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MASSERIA GIGANTE: DA SCUOLA A CAMPO DI INTERNAMENTO |
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Durante la seconda guerra
mondiale le potenze nazi-fasciste trasformarono edifici in disuso
in campi di concentramento per rinchiudervi milioni di ebrei,
ma anche zingari, slavi, omosessuali e oppositori dei regimi.
Con l'entrata in guerra dell'Italia, il nostro Paese fu coinvolto
nel criminale progetto nazista della "soluzione finale":
lo sterminio (programmato) di massa del popolo ebraico in Europa.
La nostra regione vide l'apertura di quattro campi di internamento
(i prigionieri non erano destinati alla pena capitale, ma alla
"sola" detenzione per scopi di sorveglianza e controllo
politico) durante i primi anni quaranta. Per deportare e internare
gli ebrei, i fascisti scelsero quattro siti in Puglia: Manfredonia,
Gioia del Colle, Isole Tremiti e Alberobello. La Masseria, chiamata
Casa Rossa dal colore delle pareti, era intitolata alla figura
del sacerdote Francesco Gigante, il quale donò alla comunità
alberobellese la struttura, poi diventata Scuola d'Agraria. In
seguito Scuola fu trasferita in paese e la Masseria, abbandonata,
venne scelta dal Ministero dell'Interno, che cercava spazi per
la costituzione dei campi di internamento. Alla notizia dell'apertura
di un campo di smistamento ad Alberobello il podestà Giangrande
e il prefetto di Bari Viola protestarono per la scelta della
Scuola Agraria: i locali non erano adatti allo scopo, sprovvisti
persino di acqua potabile. Ma il campo di concentramento venne
aperto. Il vitto insufficiente e inadeguato alle condizione di
salute degli internati fu una costante del campo, come le pessime
condizioni igieniche e la mancanza di ogni mezzo di riscaldamento.
L'imponente edificio (che comprendeva l'azienda agraria Carello)
era una grande costruzione a due piani, con scantinati e circa
30 vani, ubicato nella contrada Albero della Croce, in collina,
a quasi cinque chilometri a sud-ovest dell'agglomerato urbano. Il campo fu aperto il 28 giugno 1940 e chiuso il 3 settembre 1943. Ci furono poi altre tre aperture: la prima (due anni dopo l'abbandono della struttura in seguito all'Armistizio del '43) dal febbraio '45 all'ottobre '46, come sede della colonia del confino politico per ex fascisti; la seconda quando a gennaio 1947 giunsero da Fossoli (Modena) un centinaio di donne (profughe o clandestine); tra il '48 e il '49 la struttura fu poi utilizzata come centro di accoglienza di famiglie di profughi stranieri. Tra gli internati del campo ci furono anche molti professionisti: ingegneri, medici, architetti, artisti, industriali e commercianti. |