Immagini di buio luccicante
fotografano una serata che ha tutti gli attributi onde passare
di diritto alla Storia. Una voce roca, lievemente "sbandata"
annuncia in maniera altisonante "la band piu' grande del
rock'n'roll" contemporaneo. Entra in scena, a questo punto,
una figura dal fisico agile e slanciato, inconfondibilmente sensuale.
Appoggia la sua voce al microfono per acclamare ed acclamarsi,
abusando di toni ruffiani a lui consoni quanto canonico-spettacolari,
di fronte a lui un'oceanica platea, gia' in fase di tumulto ed
ossessionata dalla visione del
proprio Dio pavoneggiarsi con impareggiabile scaltrezza sul palco.
"WELCOME TO THE BREAKFAST SHOW" - sono le ultime, fatidiche
parole che annunciano l'inizio dello show, dopo una spasmodica,
inquieta attesa di alcune ore, passate a fare l'amore, dare la
luce a nuovi nascituri, bucarsi, farsi di acidi e chissa' quali
altri anticonformistici atteggiamenti appartenenti al piu' oscuro
dei sottoboschi vitali.
JUMPIN' JACK FLASH rimbomba maestosa in tutto l'auditorium di
Altamont: quale intro piu' arrogante ed insolente per "sodomizzare"
di piacere il pubblico presente, ed assuefarlo come solo Jagger
e Richards sono in grado di fare. La voce di Jagger e' stentorea,
anarchica, qualche nota gli sfugge ma ogni sbavatura collettiva
viene compensata dalla straordinaria, "stregante" presenza
erotico-scenica del performer londinese. Arrogante, irriverente,
persino falso ed ipocrita, Jagger riunisce in se tutte le piu'
estreme contraddizioni del Rock: lui stesso, insieme al modello-Richards
(sua piu' riuscita antitesi, anima distorta, peccatore nato,
violentatore di se stesso, eroinomane perso e uomo sperduto nei
meandri di una schizophrenia personale che gli sta aprendo un
varco verso il baratro) e' l'emblema del concetto di "sex,
drugs and rock'n'roll", passaggio obbligato, Inferno assicurato.
GIMME SHELTER, il film-documentario sullo scenario tragico di
Altamont, si rivela uno di quei documenti in grado di fotografare,
spietatamente, cinicamente, un'epoca agli ultimi sgoccioli, pronta
a lasciare, malinconicamente (non senza gravi rimpianti) il passo
ad un'altra realta', piu' fredda, analitica e distaccata; gravosamente
pubblicizzata, se vogliamo. Diversa, in un'unica sintetica parola
che sia in grado di mettere tutti d'accordo.
L'intenzione delle "pietre rotolanti" era quella di
mettere in piedi una manifestazione che fosse la risposta "europea"
al mega-concerto-evento di Woodstock, avuto luogo, come tutti
ben ricordano, il 15, 16 e 17 Agosto 1969. L'errore, incomprensibile
ai piu' e forse solo ben chiaro agli Stones, fu quello di ingaggiare
in qualita' di servizio d'ordine i famigerati HELL'S ANGELS,
una banda di motociclisti spostati, in perenne bilico tra realta'
e galera, dediti ad un bere massiccio, una vita "bagnata"
in eterno da birra, droghe e sesso a volonta'. Piu' brevemente:
si trattava di gente rozza, senza pretese "virtuosistiche"
ed immediatamente "infiammabili": le risse per loro
erano un cliche' al quale certo non si potevano sottrarre...
Altamont avrebbe rappresentato il "teatro" grazie al
quale le loro trucide, violentissime, "acide" performances
si sarebbero potute manifestare in tutta la loro selvaggia "compiutezza"
e veemenza.
