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Steso sul
letto, inghiottito dall'apatia, figlio dell'oscurita', sepolto
in questa stanza senza il bisogno di chiedere al giorno di filtrare
i suoi raggi di luce, il tempo che bussa violentemente alla porta,
ma io lo ignoro, mentre la finestra rimane serrata, per paura
di vedere una folla vociante e disconnessa, la' fuori, "ripiegata"
sul mio giardino, il suo sgargiante verde annegato nei pettegolezzi
di insulsi paesani e finto-commedianti, professanti pseudo-commedie
per poveri sciacalli pronti a credere a tutto, mentre io qui,
mai cosi' inespressivo, dal volto prosciugato e dalla mente annerita
da fantasie gotiche in totale, drammatica antitesi con il respiro
e le grida di bambini giocosi sul Prato delle Meraviglie, a versare
lacrime di grassa risata, annientando il grigiore degli adulti,
e rinvigorendo, per pochi sfuggenti attimi di luce ispirata,
il mio umore sganciatosi troppo precocemente da questa realta'
affollata di nevrosi e bieche convinzioni. Vorrei alzarmi, ed
andare fuori a giocare, ma ho paura di essere considerato, ho
paura di poter morire del rumore eccessivo di un popolo in nervosa,
sadica attesa di origliare nel mio privato, e di uccidere la
mia anarchia... La loro indiscrezione punisce la mia avida curiosita',
e mi ricaccia nell'oblio piu' impenitente, ho tentato di aprire
un varco di luce, ma dopo una sciocca, lurida fuga sono stato
riconsegnato al mio gelido alveo, nudo dei miei pensieri, parsimonioso
nelle sue congetture rivoluzionarie, ammirevole nel voler oltrepassare
una stanza infinita, il mondo fuori cammina, mentre io qui dentro
volo, giungendo dove la gente non puo' giungere, imponendo la
mia solitudine sulla loro allegria, il mio plumbeo grigiore di
fiore gentilmente appassito anteposto alla loro sorprendente
normalita'. Uno schermo si apre e proietta le gesta di un pazzo
prossimo al "borderline" piu' delirante, parole incomprensibili:
davanti a se' ha una piscina vuota, viene avvertito, ma non lui
non sente, non puo' sentire, non VUOLE sentire... si tuffa, e
si schianta sul suolo, mentre la gente non soccorre, ride, beffarda
e cinica, incapace di comprendere. Scena bestiale. Pianto straziante, ai margini della folla, sento voci che non sono voci, filtrano nel mio orecchio, rimbombano come suoni pesanti, grassi, sordi; sensuali rime femminili si sovrappongono al mio gotico intercedere di sognatore perduto e risucchiato nel suo letto di angoscie e turbinose frequenze psichiche, iper-sensibile al piu' fioco dei rumori, quasi muoio stordito da tanta coralita', e poi mi spengo felicemente, mentre la Terra fuori gira su se stessa, ed io mi contorco, sprezzante di una vita incapace di essere vissuta... Segregato nelle mie prigioni di auto-incoscienza, scompaio e ricompaio a piacimento, mentre gli altri continuano a non vedere, ed io rimango sdraiato sulle mie inconsistenze. ...... pendono sulla mia testa tragiche assenze... Questo testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso, il quale, peraltro, ha autorizzato la pubblicazione su NuovoGPR, in data indicata in testa ed a mezzo e-mail. |