Il (mirabilmente) folle, altamente lisergico, diario di Telemaco

NELLA TERRA DI NESSUNO

Memoria quotidiano di un inqualificabile bohemien

di Telemaco Pepe (20/12/2002)

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Giu' in fondo al corridoio, spalle attaccate al muro, freddo sudore cronometra la mia rabbia di spossato maledetto bohemiène acciaccato dai suoi ricordi di sussulti e grida mai ascoltati e compresi da nessuno, pazzo alcolizzato di mente, reduce da guerre contro se stesso, avrei voluto piangere mille volte ed invece sono MORTO mille volte, senza che nessuno avesse mai osato abbordarmi e chiedermi perche' ero in quello stato o la semplicita' di un urgente e mai pretenzioso "come stai", "che cosa hai fatto oggi", perche' sono qui e perche' tu sei qui, gli altri mi vedono ed io mi dipingo solo schiacciato dai muri, muri di palazzine senza uscita, risucchiato dalla "Terra di Nessuno", un attimo di feroce invidia ed il successivo secondo mi ritrovo schiavo del suo sguardo, di ogni sua millimetrica movenza, la mia mente diviene una fogna in grado di inghiottire qualsiasi palpito, qualsiasi sensazione, qualsiasi vibrazione.
Qualsiasi dolore.
Malata, "corrotta" fantasia che mi vuole segregato nel mio acido sogno di libertino guastatore, liberta' di giovane represso e sodomizzato dalla visione di effusioni altrui, scaglie di un tempo per me ora solo sinonimo di polvere, polvere e muffa. Il caldo abbraccio di un sorriso femminile e' l'Eden di un conforto mai trovato, ed ora sempre piu' lontano. Di tutti gli incontri, io sono sempre il meno importante, di tutti gli episodi, sempre l'ultimo, l'ultimo stoico contestatore quasi in ginocchio, mentre la luce dell'aula si spegne, e gli studenti ritornano a casa dopo essere stati sfamati dalle proprie dolci meta', momento di cosi' travolgente pathos, mentre il giardino inespressivo si pone in contrasto con i loro idilli e con la mia figura di losco solitario in vana e patetica attesa di un bacio o di un abbraccio che non sono altro che la mia malattia. Continui refrains di carillon leggermente scordati adornano le fredde strade di citta', cerco ossessivamente un pretesto per non poter continuare il cammino, mentre volteggio
da un mentre all'altro in un vortice di dissensi, controsensi e contorsioni di chi non attende altro che uno straccetto di carta sul quale far riposare i propri versi di sadico sporcaccione insolente e talvolta insano e crudele. Un sedere di ragazza appena scontratosi con il mio sadico sguardo millantatore e dissuadente vorrei possedere anche solo per 5 minuti di sfrenato, desolante amore, per poi ricacciarla sulla strada... un secondo, un solo bastardo secondo ed ella si e' subito tramutata nell'ennesima memoria erotica collezionata, memoria da custodire gelosamente lungo il percorso di ritorno verso casa.
Il tempo mi ha detto, il tempo mi ha fermato, il tempo mi ha consigliato, ma io ho disubbidito al tempo, ed ora lui mi sta rubando, mi sta frustando, mi sta sulle spalle come un avvoltoio pronto a cibarsi delle carni di un defunto, pronto a cogliermi in fallo per dirottarmi verso la follia piu' prossima. Risvegli bagnati, sudore incostante, incubo costante, corpo irraggiungibile, pace inquinata, rumori assordanti, cibo disgustoso, amici scostanti, amore col vuoto, amore con me stesso.
Inqualificabilmente bohemiène.
Inqualificabilmente Io.
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