Economia

La RAI in borsa


di Giuseppe Morgillo

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A giudicare dalle apparenze, pur con un pizzico di diffidenza, la volontà di imprimere una svolta al ruolo del servizio radiotelevisivo pubblico è riscontrabile. Il Ministro per le Telecomunicazioni, Salvatore Cardinale, sembra fare proprio sul serio. La RAI, in tempi oltretutto ragionevoli, dovrebbe essere riorganizzata totalmente sotto il profilo dell’ingegneria societaria. Merito del mercato globale, che avanza prepotentemente, con la prerogativa di estromettere tutti i soggetti non allineati. Forse anche dei telespettatori, ormai stanchi di finanziare, un servizio che di pubblico ha davvero poco. Sta di fatto che le grandi manovre, a Viale Mazzini, sono iniziate ormai da un pezzo. Il progetto prevede la privatizzazione parziale di RAI 1 e RAI 2. Il 49% delle azioni passerebbe in mano ai privati. Lo Stato deterrebbe pertanto solo il 51% del pacchetto azionario. RAI 3, invece, resterebbe totalmente sotto il controllo dell’IRI. E, di conseguenza, sarebbe finanziata solo dal canone. Garantirebbe pertanto un intrattenimento di qualità. RAI 1 e RAI 2 raccoglierebbero invece tutti gli introiti pubblicitari. Una fetta da 2.500 miliardi di lire all’anno, insomma. La programmazione assumerebbe dei connotati più, commerciali, pur non snaturando del tutto la propria funzione di servizio pubblico. Ma sarà sufficiente, si chiedono gli esperti, un lieve cambiamento della linea editoriale per indurre gli investitori a sottoscrivere le azioni RAI? E’ vero che c’è stato di recente un riassetto societario che ha portato alla creazione di tre società autonome poste sotto il controllo della finanziaria. Ma il cavallino che piange resta comunque ostaggio del Parlamento. Cardinale si sforza di dimostrare il contrario. Alla base dell’intera manovra ci sarebbe lo scopo di affiancare politicamente l’impresa preseduta da Zaccaria. Ma l’ingerenza dei partiti su Celli e compagni è a dir poco palese. D'altronde l’evoluzione del mercato impone a ciascuno uno sforzo imprenditoriale non indifferente. La RCS di Romiti è intenzionata a formare un consorzio con la RAI per la TV digitale. Canal Plus ha appena concluso un accordo con l’ENEL che, per garantirsi il 30% del capitale sociale, ha sborsato una cifra molto significativa. E se Murdoch a Stream dovrà fare a meno della Moratti, causa una seria divergenza di opinioni emersa in corso d’opera, non sempre a Viale Mazzini si registra una sufficiente identità di vedute sulla strategia di marketing.