Quando
un giorno mi chiesero perche' Luca Comanducci, alias Telly Pepper
(nonche' "Sir", in alcune circostanze), alias Telemaco
Pepe Supremo Imperatore dei Pindarici, non potesse fare a meno
di "pensare in eccesso" la mia replica fu tanto inequivocabile
quanto immediata, nella sua, originale, drasticita': "Penso
in quanto l'arte del pensare altro non e' che vitale cognizione
di tutto cio' che ci accade intorno, sorta di chiave introduttrice
ai pensieri e sensazioni altrui, un caleidoscopico termometro
cerebrale dall'indefinibile spessore.
Penso, argomento in eccesso interrogando ossessivamente, pedissequamente,
selvaggiamente la mia mente, talvolta spossata da un simile bombardamento
neuronico. Luca Comanducci non puo' fare a meno di pensare. Piu'
volte sono stato assassinato dai miei stessi marchingegni, in
altre istanze mi e' stata data la possibilita' di toccare vertici
di "sublimita' subliminale", raggiungendo una rara
profondita' sensazionistica, Eden per cerebrali fagocitanti ed
multi-etero-lateral-espressivi. Allo stesso tempo, mi ritrovo
ad essere padrone e schiavo della medesima attitudine."
Da costante frequentatore di psicologi e psichiatri, il sottoscritto
non puo' esimersi dall'affermare il parziale fallimento della
sua condizione di essere umano tormentato e spesso ignorato,
quando non rispettato. Sembra non ci sia mai tempo, per noi grandi
tribolatori psichici, di esternare, meglio: ESORCIZZARE un malessere
apparentemente insormontabile, invalicabile nella sua monumentalita'
e gravosa complessita'. Forse proprio ora sto tentando, nello
scrivere questo breve trattato sulla mia incurabile infelicita',
un esorcismo in piena regola psico-letteraria. Non sono che un
"sismografo cerebrale" in grado di percepire ogni piu'
insignificante oscillazione... occasionalemente la terra sotto
di me trema, scotta; un secondo dopo e' glaciale, piatta e silenziosissima.
In piu' di una circostanza Luca Comanducci e' stato ferocemente
tacciato di "cronica mancanza di reazione"... A questi
stolti risposi bravamente che un uomo, dotato di sufficiente
intelletto ed ottime capacita' di sferzante auto-ironia, non
ha bisogno di "cercarsi il proprio stato di infelicita'":
e' l'infausto fato che, quando piu' fa a lui "comodo",
tende ad assalirci onde impossessarsi di noi ingenui sprovveduti
di passaggio, noi transitori immersi in un'epoca altrettanto
transitoria... Una scheggia: una scheggia, macabro rimasuglio
di ordigno fatto esplodere in un campo di battaglia durante la
Prima Guerra Mondiale, ed ora immersa nel terreno melmoso, in
mezzo a decine di deceduti ed innocenti soffocati dal pianto
e dalla crudelta': rimarranno soli, inghiottiti dal cinismo di
una massa votata all'esaltazione bellica, e, quindi, all'immortale
principio di auto-distruzione.
Ebbene: a tratti, mi sento IO quella scheggia: solo, divorato
da cio' che definisco un "assolutismo cosmico": attorno
a me solo inespressivita', incapacita' di comunicazione, pianto
e disillusione, sussurra e grida strozzate, feroce rabbia che
rigurgita spasmodicamente intorno alle mie tonsille....... Si
avvicina, come al solito, un soggetto strambo e disincantato,
anche lui martire della sua stessa monumentalmente ingestibile
sensibilita'; ancora pochi secondi e forse morira', forse no...
Annego in questi "forse" e "ma".....
e tra una pausa e l'altra mi dissolvo lentamente, deperendo,
inesorabilmente, dissolvendo, spargendo gli ultimi lascìti
della mia eroica persona in astratti oceani di ideali e contraddizioni
che mai troveranno un comune denominatore.
