Economia

Economia
di Marco Comandè (29/8/2000)

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Qui di seguito, sono riportate tre esercitazioni da me svolte per l'esame di economia politica. Si parla dell'Euro, della disoccupazione e del petrolio in maniera molto semplice. La semplicità dovrebbe essere un pregio, perchè aiuterebbe la gente comune a familiarizzare con le nozioni economiche. Qualche difficoltà si potrebbe riscontrare per termini come commissione, oscillazione, cartelli. Commissione, in termini qualunquistici, significa pagare qualcuno per il servizio che vi da per aver, voi, cambiato una moneta con un'altra. Oscillazione significa cambiamento del valore della moneta di riferimento (basta leggere quello che succede ora con il rapporto euro/dollaro). Cartelli significa accordi tra imprese per bloccare la libera concorrenza.

L'EURO
L'Euro è la moneta scelta dai Paesi membri dell'Unione Europea per facilitare gli scambi commerciali all'interno dell'Unione. Quindici monete diverse, infatti, avrebbero comportato: un costo per il cambio tra una moneta e l'altra (commissione), un rischio di oscillazione delle monete, che scombussolano i progetti economici dei soggetti, i quali investono prima a determinati tassi di cambio e si trovano poi ad operare con tassi di cambio opposti.
Vi sono delle implicazioni nella moneta comune: il quadro monetario internazionale si semplifica, perchè le monete di riferimento si riducono a 4 (dollaro, euro, sterlina e yen); l'Euro può diventare una moneta così forte da rivaleggiare con il dollaro negli scambi (perchè è una moneta simbolo di un mercato più grande di quello statunitense); i singoli Paesi dell'UE sono costretti ad armonizzare le singole legislazioni per non trovarsi spiazzati di fronte a Stati membri in grado di approfittare della moneta unica; la concorrenza si sposta su scala continentale, così da abbattere le secche di monopolio che ancora persistono.

LA DISOCCUPAZIONE
La disoccupazione italiana ha cause strutturali, legate all'impossibilità di far nascere nuove imprese e alle limitazioni drastiche alla libera concorrenza. Il tessuto italiano è storicamente basato su tre pilastri: la svalutazione della lira, il protezionismo e il connubio potere politico-potere economico.
La lira, anche quando è entrata nello SME (Sistema Monetario Europeo), ha sempre avuto una banda di oscillazione più ampia rispetto alle altre monete: il 6% contro il 2%.
Il protezionismo si lega alla tendenza monopolistica delle singole imprese pubbliche e private, Fiat, Mediobanca, Fininvest, monopoli pubblici, cartelli anticoncorrenziali... La microeconomia insegna che se la domanda di lavoro è monopolistica, come in questi casi (perchè le imprese che domandano lavoro sono poche), tale domanda diventa fissa e limitata, e non varia se non per cause profonde.
Un tale meccanismo non sarebbe stato possibile (con le dovute differenze tra un'impresa e l'altra, ovviamente) senza la benedizione del potere politico: la burocratizzazione dell'apparato statale ha «costretto» molte delle imprese a cercare scappatoie (tangenti, evasione fiscale, mafia...); parallelamente, i governi del centrosinistra hanno allargato in maniera incontrollabile la spesa pubblica.
C'è da aggiungere che la disoccupazione vera e propria è più bassa di quella ufficiale: al Nord prima, e ora al Sud, è nato e si è diffuso il sistema economico «sommerso», che non risulta nel Pil. La grande varietà di imprese, infatti, significa un'oscillazione ampia della domanda di lavoro, e se ci sono ancora disoccupati essi vengono assorbiti con la nascita di nuove imprese.
Il Nord si è rafforzato ed è uscito spontaneamente dalla clandestinità. La stessa cosa bisognerà fare al Sud.

IL PETROLIO
Il prezzo del petrolio si è triplicato nell'arco di due anni, passando dai 10 ai 30$.
Si suppone che a far lievitare così i prezzi sia stata la speculazione borsistica. Ma è altrettanto probabile che sia stato realizzato un accordo tra i Paesi dell'OPEC (Paesi produttori di petrolio) per lucrare dei guadagni della vendita del petrolio.
Le conseguenze non sono state drammatiche: la dipendenza dal petrolio è molto minore rispetto al passato; la domanda di petrolio comincia a calare, come vuole la legge della domanda e dell'offerta; l'inflazione, di conseguenza, è aumentata solo lievemente, di un punto percentuale.
A mio avviso, i prezzi del petrolio vanno mantenuti alti. L'unica iniziativa da intraprendere è, appunto, far ridurre sempre più la dipendenza dal petrolio nel lungo periodo. I Paesi dell'OPEC devono puntare, per risanare le loro economie, non ai guadagni derivanti dalla vendita di petrolio, ma alla creazione di un sistema economico di matrice keynesiana (Welfare State, sindacalizzazione del lavoro...).