Era un
uomo speciale. Non come tutti gli altri. Aveva mani con dita
tozze, enormi, con i chiari segni che la vita ti lascia in omaggio.
Quella vita che gli scorreva calda nelle vene.
Ricordo chiaramente il nostro primo incontro, come un punto di
partenza. C'era la luna quella sera, perché lui era un
uomo speciale e solo con la luna si può incontrare un
uomo speciale come lui.
La luna, la sua luna, lo illuminava dall'alto come un occhio
di bue in teatro illumina l'attore principale. La sua luna, il
suo teatro, il suo mondo.
"Che
hai da guardare?" mi disse con una voce roca e soffusa.
Una frase così banale che faceva a pugni con il suo essere
così chiaramente speciale.
"Niente, mi scusi," risposi vergognandomi un po' della
mia innata curiosità.
Il marciapiede sul quale si era sdraiato per dormire quella sera,
era freddo. Così come i vestiti miseri che aveva indosso
non potevano garantire una temperatura adeguata per passare la
nottata. Così gelida, così sola.
"Venga, non abbia paura di me," disse con un filo di
voce, dopo qualche attimo di pausa. Mi accennò anche un
sorriso. Un sorriso speciale che mi convinse all'istante.
Mi avvicinai piano al fuoco che era acceso lì, poco distante
da lui. Mi avvicinai con quel sospetto tipico che a volte può
ferire un uomo speciale come lui.
Quella notte passò veloce e si impresse indelebilmente
nella mia vita. Sentii la storia speciale di un uomo.
Mentre le sue parole uscivano sicure io immaginavo le sue mani
forti, tozze, che accarezzavano l'anima della bimba che aveva
curato, fino all'ultimo respiro, dilapidando il patrimonio della
sua famiglia, vendendo le sue aziende. Aveva provato di tutto,
si di tutto, ma la piccola era volata via, leggera, anche se
quell'uomo speciale aveva cercato di trattenerla con tutte le
sue forze.
Faceva freddo quella notte. Un freddo che ti entra nelle ossa
e ti rallenta anche i pensieri.
Era un uomo speciale. Perché sapeva amare. Ma non di un
amore banale, no, di un amore che ti entra dentro fino alle ossa
e caccia il freddo via, lontano.
Alcune
sere d'inverno penso a lui intensamente perché da quando
non c'è più il freddo si fa sempre più vigliacco.
Il suo iride scuro si posa paterno a vegliare i giochi della
sua piccola ora. Loro giocano, al caldo, nei miei pensieri.
Osservo la luna, la sua luna, che da quando se n'è andato
sembra brillare di più per ricordarmelo. Di una luce speciale.
Perché non si può dimenticare un uomo speciale. |