapton era un
chitarrista dotato di tecnica sopraffina, molto meno veloce,
esecutivamente parlando, di quanto oggi gli appassionati possano
credere; a tal proposito in quel convulso, eccitante periodo,
esistevano chitarristi di gran lunga piu' dotati di lui, quali
JIMMY PAGE (futuro fondatore dei LED ZEPPELIN) o JEFF BECK (altro
grande innovatore della chitarra), i quali, guarda caso, si troveranno
ad interagire l'uno con l'altro nel complesso degli YARDBIRDS
(e quindi, tale combo ricchissimo di talenti, si sarebbe meritato
il titolo di "gruppo che ospito' i tre piu' illustri e rilevanti
chitarristi della scena inglese").
"SLOWHAND" era il nickname a lui piu' congeniale (e
che lo accompagnera', affettuosamente, per tutto il proseguio
della sua carriera): "manolenta", accezione non da
giudicare in senso di lentezza o negativita' in fase propositiva,
bensi' stretto sinonimo di elegantissima, innata naturalezza
durante le esecuzioni, in particolari "live". Tale
era la maestria e la sensibilita' con cui il giovane Eric approcciava
la sua adorata sei corde, esprimenti un inarrivabile, poetico
sentimento, rimasto in seguito ineguagliato. Con "SLOWHAND"-Clapton
(ed ancor prima del grandissimo Hendrix) la chitarra si erge
a "strumento principe" della giovane musica rock: lo
strumento piu'
espressivo, eclettico, polifunzionale, essendo essa capace (se,
ben inteso, in buone mani) di riprodurre
effetti devastanti ed assolutamente irriproducibili se sperimentati
su altri strumenti (come lo stesso Jimi Hendrix indichera' a
tutti nella sua pur brevissima ascendente parabola artistica).
Jack Bruce era invece bassista di enorme talento espressivo,
anch'egli avrebbe portato il proprio strumento al di la' dei
piu' comuni cliche' ad esso legati: basilarmente, trattandosi
di uno strumento di mero accompagnamento, il basso non aveva
una funzione molto ampia e rilevante. Con Bruce tali bigotte
regole sarebbero state frantumate, in favore di una totale, libera
espressione, raggiungente vertici di assoluto lirismo, coadiuvato
dalla capacita' esecutivo-solistica di stampo jazz operata dal
suo "padrone".
Ginger Baker gia' a quel tempo aveva riscosso la fama di batterista
e percussionista estremamente inventivo e caratterizzato da una
possenza ed articolazione esecutiva assolutamente inusuali; le
lunghe jams all'interno dei Cream avrebbero messo in evidenza
l'ingombrante versatilita' della sua batteria, avendo egli spesso
il "piacere" di esibirsi in interminabili lotte solistiche
"ai danni" dei suoi celebri compagni di scuderia Clapton
e Bruce (duelli da vivere sino all'ultima nota...!!), eclissando
impietosamente la stragrande maggioranza dei batteristi allora
in circolazione. Ma, se da un lato tale innovazione comporto'
un pressoche' totale smembramento ed abbattimento delle vecchie,
stantie e canoniche leggi alle quali il Rock sembrava obbligato
nel dover rispettare, dall'altro questo nuovo "fenomeno"
a manifestarsi (alcuni anni dopo) sotto forma di "effetto-boomerang".
Cio' che nei Cream venne inteso per "virtuosi-smo",
"inarrivabile versatilita'", "solismo straripante"
e chissa' quant'altro ancora, in molti dei gruppi a venire questo
concetto venne a mostrarsi come un vero e proprio, affannoso
bisogno di mettere in luce capacita' tecnico-solistiche ragguardevoli,
cosi'...."ragguardevoli" da offuscare sia la melodia
che, accusa ancor piu' feroce, la musica stessa. Con cio' intendo
dire che, sia con l'avvento dei "guitar-heroes" (e,
susseguentemente, dei "drums-hero", "keyboards
kings", termini estendibili
ad altre categorie) , sia con la nascita ed il propagarsi del
verbo-progressive-rock, la musica popolare del Novecento avrebbe
vissuto una innegabile, prodigiosa escalation artistica prima
di allora impensabile, infrangendo, sfondando le barriere di
una monotonia e di una scontatezza che avevano conferito al rock'n'roll
una funzione di generale marginalita'; ma, allo stesso tempo,
sempre tali radicali, drastici cambiamenti avrebbero causato
ed in seguito diffuso un contagiosissimo "senso di divismo"
che si sarebbe appropriato, impadronito ben presto dei nomi ed
artisti piu' illustri del nostro amato "circo rockistico".
E cosi', dopo 6-7 anni di radicali innovazioni e sconvolgimenti,
si passo' da EVOLUZIONE a DEVOLUZIONE, con conseguente sterilita'
da parte di quei pionieristici gruppi che avevano scritto indimenticabili
pagine negli annali della musica del XX° secolo.
Si avranno quindi soluzioni solistiche "ingrassate",
dilatate fino all'inverosimile, indicanti una prominente (spesso
insulsa) autocelebrativita', e non piu' portatrici di nuove realta',
o di un inediti universi artistici. E gli stessi, iper-celebrati
CREAM non sfuggiranno al severo giudizio dei posteri, venendo
essi indicati come tra i principali responsabili ed iniziatori
di questa moda votata all'estetizzazione piu' estrema ma, al
contempo, totalmente o quasi priva di reali, utili contenuti.
"Crema" si', ma di colpevole, "mortale" eccesso.
BYE
Un uomo in eccesso.....
ALAN "J-K-68"
TASSELLI Questo
testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti
d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente
o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso, il quale,
peraltro, ha autorizzato la pubblicazione su NuovoGPR, in data
indicata in testa ed a mezzo e-mail. |