La musica funky degli
anni '70 e' sempre stata una mia grandissima passione e gia'
all'eta' di 18 anni ero un avido ascoltatore di black music,
"piacevolmente" indeciso tra il travolgente "funk/rhythm'n'blues"
e le prime sonorita' Disco.
In questo ideale, contagioso clima di "eccitamento sonoro",
emergono alcuni complessi dall'alta levatura tecnica e compositiva,
complessi che avrebbero sancito il passaggio tra il vecchio,
arrabbiato funk dei ghetti neri ed una nuova forma musicale piu'
spensierata e dedita alla nascente moda da ballo da discoteca.
E sara' il 1975 a fare da spartiacque tra queste due mode rappresentanti
l'orgoglio e la bandiera sonora del popolo afro-americano.
"NON STOP" dei B.T. EXPRESS e', legittimamente, uno
di quei dischi di "transizione" tra il vecchio ed il
nuovo "verbo" del soul anni '70.
Raffinati, eccitanti, a tratti travolgenti e sensuali, i B.T.
EXPRESS incarnano alla perfezione quel sound a base di corposi
giri di basso, sorrette da melodie tutt'altro che complesse,
dominate dalla voce "fiammante" di Barbara Joyce Lomas,
la cui vocalita' a tratti sembra riecheggiare, sebbene con toni
leggermente meno sovracuti, quella di Gloria Gaynor, anch'ella
protagonista di un'opera di "rottura-soul" quale NEVER
CAN SAY GOODBYE, uscito proprio in quel 1975.
La struttura musicale dei B.T. EXPRESS e' riconducibile ad un
coinvolgente intro, a cui segue la pirotecnica, assai elastica
ugola della Lomas complementata da regolari quanto ammiccanti
"middle eights", i quali vengono ripetuti regolarmente
in pressoche' ogni traccia dell'LP.
Un percorso ed un approccio musicale sicuramente non molto vario,
lievemente monocorde, ma di grande, contagioso impatto, estremamente
funzionale alle pretese da ballo comune od al divertimento piu'
sfrenato dei quali il moderno funky dei B.T. EXPRESS rappresenta
un'originale colonna sonora senza particolari e ruffiani e cervellotici
trucchi da studio, essenzialmente, sinceramente devota ad un
pubblico prevalentemente nero e senza alcuna pretesa intellettuale.
PEACE PIPE e' la memorabile opener, un corposo rhythm'n'blues
dai vaghi ammiccamenti arabici, dal magnetico andamento tribale,
su cui imperversa la voce multi-ottava della Joyce-Lomas. La
traccia seguente, GIVE IT WHAT YOU GOT, con il suo ritmo ipnotico
e ripetitivo, si rivela il perfetto incrocio tra black music
passata e moderna, fungendo sia da gioioso funky da ballo che
da hit di successo nella classifiche americane. L'erotismo assai
esplicito e senza inibizioni e' uno dei marchi di fabbrica degli
EXPRESS su cui si poggia imperiosa una proposta musicale tendente
al lato piu' emotivo della musica soul di quel periodo, tralasciando
le tematiche politiche e di rivolta, a favore di uno spensierato,
idilliaco rapporto sessuale "accompagnato", "avvolto"
dalla partiture funky incalzanti e traboccanti continui peccati
sessuali. I testi, assai banali sebbene strettamente funzionali
alle musiche, non fanno che confermare questo perpetuo "eros-musicale",
testimonianza di un'epoca nella quale l'amore libero e sfrenato
era regola essenziale ed abitudine di vita, apparentemente lontana
anni-luce dal grigiore e dalla glacialita' che avrebbe provocato
il fenomeno-AIDS a partire dai primi anni '80.
L'imperativo di NON-STOP e' "divertiti, non pensare e fai
l'amore..." senza alcun imperativo al quale supplire....;
un "party-and-sex" in musica dall'appeal irresistibile,
implicita una certa arroganza tipica di un popolo nero da sempre
soppresso e represso dalla dittatura dei bianchi.
Purtroppo i due scatenatissimi, eccitanti brani di apertura non
saranno adeguamente sorretti dal resto del disco, assai alterno
nel proporre miscele spazianti fra "erotico", conturbante
funky e momenti di appiattimento compositivo generale: ne e'
esempio la fiacca, scadente DISCOTIZER, grazie alla quale viene
avvertita una pressoche' totale mancanza d'ispirazione, in netto
contrasto con le felici intuizioni contenute in PEACE PIPE e
GIVE IT WHAT YOU GOT. A fungere da splendida eccezione fortunamente
e' il terzo "brano-chiave" di "NON-STOP":
YOU GOT IT, I WANT IT, il cui testo ossessivamente ripetuto fino
allo sfinimento legittima quel "passaggio di consegne"
di cui ho parlato alcune righe sopra: monumentale, monolitico
giro di basso, su cui irrompono fiati ed ottoni che tracciano
di seguito il "varco" alla eccitata, conturbante ugola
di Barbara Joyce-Lomas, come sempre debordante nel suo pathos
interpretativo. Si tratta di un sound piacevolmente ossessivo
ed estremamente disimpegnato; peccato che le tre piccole gemme
che ho citato non siano eguagliate da un song-writing all'altezza,
in perenne bilico tra "groove" e "hooks"
di grande impatto e momenti di stanca grave e disorientante.
In fondo.... cio' che contava allora era mettere sul piatto il
disco, ballare fino a tarda notte, un ballo saltuariamente interrotto
da un rigoroso bisogno di amplessi, per poi di seguito tornare
a danzare e fare di nuovo l'amore, in segno di una promiscuita'
e di una liberta' di intenti sessuali in un'America ancora del
tutto ignara della tragedia sociale che l'avrebbe psicologicamente
e fisicamente stroncata nel giro di qualche anno.
Ma mi piace pensare a quel 1975 di NON STOP dei B.T. EXPRESS,
e tutto d'un tratto i brutti pensieri del presente sono spazzati
via......
ALAN "J-K-68"
TASSELLI (349 1005615) Questo
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