MUSICA - LA STORIA DEL ROCK

I BEATLES ED IL CONCETTO DI ALCHIMIA ANDATA PERDUTA

Inesorabile retrospettiva sulle controverse carriere solistiche degli ex-quattro baronetti

di Alan "J-K-68" Tasselli (9/3/2003)

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Nella stragrande maggioranza dei casi, fra la carriera artistica di un gruppo seminale ed innovativo della storia del Rock ed i successivi percorsi solisti degli ex-membri si scontrano fasi antitetiche ed apparentemente inspiegabili, decretanti la perdita di quella "magia, sacra magia" di un tempo che fu e che mai fara' piu' ritorno. Quasi come se per legge divina un incantesimo si spezzasse per sempre, inesorabilmente lasciando gli antichi eroi della musica popolare ad una mediocrita' stantia ed ad una marcata obsolenza e/o cronica mancanza di ispirazione.
Il caso piu' eclatante e' rappresentato dai BEATLES: i divini "fab four", una volta disgiuntisi l'uno dall'altro, hanno raramente (onde non ammettere MAI...) riacceso i grandi fasti musicali ed innovativi vissuti durante l'inimitabile epopea beatlesiana. Come ci si spiega, razionalmente, la mediocrita' della carriera solista di PAUL MCCARTNEY, responsabile, insieme a LENNON del principale vocabolario POP degli anni '60 ed "highlight" assoluto del Secolo Ventesimo?
Come mai, i due creativi per eccellenza del famoso complesso hanno cosi' ostentatamente evidenziato i loro limiti in qualita' di song-writers, durante il decennio dei Settanta?... A parte i primi due VERI album solisti di Lennon (l'imprevedibile, dissacratorio, rivoluzionario e minimalista PLASTIC ONO BAND e l'ottimo IMAGINE, che rappresenta la quintessenzialita' del Lennon solista), il resto di tutta la produzione offerta dagli ex-baronetti scivola tra sciroppose, fin troppo, ballate (MCCARTNEY), passando attraverso sferzanti rocker, equamente divisi fra ispirazione ed insopportabili "cantichi" politici, in favore di inutili campagne anti-guerra (LENNON), verso poi ballate sontuose dedicate al nostro Signore (HARRISON), infine approdando ad albums che sembrano piu' un malriuscito scherzo cabarettistico che una raccolta di vere e proprie canzoni (STARR). E non ci si deve neppure stupire se Lennon in piu' di una circostanza (la piu' famosa e scandalosa delle quali ebbe luogo grazie alla spregevolmente sarcastica HOW DO YOU SLEEP?...) si e' ultra-polemicamente scagliato contro il suo famosissimo ex-collaboratore, bollandolo di scarsa innovazione nonche' produttore di "muzak", MUSICACCIA incolore ed insipida, lontana anni-luce dalle scintille beatlesiane a cui eravamo abituati.
Imbarazzante. Non posso che usare questo termine. No, non disgusto, perche' a tratti il genio di Lennon riaffiora alla superficie, ma si tratta solo di attimi, sfuggenti quanto isolati, a cui segue un nuovo "annegamento", questa volta (quasi) definitivo.
Per quel che concerne il "buon vecchio Paul", sono appena reduce dall'ascolto di uno dei suoi album di maggiore successo, BAND ON THE RUN, che promette bene all'inizio, ma in seguito si perde tra sciatte formalita' musicali ed arrangiamenti certosini che non aiutano certo a sollevare la qualita' mediocre di alcune composizioni; si avra', come risultato finale, un McCartney totalmente privo di quel mordente sfoggiato mirabilmente ai tempi dei Beatles: si ha l'impressione non abbia assolutamente intenzione di voler (o poter) dire qualcosa di nuovo, azzardare nuovi percorsi, ritornare a ricoprire il ruolo di "compositore-guida" del grande POP targato Sixties. Sciaguratamente, nulla di tutto questo: il "nuovo" Paul McCartney sa irritare come pochi, non possiede piu' l'antico spirito di innovazione ed arroganza che lo ha reso celebre in tutto il mondo grazie alle superbe invenzioni canore e melodiche: HEY JUDE, LET IT BE, HERE THERE AND EVERYWHERE, SHE'S LEAVING HOME, GET BACK appaiono essere le bellissime, attraenti sorelle di quelle stolte, handicappate partorite dai primi anni '70 in poi.