Vi sarebbe un dogma che gradirei rovesciare, ammortizzare ed
infine detronizzare: troppo spesso si tende a descrivere il concetto
di intelletto umano esclusivamente basandosi sulle conoscenze
e dotto sapere di un determinato individuo: nulla di piu' errato
e nocivo!!...
un concetto macchiato di pregiudizio e mancato senso di introspezione:
quale migliore arma potrebbe sussistere per un assurdo cerebrale
come me se non la propria celebrata, vituperata, vivisezionata
mente?... Ovvero: la mente come un libro, in grado talvolta di
schiudersi permettendo l'accesso alle forme piu' deliberatamente
"free-form" e controverse, perverse e tragressive;
la mente come organo pulsante continuo, un universo in continua
evoluzione, tanto imprevedibile quanto la sua non meglio identificata
natura. E lasciatemi lanciare in orbita questo mio ennesimo squarcio
di pazzia: le malattie possono uccidere fisicamente un uomo;
la mente puo' uccidere e basta, senza dover passare attraverso
un processo di deterioramento fisico.
Ho sempre
avuto, anno piu' anno meno, una forte, acida ostilita' verso
i periodi natalizi o di festa in generale: avverto sempre una
spirale di "euforico bieco sentimentalismo" ogni volta
il qui presente "teocrate dell'assurdo" si trova a
dover fronteggiare la falsita' di un popolo dedito allo scambio
di panettoni, in un giorno di festa, altrettanto pronto, poche
ore dopo, ad esaltare il concetto di potere capitalistico/multi-mediale
della societa' contemporanea. E per "societa' contemporanea"
non intendo una realta' fortemente impregnata di squallido, inutile
e pretenzioso politicismo: suppongo di essere "politicamente
(assai) scorretto", e mi compiaccio di questo inusuale "status":
la politica e', molte volte, un mero pretesto di cui si abusa
al fine di nascondere le debolezze interiori di persone incapaci
di amare e quindi di essere amate, soggetti il cui unico scopo
sembra quello di voler vomitare con maggiore veemenza possibile
il proprio inutile sapere, un sapere che non accontenta nessuno
ne' tanto meno allieva il dolore di chi loro circonda. Occorre,
affinche' si possa trovare una precisa identita' personale, sviluppare
una solida, inespugnabile "autonomia del pensiero";
senza di essa, non saremmo altro che "ignavi" del nostro
tempo perennemente indecisi e del tutto inerti per quel che concerne
il saper imporre il proprio volere. Ed indico questa categoria
"dantesca" quale maggior fonte di pericolo: si tratta,
in fondo, di gente senza arte ne' parte, il cui pensiero e' inesistente
od addirittura ininfluente; da cio' si presume possa sorgere
un contrasto al loro interno, tanto potente quanto il loro senso
di impotenza.
Riconoscerli e starne alla larga e' il miglior anti-concezionale
possibile sulla piazza, oggi giorno.
Luca
Comanducci non potrei che descriverlo come un "adulto gradualmente
ritornato bambino, oramai cronicamente incapace di amare e di
amarsi... lo status di solitudine di questo bambino e' pari a
quello di un fanciullo abbandonato dai suoi amici di gioco, per
poi essere lasciato in disparte, costretto a giocar con i propri
pensieri... pensieri che, prodigiosamente evolvendosi, andranno
a formare quella spessissima corteccia cerebrale della quale
oggi continua a sopportarne il peso e la statura"...
Molte volte vengo giudicato e descritto per i motivi od azioni
piu' futili e banali esistenti: il "pubblico" in questione
sembra aspramente godere di questo aspetto ai miei danni: "sbava",
apparentemente, nel fornire analisi che piu' distanti dal sottoscritto
non potrebbero essere... mi ritrovo da un secondo all'altro,
spiazzato, aggredito, impaurito: l'angolo da me presieduto tende
ad oscurarsi sempre piu', fino a rimanere completamente avvolto
dal buio, mentre in quel preciso istante, la conversazione tra
amici ed altri illustri conoscenti acquista forme sempre piu'
colorate e vivaci. Il mio sguardo si perde nel vuoto, la mia
imponderabile solitudine troneggia: divengo l'"uomo invisibile".
Invisibile a tutti. Invisibile ad amici. Invisibili ad ogni ragazza
di passaggio. Scorgo, divorandoli, frettolosi passaggi a velocita'
spedita di cuoche e cameriere che si intrattengono con clienti
riscuotendo moderato successo. Scruto, annego nei loro occhi
brillanti ed ispirati. Mi "sciolgo" progressivamente
in stati mentali enigmatici dalla incontestabile sacralita':
il mio inaudito pensiero si stacca dal Pianeta, disegnando orbite
ellittiche, talvolta circonferenziali, devotamente sposato alla
dolce struggenza di amante perso, mai del tutto compreso, mai
del tutto ascoltato.
...forse... mai del tutto esistito... ... tranne che per me...
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