Il prezzo del petrolio
sale sempre più in alto, verso soglie impensabili fino
a qualche mese fa. Contemporaneamente l'Euro, moneta comune dell'UE,
si è deprezzato da 1,15 per $ a 0,86 per $.
Si tratta di due movimenti che hanno un'unica causa prima. Il
prezzo del petrolio deriva principalmente, a mio avviso, dall'alta
domanda conseguente alla congiuntura economica internazionale
positiva. L'Euro si è deprezzato per l'aumento vertiginoso
del Pil americano. E la congiuntura internazionale positiva è
cominciata nel '92, negli Stati Uniti.
Tutto, quindi, parte dagli USA. Negli USA, le politiche deficitarie
del decennio Reagan-Bush hanno avuto molte conseguenze. La politica
economica scelta da loro, cioè alte restrizioni del credito
monetario e detassazione totale del reddito, hanno avuto come
conseguenza l'aumento dei tassi d'interesse sugli investimenti
(cioè dei debiti), sia per le imprese che per le famiglie.
Aumento mal compensato dal taglio delle tasse: questo taglio,
oltretutto, ha comportato un deficit di bilancio sempre crescente.
Compromettendo la politica d'investimenti civili, a tutto vantaggio
degli investimenti militari. L'aumento dei tassi d'interesse
ha penalizzato la crescita economica. La stretta creditizia è
stata inefficiente, perchè le imprese sono riuscite a
trovare fonti alternative dove convogliare l'alta domanda di
credito per investimenti: le carte di credito e l'innovazione
tecnologica (favorita, bisogna ammetterlo, dai due presidenti:
Internet sarebbe nato da lì). Passato il decennio, nel
'92 la vittoria di Clinton ha modificato le carte in tavola:
niente più stretta monetaria, risanamento del deficit
interno, accelerazione della libera concorrenza, apertura ai
mercati esteri, stimolo alla flessibilità lavorativa.
Insieme a questo, l'innovazione tecologica ha abbassato fortissimamente
i costi primi delle imprese; e l'ormai diffusione dei finanziamenti
alle famiglie - oltre che alle imprese - ha accelerato la domanda
interna.
Tutto questo insieme di fattori straordinari, ha permesso alla
locomotiva americana di andare sempre più veloce, accompagnata
dal massiccio flusso di capitali esteri che ha rafforzato sempre
di più il dollaro, e dal traino della Borsa che è
cresciuta a livelli impensabili grazie alla speculazione sui
titoli Internet. La speculazione è un fattore inevitabile
del capitalismo: ad ogni scoperta scientifica, le ferrovie, i
telefoni, la automobili, i computer ed ora Internet, l'illusione
di guadagni miracolistici spinge la gente ad investire sui titoli
innovativi. L'inevitabilità del progresso, è un
elemento che smentisce definitivamente la teorizzazione neoclassica
delle aspettative razionali: non è vero che le previsioni
del futuro sono certe, semmai lo sono nel breve periodo, quando
il progresso non esiste.
Il risultato: un dollaro sempre più forte, una domanda
di petrolio sempre più alta, una ripresa che coinvolge
l'Europa, un'inflazione - quella americana - nulla. Tutto questo
è cominciato con la vittoria di Clinton alle presidenziali
del '92, come già detto. E' un argomento importantissimo
per l'Italia: Fini ha dichiarato che l'Italia è in crescita
solo per la congiuntura internazionale positiva, ma la congiuntura
è cominciata da quando la sinistra governa la Nazione
più potente del mondo; per cui l'affermazione propagandistica
è politicamente una menzogna, visto che si negherebbe
l'aspetto liberale e sociale della ripresa economica, di sinistra
appunto.
Coloro che odiano, o dichiarano di odiare, la moneta unica, vedi
gli inglesi, gli industriali italiani, le opposizioni di ogni
Paese, dovrebbero stare attenti a quello che dichiarano in pubblico:
che l'instaurazione della moneta unica è stata prematura,
ed ha portato all'inflazione. Un'affermazione molto sottile,
che a me ricorda il film L'Avaro, con Alberto Sordi. Stiano attenti
lor signori! Prima della nascita dell'Euro, hanno previsto una
serie di catastrofi per l'Europa intera: tasse a non finire,
tagli rovinosi, mancanza di protezione per le industrie nazionali,
moneta talmente forte all'interno del continente da stroncare
le esportazioni, e troppo debole da rovinare la concorrenza all'estero.
Ora, proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se la moneta
unica non fosse stata fondata: per l'Italia, una lira debolissima,
molto più debole dell'attuale Euro, un marco pure esso
debole per la fortissima ripresa americana, nessun freno concorrenziale
(a livello europeo ovviamente) all'inflazione da petrolio. E'
questo lo scenario che volevano lor signori le Cassandre improvvisate?
Contrariamente a quel che viene dichiarato, l'instaurazione della
moneta unica, anzicchè rafforzare indefinitamente il dollaro,
lo ha RALLENTATO. Perchè se l'Euro è una media
di monete deboli e forti, la disgregazione monetaria (marco,
lira, franco...) avrebbe comportato: un marco debole quanto l'Euro
attuale e una lira MOLTO più debole di quella attuale.
Fatta la media di queste ultime valutazioni realistiche, si troverebbe
una moneta MOLTO più debole dell'Euro.
Ancora: se l'Unione Monetaria non fosse stata instaurata, sarebbero
state possibili le fusioni ed acquisizioni a livello europeo?
Internet sarebbe stata una faccenda tutta interna dei monopoli
nazionali, con conseguenti PREZZI ALTI e POCHI SERVIZI.
Infine, se ogni impresa fosse rimasta a livello protezionistico,
l'aumento del prezzo del petrolio a seguito della fortissima
congiuntura americana, avrebbe avuto conseguenze MOLTO MAGGIORI
del punto percentuale attuale. E tutto questo senza il contrappeso
del blocco dei capitali verso gli USA (capitali attratti dai
tassi d'interesse altissimi promessi, e dai fortissimi guadagni
competitivi).
Ce n'è abbastanza per confutare in maniera polemica, molto
polemica, gli anti-EURO convinti, Berlusconi compreso.
Quindi, per concludere: GRAZIE EURO DI ESISTERE! SENZA DI TE
NON AVREMMO SAPUTO COSA FARE OGGI, TRA UN'IMMIGRAZIONE INCONTROLLABILE
E UNA VIOLENZA XENOFOBA IN ASCESA!
Spero di non aver usato un linguaggio troppo economicista. Ma
se fosse così, me ne scuso e mi giustifico: l'articolo
è destinato agli esperti, in modo tale da fornire loro
degli spunti su cui riflettere.
P.S. dimenticavo di aggiungere una postilla alla dichiarazioni
di Fini. Secondo lui, la ripresa italiana è tutta concentrata
sull'export. Peccato che i dati econometrici dicano altre cose:
che l'export è più forte in Europa, e la lira è
forte rispetto alle altre monete; che l'export verso gli USA
è compensato dall'importazione di computer. Tant'è
vero che la bilancia commerciale è in deficit. Dunque,
la ripresa è interna.
Marco Comandè
Congiuntura
internazionale 2 |