Cultura - PrimiPASSI

UN UOMO SPECIALE

di Fabio Castano (2/11/2003)

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Era un uomo speciale. Non come tutti gli altri. Aveva mani con dita tozze, enormi, con i chiari segni che la vita ti lascia in omaggio. Quella vita che gli scorreva calda nelle vene.
Ricordo chiaramente il nostro primo incontro, come un punto di partenza. C'era la luna quella sera, perché lui era un uomo speciale e solo con la luna si può incontrare un uomo speciale come lui.
La luna, la sua luna, lo illuminava dall'alto come un occhio di bue in teatro illumina l'attore principale. La sua luna, il suo teatro, il suo mondo.

"Che hai da guardare?" mi disse con una voce roca e soffusa. Una frase così banale che faceva a pugni con il suo essere così chiaramente speciale.
"Niente, mi scusi," risposi vergognandomi un po' della mia innata curiosità.
Il marciapiede sul quale si era sdraiato per dormire quella sera, era freddo. Così come i vestiti miseri che aveva indosso non potevano garantire una temperatura adeguata per passare la nottata. Così gelida, così sola.
"Venga, non abbia paura di me," disse con un filo di voce, dopo qualche attimo di pausa. Mi accennò anche un sorriso. Un sorriso speciale che mi convinse all'istante.
Mi avvicinai piano al fuoco che era acceso lì, poco distante da lui. Mi avvicinai con quel sospetto tipico che a volte può ferire un uomo speciale come lui.
Quella notte passò veloce e si impresse indelebilmente nella mia vita. Sentii la storia speciale di un uomo.
Mentre le sue parole uscivano sicure io immaginavo le sue mani forti, tozze, che accarezzavano l'anima della bimba che aveva curato, fino all'ultimo respiro, dilapidando il patrimonio della sua famiglia, vendendo le sue aziende. Aveva provato di tutto, si di tutto, ma la piccola era volata via, leggera, anche se quell'uomo speciale aveva cercato di trattenerla con tutte le sue forze.
Faceva freddo quella notte. Un freddo che ti entra nelle ossa e ti rallenta anche i pensieri.
Era un uomo speciale. Perché sapeva amare. Ma non di un amore banale, no, di un amore che ti entra dentro fino alle ossa e caccia il freddo via, lontano.

Alcune sere d'inverno penso a lui intensamente perché da quando non c'è più il freddo si fa sempre più vigliacco.
Il suo iride scuro si posa paterno a vegliare i giochi della sua piccola ora. Loro giocano, al caldo, nei miei pensieri.
Osservo la luna, la sua luna, che da quando se n'è andato sembra brillare di più per ricordarmelo. Di una luce speciale. Perché non si può dimenticare un uomo speciale.