13:00
In riva ad un lago, in
quest'istante, vive un sasso che non ricorda quando è
nato. Probabilmente è molto vecchio e di certo il tempo
l'avrà levigato. E' stato morso da qualche bocca di cane
e sarà stato umiliato da milioni di suole. Insomma, la
classica vita di un sasso.
Non è piccolo ma non è più ingombrante di
tante altre terrene futilità.
Per quel che ne sappiamo ha vissuto una vita di stenti: il sole
brucia, la pioggia consuma, la neve pesa
le stelle no, quelle
no.
Negli ultimi vent'anni ha fatto ben poca strada: occhio e croce
saranno una quindicina di metri in linea d'aria. Un bambino,
nel'70, l'ha portato in mano per qualche metro, il bastone del
nonno l'aveva spostato solo di qualche millimetro. Che dire ancora?
Facile immaginare il resto: la noia. Insomma, una spiaggia di
sassi disturbata ogni tanto da qualche barca tirata in secca.
Sic Est.
E', è un sasso cieco e sordo, muto da sempre. E' ignaro
di tutto e tra le tante anche non sa che ad un solo passo da
lui c'è Walter, un ragazzo che sta riempiendo gli occhi
con l'acqua del lago e che sembra quasi li asciughi al sole:
calzini stesi che immobili respirano il vento delle onde dense
e delle persone che passano lente.
Ma torniamo al sasso
Dai, ti dico com'è fatto. Quando è bagnato sembra
una perla ma ora è nero, nero opaco, tondo e ben fatto.
Quanto potrà mai pesare? Non so, davvero. Peserà
quanto un paio di sassi grandi la sua metà e questo è
un dato di fatto.
E' sasso di un importante lago ma lui non sa che c'è da
esserne fieri.
Già, è un lago che si atteggia fiero come un oceano
sterminato
del resto, se basta una goccia per dire pioggia
perché un lago non dovrebbe chiamare collega l'acqua che
resta?
Già, già. Ma perché parliamo di una pietra?
Perché in riva al lago, in quest'istante, la vita di quel
sasso sta per cambiare e sta a noi rimanere a guardare.
Walter osserva il cielo che veste la schiena dell'acqua mentre
mangia la mela. Vuole consumare un pranzo leggero per poi tornare
subito a nuotare. E dire che ha fame.
Che supplizio è l'attesa quando la mela si vorrebbe dividerla
con Eva.
Sbuffa. Rovista nello zaino in cerca del suo orologio.
12.45
si guarda tutto intorno e poi ricontrolla le lancette.
12.45
strano, non è mai stata in ritardo, non di
un'ora di certo.
12.46
12.46
quanto lento è il tempo quando ha voglia di
farsi pregare.
Eva calcola il traffico e lo moltiplica per il ritardo. E' di
fretta. E' ferma ad un semaforo. Guarda dei piccioni su un tetto.
Sotto il palmo della mano ha un piccolo orologio che le copre
un polso bianchissimo.
12.57
quanto veloce è il tempo quando ha voglia di
farsi inseguire.
12.57
Walter si alza in piedi di scatto. E' nervoso. Ha
paura che lei non verrà. Ieri hanno litigato. Lui deve
partire. Lei deve capire.
Occhio al sasso!
Walter raccoglie da terra una pietra nera, nero opaco, tonda
e ben fatta. La lancia in aria con poca forza e il sasso ritorna
sul suo palmo aperto. Tre dita lo stringono e lo lanciano in
acqua. Cade lontano. Ploptf!!
Anonima esistenza, dignitoso lamento inespresso e poi Giotto
in un momento. L'hai visto anche tu quel sasso che gettato nell'acqua
diventa compasso di concentrici cerchi perfetti?
12.59
E lei non arriva
In fondo ad un lago,
in quest'istante, vive un sasso. A vederlo diresti che è
una perla nera grande quanto due sassi di mezza grandezza: anche
questo è un dato di fatto.
Walter sbuffa: non sa che Lei sta per arrivare.
E' imprevedibile la vita di un sasso
figuriamoci la sua.
13:00 |