Ci sono artisti, nella
complessa e sempre imprevedibile storia della musica popolare,
destinati a non godere della meritata considerazione per l'immenso
valore artistico delle loro opere, artisti, autentici "pittori"
del loro tempo, in perenne lotta con l'ignoranza e la supponenza
della gente, gente non in grado di vedere o di "percepire",
esseri umani stolti e bifolchi, con un grado di sensibilita'
pari allo zero assoluto. E l'incomprensione e' il vero, accertato
comune denominatore della loro esistenza, cosi' tragicamente,
"sadicamente" in bilico tra gesti di disperata follia,
e momenti di calma apparente e assoluta, dove nulla sempre presagire
ad un ritorno, improvviso ed assai sgradito, della loro antica
nemica, una belligerante, incontrollabile, debordante ed infinita
solitudine.
Poi la Morte, intesa come divina entita' astratta, ma portatrice
di benessere e pace eterna, in questo caso; quella
"DOLCE", di certo non inaspettata cessata esistenza,
simbolo metafisico di arcano e misterioso, magnetico quanto sinistro
splendore.
Ed in questa ristrettissima "cerchia di artisti maledetti"
occupa un posto di prim'ordine Nicholas Rodney Drake, in arte
NICK DRAKE, una delle figure piu' enigmatiche e contorte che
si siano affacciate nella pur breve storia della musica popolare
del XX° SECOLO.
Nick incise solamente tre dischi: "FIVE LEAVES LEFT",
nel 1969, "BRYTER LAYTER", nel 1970, ed un' ultima
pera, "PINK MOON", del 1972. Dopo, l'oscurita', l'oblio,
la perdita nel vuoto; uno sperduto, impercettibile senso di acuta,
"mortale" malinconia, unita ad una disillusione ed
una rabbia soffocata da un indicibile dolore, quel dolore che
nessuno sembro' capire e che avrebbe portato Nick in alto, verso
quel Cielo dove ora stara' regnando, padrone di un Eden che lo
ripaghera' di tanta indifferenza e disinteresse sopportati durante
la vita terrena.
Come detto, Nick incise tre album; io ho scelto "BRYTER
LAYTER", in quanto lo ritengo il piu' affascinante, e, se
possibile, il piu' accessibile dei tre, ideale punto di tramite
tra il precedente ed il successivo lavoro.
Le tracce presenti in "BRYTER LAYTER" si rivelano autentici
"dipinti dell'anima", pedissequamente sull'orlo di
un gusto per la rassegnazione, sorretto mirabilmente da un eterno,
calibratissimo sospiro, a cui fungono da perfetto complemento
le ariosita', imponenti ma mai invadenti, di arrangiamenti curati
al millimetro, che altro non sono che una trasposizione, insieme
ai testi dall' intensissima liricita', dell'animo contorto e
turbato del Nostro.
L'introduzione del disco ci detta subito le coordinate dell'opera,
struggente ed intrisa di conturbante, abissale malinconia, quasi
un pianto, trattenuto e lievemente soffocato, di un uomo in conflitto
con se stesso, abbandonato ad un percorso di probabile autodistruzione,
che nessuno naturalmente "vede" o dimostra di saper
comprendere.
Irrompono di seguito i fiati emotivi di HAZEY JANE II, e la voce
di Drake gioca sospesa tra eterno vuoto malinconico ed attimi
di breve, fugace ed ingannatrice speranza, una speranza di follia
"votata" alla Dea cosi' apparentemente irraggiungibile,
ma verso la quale sente un drammatico bisogno di comprensione
ed amore, un amore che non trovera' mai compimento.
A CHIME OF A CITY CLOCK rasenta il puro magnetismo sonoro: la
voce "silenziosa" e garbata di Drake si appoggia, in
questo frangente, su di un'atmosfera di surreale fascino condita
da irreale innocenza, mentre il suo ego bistrattato compie un
viaggio dall'immenso candore, un viaggio verso, forse, un mondo
sconosciuto dove Nick si sente protetto e "salvato",
tolto dalla bieca, eccessivamente dogmatica realta'.
