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l'eco
di uno stretto passaggio in un piccolo paesino di mare alla fine
del secolo scorso, Brighton accesa di mille colori, in attesa
di affondare nel passato e risvegliarsi all'alba del nuovo millennio
rincorro strade di mercato impervie ed anguste, mute bancarelle
si accostano, poggiandosi sul mio sguardo, un soffio di gelido
vento e poi di nuovo brillano luci e mercanti, giocolieri ed
affabulatori, nomadi e mercantieri, nessuna disputa, nessuna
voce al di sopra delle righe, mi trovo qui, semplice complice
di uno squarcio di ordinaria esistenza
e quell'odore acre,
spiazzante emanato da giganteschi mazzi di fiori, accanto all'Abbazia
di Saint Ashbury, cosi' tagliente e spossante nella sua armonia
e bellezza visiva
vorrei che tutto questo venisse tramutato
in un immenso, abbagliante quadro dalla svenevole bellezza impressionista;
proseguo il mio irregolare cammino, mano nella mano con i miei
errabondi, vacui ripensamenti di folle anarchico incolpevolmente
schiavo di se stesso, soppresso dalla pazzia
ora, breve
frammento temporare: uno stupido pianto di nevrotica frenesia
davanti allo specchio, specchio graffiato dalla follia di antica
donna "martirizzata", assassinata dai mille amori falciati,
sepolta dalla disillusione e ricoperta di rimpianto, quel corpo dalla intatta bellezza solcato dalle cicatrici della gelosia, fuoco alto, imperioso, distruttivo, simbolo di efferato nichilismo e ingorda cupidigia. sporche, sgradevolmente dissonanti note di chitarra piangono un lamento-Blues di antica memoria, strizzano, lanciano strali strazianti, si contorcono, si smarriscono e si ritrovano senza che nessuno se ne accorga, mentre una giovane vergine viene assalita nel bosco del peccato da un maniaco sulla soglia del "bordo pericoloso" Gli assoli del folle guitar-hero vengono rovesciati sull'intontito, barcollante ed estatico pubblico, con la stessa, trucida potenza di lame di coltello vengono "dirette" con insospettato taglio registico sul corpo della giovane, nuda ragazza. Lei comincia a strillare, ma nessuno sente, mentre la chitarra vomita il suo dissenso urlando una lacerante, ingovernabile sofferenza stupro sul palcoscenico!! , e stupro ai piedi di una quercia ora macchiata di acido sangue la lama che persiste nel penetrare la pelle innocente di un fiore appena sbocciato ed ora immediatamente appassito morente, la chioma rosso-dorata che pende sulle radici dell'albero, involontario testimone di quel pianto straziato soffocato in pochi secondi dalla glaciale indifferenza di un uomo che mai ha osato amare ma che ha sempre saputo, con la medesima abilita', stroncare i sentimenti altrui. Glaciale, come la lama affondata nelle vene della giovane vittima il sangue dilapidato sembra mescolarsi con compatto orrore ai fili di erba illuminati dai filtri solari, creando un inedito, sconcertante contrasto tra due antitetiche visioni Il concerto e' terminato, ogni strumento e' stato sacrificato in nome dello spettacolo; il pubblico ampiamente sfamato ed ora traboccante di lisergia non ancora del tutto diluita, si lancia verso i propri Dei da venerare, e presto il sudore si mescola al tumulto della folla vociante incapace di trovare uno sbocco verso l'uscita Panico. I cocci della chitarra cinicamente stuprata, graffiata perpetuamente con il plettro d'acciaio, giace ridotta in briciole sul palco, defunta, dimenticata, e presto sostituita. Altro non rimarra' che una tenue, fioca luce volta ad illuminare, piangente, l'ultima, rabberciata corda chiaramente visibile, cosi' maledettamente raggomitolata su se stessa, prima che sopraggiunga una spettrale, soffocante, raccappricciante, inedita, definitiva oscurita'. Questo testo è depositato presso www.neteditor.it e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso, il quale, peraltro, ha autorizzato la pubblicazione su NuovoGPR, in data indicata in testa ed a mezzo e-mail. |