La violenza fuori e dentro il palco fini' col surclassare, nettamente
(fino a quasi eclissare), la musica proposta dai complessi co-partecipatori
al Festival di Altamont. Presero parte i JEFFERSON AIRPLANE,
IKE AND TINA TURNER, FLYING BURRITO BROTHERS, i GRATEFUL DEAD
ed altri ancora. Marty Balin dei Jefferson venne preso a pugni
da un "Angel" ubriaco e con ogni probabilita' in attesa
di un pretesto per scagliarsi rozzamente sul primo di turno capitatogli
sotto il naso. Successivamente i Grateful Dead (fu proprio il
gruppo capitanato da Jerry Garcia a suggerire agli Stones come
servizio d'ordine gli HELL'S ANGELS) a causa delle "cattive
vibrazioni" sparse nell'aria minaccio' di smettere e di
ritirarsi dalla manifestazione. Presto ci si accorse che il Festival
di Altamont non aveva e non avrebbe avuto NIENTE in comune con
la pacifica, splendidamente anarchica liberta' che si era respirata
durante gli indimenticabili tre giorni di Woodstock. Anzi! -
una 'si' tale atmosfera di tetro grigiore e di plumbea disperazione
non faceva altro che rafforzare il ricordo di un tempo forse
andato perso per sempre e non piu' riproponibile.
Altamont comporto' la morte di tre anime, fra cui quella celebre
di Meredith Hunter, un ragazzo di colore alquanto esagitato (e
mostrante una pistola puntata verso il palco mentre Jagger cantava
UNDER MY THUMB) pugnalato con inaudita, glaciale violenza da
uno degli HELL'S ANGELS: in definitiva l'omicidio piu' famoso
e macabro avvenuto durante un happening dove la protagonista
assoluta fosse la musica Rock, in questo caso infaustamente rappresentata
dai Rolling Stones. Ed il Diavolo s'impossesso', per sempre,
delle personalita', distorte, contorte, seviziate da droga e
frenetiche attivita' sessuali, delle pietre rotolanti. Dal momento
dell'uccisione di Hunter, gli Stones verranno eternamente perseguitati
dalla minacciosa, sporca, ossessiva ombra di Re Lucifero. D'altronde,
il gruppo di Jagger mai ha smentito la ben nota "simpatia"
verso il loro "compare" Diavolo.
Altamont in realta' non fu solo il risultato di una sequela infinita
di errate, sconsiderate valutazioni umane (pagate a carissimo
prezzo); essa avrebbe simbolicamente sancito la "morte"
di una generazione, una generazione di folli sognatori, migliaia
di hippies che accorrevano sulle strade bagnate di sangue per
gridare fino a strozzarsi le corde vocali il loro dissenso verso
la guerra in Vietnam, un grido, una scomoda voce che potesse
provocare un terremoto all'interno delle salde (ma pateticamente
obsolete)tradizioni di un'America spaccata in due, tra rivoluzioni,
rappresentazioni di massa, politicizzazione estrema, cortei e
sparatorie, amore libero, liberissimo ed "acid-trips"
interminabili e dilatatori di menti pronte a darsi in pasto l'un
con l'altra.
Correvano liberi ed anarchici, gli anni '60, senza apparenti
inibizioni. Un'utopia, un'utopia che pareva essere invincibile,
inarrestabile, impossibile da abbattere. E che invece Altamont
rase definitivamente al suolo, senza decretare ne' vincitori,
ne' tantomeno vinti. Solo disordine, sporcizia, caos maledetto
colmo di nevrosi e violenza gratuita. E morte, tanta morte, non
solo fisica, ma bensi' una "morte" generazionale, difficilissima
da accettare, inaspettata quanto riconducibile ad una punizione
di ordine divino.
Con Altamont se ne andranno, per sempre, le aspirazioni, i sogni,
il respiro ed il sussulto di un popolo, il popolo dei giovani,
che per un attimo sembrava avere avuto in pugno il mondo, ma
che il secondo successivo sarebbe loro sfuggito di mano, per
venire catturato, seviziato, lobotomizzato dalla Societa' piu'
consumistica e votata al Dio-Denaro. Niente piu' libero amore,
ora solo merce venduta. Niente piu' ideali, ora solo catene di
montaggio. Niente piu' musica vera. Ora solo artefatto condita
da massicce dosi di nefanda disillusione. Cronaca di una morte
(non annunciata) di una generazione. Gli anni '60 vengono abbattuti.
E sulle loro ceneri s'impone, cinico e spregiudicato, il decennio
a venire.
Dedicato ai sognatori
falliti.
Il sottoscritto e' un
sognatore fallito.
Come se fosse stato ucciso
ad Altamont. Questo
testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti
d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente
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