Nell'ascoltare le tracce di questo LP si ha quasi sempre l'impressione
di vivere una giornata piovosa, in bilico tra Autunno ed Inverno,
un giorno di plumbeo grigiore ma dall'incauto fascino, speso
a guardare alla finestra, "macchiata" da dolci gocce,
le foglie cadenti ed i lampi intersecarsi l'un con l'altro. E
vicino a noi una ferrovia abbandonata, davanti alla quale Nick
trascorre giorni e giorni in attesa che il "suo" treno
giunga e lo porti in salvo..... ONE OF THESE THINGS FIRST e'
un felice connubio di ariosa felicita' e sottilissima ma mai
auto-indulgente malinconia, e rappresenta uno dei vertici creativi
di Drake. Un piano "da camera" svolge un ruolo di assoluta
rilevanza ed e' un po' la "continuazione" della sensibilita'
vocale di Nick. "I should have been one of these things
first", un sentimento di incompiutezza, di tragico "avrei
potuto ma ora non potrò piu'..." - espressamente
dedicato a tutti coloro persi in un vortice di follia ed incomprensione,
"divorati" dal loro stesso destino..... Segue HAZEY
JANE I, a mio parere la traccia piu' intrigante di BRYTER LAYTER:
una soffice, "strozzata" dichiarazione d'amore, sottolineata
dalla voce "decadente" e "piangente" di Drake,
all'interno della quale la malinconia e' all'inseguimento della
malinconia, ed il cielo e' ancora grigio e tetro, sporadicamente
illuminato da un timido raggio di sole. I complessi, ricercati
arpeggi della chitarra sembrano appartenere ad un passato non
del tutto chiaro ma terribilmente attraente e fascinoso.
Una musica di inarrivabile fascino e profondita'.
Il secondo lato dell'opera e' il meno accessibile ma non privo
di appeal, come dimostra la gioiosa, avvolgente POOR BOY, impreziosita
da accenti di stampo gospel; si avvertono squarci di levigata
felicita' e ritrovata serenita', in felice antitesi alle "grigiosita'"
delle prime tracce.
La solitudine e' figlia diretta di Nick Drake, ma lo spessore
dell'artista e' tale da non risultare patetico nelle sue personalissime
rappresentazioni, non dando mai l'impressione di abbandonarsi
ad un'auto-indulgenza solitamente
attentatrice, una volta caduti in un'ingovernabile ed inconvertibile
depressione. L'abilita' principale di Drake sta nell'aver saputo
rappresentare e "rappresentarsi" sotto forma di soggetto
lontano, lontanissimo dalle regole societarie, erigendosi a Principe
Incontestato della Solitudine, una solitudine che ha sempre funto
da motore creativo per l'anima dissestata ed eternamente turbata
dell'artista inglese. E tutto questo calvario di colori, luccicanze,
ombre e spiragli improvvisi di luce vengono riflessi nell'arte
e nei dischi di infinita bellezza di Nick Drake.
La classicita' delle sezioni orchestrali (e qui l'influenza in
qualita' di produttore di John Cale e' piu' che mai avvertibile),
lo spiegato ed al contempo controllatissimo uso di ottoni, in
aggiunta alla voce eterea, sospesa, elegantissima di Drake completano
il processo, conferendo a BRYTER LAYTER un perfezionismo ed una
profondita' artistica raramente riscontrabili in altre opere
del nostro tempo.
Nick Drake incidera' un altro, straordinario capolavoro, "PINK
MOON", il quale, purtroppo, non solo segnera' il suo vertice
artistico, ma anche il suo (annunciato?) epitaffio. Due anni
ancora, spesi fra dosi massicce di solitudine, netto abbandono
della realta' ed una regolare, "maledetta" indifferenza
da parte di un tempo che stentava a riconoscerlo ed a comprenderlo
compiutamente, poi la morte, quasi predetta nelle sue canzoni,
quasi la "volesse" a tutti i costi, onde liberare se
stesso da un fardello dal quale non sarebbe riuscito a sfuggire
se rimasto in vita. Un fardello di nome Nichola Rodney Drake.
E come era gia' capitato a geni non riconosciuti dal proprio
tempo e dalla Societa' in cui erano cresciuti (valga
per tutti l'esempio di VAN GOGH, morto povero, triste e senza
riconoscimenti), per Nick Drake si sarebbe aperta una nuova "via",
la "Via per l'Eternita".
Eternita' che raggiunse nella notte tra il 24 ed il 25 Novembre
del 1974, si dice, per abuso di psicofarmaci (voluto o non voluto
questo non e' dato saperlo). Nick aveva solo 26 anni e quella
mattina non avrebbe piu' aperto gli occhi.
Il suo "volo" era appena iniziato, ed il Mito di Nick
Drake defitivamente nato.
...e gli angeli lo avrebbero accolto ed accudito tra le loro
braccia..... Per sempre.
Alan "J-K-68"
Tasselli
...ora trasferitosi nel
solco di
"HAZEY JANE II"....... Questo testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti
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