LA STORIA

L'orrore dell'olocausto ad Alberobello e gli "ospiti" della Casa Rossa

GLI INTERNATI DELLA MASSERIA GIGANTE

di Annarita Zito (1/2/2004)

Commenta l'articolo


I campi di internamento sono stati una realtà che la Puglia ha conosciuto bene negli anni del fascismo. Per rinchiudere gli ebrei e gli altri perseguitati dal regime, ad Alberobello fu scelta la Masseria Gigante, Scuola Agraria in disuso. Fino all'inizio del 1940 l'edificio fu adibito a convitto per gli allievi e a sede della scuola per lo svolgimento delle attività didattiche della Scuola Pratica di Agricoltura e della Scuola Tecnica Agraria; la scuola fu poi trasferita in paese. Con l'entrata in guerra dell'Italia fascista, iniziò a funzionare il campo di deportazione ebraica di Alberobello.
Gli internati erano in gran parte professionisti: medici, ingegneri, architetti, artisti (il pittore Cernan dipinse episodi della vita di San Francesco nella Cappella della masseria), ma anche commercianti e industriali. Gli ebrei stranieri presenti erano soprattutto tedeschi in fuga dal Reich e profughi dell'Europa orientale, in Italia per definire le pratiche di emigrazione per la Palestina o per l'America. La dichiarazione di guerra dell'Italia li colpì all'improvviso: il 10 giugno '40 il Ministero degli Affari Esterni dichiarò che gli ebrei stranieri residenti in Italia erano da considerare nemici; il Ministero dell'Interno ordinò di arrestare e internare tutti gli ebrei stranieri che facevano parte degli Stati che operavano politica razziale (tedeschi, cecoslovacchi, polacchi, apolidi) dai 18 ai 60 anni. Nel campo furono internati anche un centinaio di cittadini slavi. Nella maggior parte dei casi l'accusa era di essere antifascista, sospetto favoreggiatore di ribelli. Per tutti le accuse sono formulate in maniera molto generica. Oltre agli accusati di antifascismo, c'erano due internati condannati per reati comuni, quattro anarchici schedati ex confinati, tre condannati per istigazione di militari italiani alla diserzione, disfattismo e ricettazione, tre per appartenenza ad associazioni irredentistiche, due ultranazionalisti croati.
Con l'abbandono della struttura a causa dell'Armistizio del '43, la Casa Rossa diventò colonia del confino politico per ex fascisti. Molti e illustri furono i "nuovi ospiti" della Masseria, tra cui l'ex ministro Araldo di Crollalanza, che però non formalizzò mai il suo arrivo, sebbene "invitato". Nel '46 nella colonia furono internati alcuni ex soldati della marina da guerra della Repubblica di Salò. La presenza femminile nel campo, l'anno seguente, suscitò inoltre l'interesse del regista Geza von Radvanyi, che produsse il film "Donne senza nome".