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Compagna
mia cara, ispirazione dei giorni piu' fecondi, indissolubile
luce di primo mattino, mi sto elevando dal suolo, ti prego, riporta
il mio ego sul terreno, e lasciamoci trasportare dai flussi concentrici
anti-gravitazionali, mentre strozzate voci di un coro femminile
avvolgono la nostra velata tristezza di cuori lasciati invecchiare
troppo precocemente
. mi genufletto sulle tue lacrime, e
ti prendo per mano, nella speranza di condurti sulla cima di
questo piccolo monte delle illusioni
noi, infanti delittuosamente
lasciati appassire da una spietata solitudine, ci soffochiamo
di effusioni, innalzandoci alla piu' lirica platonicita'
.
non conosciamo ne' dolore ne' frustrazione, il concetto di fisicita'
assolutamente estraneo, nemico, cieco simbolo di lontananza,
alleata della piu' cinica schiavitu'
Realta' ed oniricita'
si fondono, implacabilmente, formando un unisono di distorte
melodie parallele alle quali non possiamo che accondiscendere
il nostro flusso perpetuamente si protrae, sembra non conoscere
punti di ritorno, l'estasi ha raggiunto il suo volume atmosferico
piu' alto, mentre noi perseguitiamo a nasconderci dietro le nuvole
od a rincorrerci felicemente, rumorosamente, come farebbero due
bambini in perfettamente sintattica sintonia con il mondo dei
non-adulti, ideale sinfonia per un sogno cosi' fagocitante, febbricitante,
invadente, ma che potrebbe anche ucciderci
cerco di riportarti
verso il Parco Oniride, dal quale abbiamo spiccato il volo pochi
attimi fa
l'eternita' che ci siamo costruiti, ora sta lentamente
appassendo, divenendo sempre piu' rarefatta ed inespressiva,
avverto l'odore di erba secca ed alberi in fiamme, gente che
corre follemente verso il proprio destino di auto-distruzione,
emofiliaci stesi sui lettini, agonizzanti, dalle palpebre rinsecchite,
con ancora la flebo attaccata alle braccia viola prossime alla
cancrena
tossicodipendenti dall'andatura stentorea e voce
storpiata chiedono inutilmente spiccioli a persone che nemmeno
esistono, onde catalizzarsi sull'ennesima iniezione suicida
. Non c'e' piu' voce per gridare, ne' occhi per piangere. Noi osserviamo dall'alto, pesantemente ansimando, seduti sulla nostra nuvola, in attesa che il Parco venga svuotato di ogni traccia di immondizia non pretendiamo altro che poterci sdraiare su di un lembo di terra incontaminato e riprendere felicemente a ballare sui nostri pensieri, quasi fossimo noi stessi espressione, sintesi di un intruglio lisergico dall'indefinibile portata onirica In fondo si tratta solo di un ennesimo istante di compiaciuta auto-indulgenza gia' un istante . Quello stesso istante antecedente l'acida, delittuosa realta' di un sogno frustrato e precocemente spezzato . L'assassino ora e' comparso, dopo averci a lungo spiato . Qualcosa ci ha maniacalmente illuso, la nostra apparentemente invincibile indissolubilita' sfuma come cadaveri in lenta decomposizione . E noi . Nient'altro che menti sciolte, severamente turbate, violentate, solo vagamente accarezzate da precoci sintomi di follia senza confine o limite alcuno .. fino a ritrovarci come fiori sgualciti, morenti, disidratati, mimeticamente confusi in quel tratto di erba secca ed inespressiva, nella vacua, sciocca speranza che nessuno ci calpesti . Questo testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso, il quale, peraltro, ha autorizzato la pubblicazione su NuovoGPR, in data indicata in testa ed a mezzo e-mail. |