Come mai, a questo punto irrompe furioso il mio quesito, un TALE GAP artistico?... E perche'...?...
Trascurando volontariamente RINGO STARR (e non state a chiedervi uno stupido ed ininfluente "PERCHE'?..."), anche per GEORGE HARRISON non si potevano certo prevedere miracoli. Gli va riconosciuto, comunque, il merito di non aver mai tradito la propria vocazione musicale, e, se possibile, quello di aver sempre cercato di rappresentare se stesso, titolo da dividere ex-aequo con il Lennon dei primi anni '70. Nell'anno dello scioglimento, Harrison e' il piu' lesto di tutto a battere nel tempo i suoi ex compagni di squadra: il 1970 infatti vede la pubblicazione della "MAGNUM OPUS" ALL THINGS MUST PASS, il quale fin dal titolo rivela un mai spento spirito dell'humour, a tratti sferzante e tagliente, abbinato ad una felice rassegnazione, sentimenti abituali dell'Harrison versione-umana: "tutte le cose, prima o poi, DEVONO passare", incluso (soprattutto) il fatto che i BEATLES abbiano cessato di esistere. L'album d'esordio di Harrison rimarra' tristemente noto per la colossale causa legale riversatasi come un fiume in piena ai suoi danni: George verra' accusato di aver plagiato HE'S SO FINE delle Ronettes, brano che risaliva al 1963, "tramutato" (si fa per dire..., si suppone del tutto involontariamente) dall'ex-chitarra solista dei Beatles nella celeberrima MY SWEET LORD. Verranno versati, a favore delle Chiffons, milioni e milioni di sterline....: la causa, infatti, ando' del tutto persa e porto' negativa pubblicita' alla la carriera di Harrison, il quale tutto puo' sembrare, tranne che un reo di plagio...
A quale finale, dunque, si puo' giungere, immediatamente dopo aver analizzato le opere soliste dei "quattro favolosi" (...non piu' ... favolosi...)?... Il sottoscritto non sarebbe in grado di fornire una esatta, razionale replica. Posso solo avanzare numerose ipotesi, la piu' importante e significativa delle quali riguarda il concetto di "alchimia", qui non avente affatto accezione chimica o fisica, ma bensi' strettamente MUSICALE.
Ma... che cosa si intende per "alchimia musicale"?... Per alchimia musicale si intende quel processo mediante il quale i componenti all'interno di un determinato combo sono in grado, in maniera del tutto naturale e spontanea, di sovrapporsi e complementarsi l'uno all'altro, permettendo al proprio innato talento di interagire con quello dei compagni, favorendo la nascita di superbe innovazioni ed insuperate perle melodiche. Ovvero, quel processo inteso ad accrescere esponenzialmente le capacita' solistiche del gruppo, capacita' che, al contrario, rimarrebbero incompiute e materialmente irrealizzabili in caso di musica prodotta da un singolo anziche' da piu' elementi. Alias: quando la somma dei musicisti e' piu' grande delle singole parti addizionate. Ed i BEATLES erano soprattutto questo: un complesso formato da due geni musicali, un ottimo song-writer ed un buon batterista, che, una volta uniti, erano in grado di produrre non 4 bensi' 8, 16, 32, talvolta 64.........
Ecco spiegato il perche', una volta defunti i baronetti straight from Liverpool, il risultato finale di ciascuno di loro, nella maggior parte dei casi, non sarebbe arrivato nemmeno alla UNITA' PIENA......
Una volta realizzato cio', non vi rimane altro che estrarre dalla polvere del tempo i loro vecchi 33 giri e metterli sul piatto, dolcemente, lentamente... per poi... lasciarsi cullare dalle acide, suadenti, ipnotiche note di LUCY IN THE SKY WITH DIAMONDS.......
...e che MADRE LISERGIA sia sempre con voi...
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