Il (mirabilmente) folle, altamente lisergico Diario di Telemaco

UNA ORDINARIA DOMENICA DI PIANTO, SANGUE E PASSIONE

di Telemaco Pepe (6/4/2003)

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Durante il sonno, un sogno mi soffoca il respiro, mentre la notte scivola via affannosa,
violentata da un vento umido ed aspro, le finestre tremano, e soffi di scirocco taglienti
e invadenti strizzano le persiane, facendole "sanguinare" lasciando striature di grida
e dolore. All'interno del sogno, scorre lenta e maestosa, una insolita cerimonia, io ne
sono l'ignaro festeggiato; piango, sono impossibilmente commosso, le lacrime soppri-
mono una voce insicura, disconnessa, vibrante: parole incomprensibili, folla che ondeggia
decretando una struggente standing ovation, perdo totalmente il controllo delle mie
emozioni, il pianto sale, diviene possente, irrefrenabile, ho smarrito ogni contatto con
la realta', e sto vivendo, con rara passione e fatale disincanto, un sogno dentro un altro
sogno. ...le immagini si dissolvono a poco a poco, e divengono sempre piu' sfuocate....
non rimane ora che una fioca luce di candela morente, la cera cola e gli sguardi si
fanno scuri, imbarazzati, turbati, confusi, seviziati. Al mio risveglio apro i fradici occhi,
e vengo frustato dai raggi di sole, e' il mattino di una ordinaria domenica d'estate,
Luglio inoltrato... Ho perso me stesso per l'ennesima volta, e dovro' trascorrere
questo giorno di tribolante passione onde ritornare nel mio corpo e non abbandonarlo
piu'. Alzo la testa, avverto sintomi di nausea persistente, poi volgo lo sguardo sul mio
cuscino: due chiazze rossastre di sangue mi appaiono come lame di coltello inflitte
sul bianco piu' angelico che si possa immaginare... il mio naso si contrae, esce sangue
e non capisco il perche'... Ritagli di adolescenza passata si mischiano al rosso intenso
delle gocce di sangue che, ad una ad una, si stagliano sulle lenzuola blu-porpora del
mio letto-alveo, altro non sono che un fiume prosciugato dalla siccita'-assassina
di questa mattina d'Estate assurda e rovente, straziante e decadente.
Scendo giu' in Bleecker Street, ancora sotto i sintomi di un caleidoscopico malessere
che sembra seguirmi come un ombra spedita dall'Inferno... Mi imbatto in uno
scalcinato poeta, oramai sessantenne, di nome Scarborough: non sembra chiedere
carita', ma solo un pizzico di comprensione, prima di lasciar deliberatamente, con
dolcissimo, svenevole senso poetico, fluire la sua vita lungo il corso di un fiume
chiamato "incauta follia"... un treno diretto a folle velocita' verso un ponte che
non c'e' e che mai e' esistito... Accenna alla chitarra qualche antica melodia celtica, ed io sono
l'unico spettatore di questa singolare esibizione... i suoi canti si rivolgono alla dispera-
zione, ed invocano un prossimo, fatale smarrimento, uomini che hanno smesso di
credere, uomini che non sanno piu' piangere, uomini... uomini torturati dalla solitudine
"scolati" da una bottiglia, strozzati da chili di fumo ingoiati... fegato e polmoni stuprati
da eccessi che si susseguono all'infinito... la ritualita' feticista non conosce fasi
di arresto....... Egli infine canta di suo fratello, creatura ingenua ed uccisa dalla sua
stessa bonta'.... mori' nel corso di circostanze assurde... Aveva solamente 23 anni, il giorno
in cui scomparve... giace ora in una tomba spoglia, senza fiori, dimenticata e sepolta
dal cinico oblio del tempo, nessuna lacrima versata su quei cocci di lapide rimanenti...
nessuna madre e nessun fratello che possa dedicargli, su, attraverso il cielo, un pensiero di
immortale affetto ed incolmabile malinconia...
E mentre il Sole accentua una bastarda, tellurica cefalea, mi accingo a ritornare,
quasi senza piu' respiro, tra le mie inespressive, spettrali mura di stanza sepolta nel
buio a me piu' congeniale... ...prima di abbandonare la vista dei miei occhi, ancora umidi
di quel pianto, alle visioni di follia dipinte su quelle bianche, spoglie pareti...
E, tra il silenzio piu' assoluto ed inconvertibile, ricominciano a scendere, con disin-
volto calore, le prime lacrime, mentre nuove gocce di sangue si posano sull'angelico cuscino...
A te, fratello scomparso e dissolto nel tempo e nello spazio di questo cielo senza
ricordi, e senza pensieri...
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