AnchePOESIA

UN VIAGGIO UNA VITA

di Simona Frattini

Commento all'articolo


Vivono, in me
due nature contrastanti
la normalità
in mezzo!
La normalità è inutile!
Tutto sembra così
FALSO
Giocherò finché posso.
Poi ve la darò vinta.
Le forze non sono infinite
io neppure, purtroppo.
Vivrò una vita che non vorrei .
La pazzia e la normalità
in un vortice spaventoso.
Tutto è confuso e meraviglioso.
A volte tremendo.
Vivere diviene un vizio
che nessuno può toglierti.
Amare, una ragione.
Pensare,
un passatempo interessante.
La realtà è che il tempo disponibile
per ciò che si desidera davvero
è sempre scarso.

 

 

 

 

 

 

 

Avevo fatto, tanta, troppa strada ed ora quella lettera, mi sembrava un immeritato pugno in faccia. Non conoscevo bene l'inglese, ma ero riuscita a tradurre benissi-mo, quello che la puttana svedese, come allora la consideravo, aveva scritto al presunto mio ragazzo. Lei era stata fin troppo chiara; avevo in testa un bel paio di pesanti corna! L. parlava di A. e conosceva cose che solo chi ha l'immeritata sfiga di dormirci insieme può sapere. (Non scriverò, in questa storia i nomi per intero, non serve ai fini della narrazione e il mio messaggio giungerà ugual-mente ai veri destinatari, che si riconosceranno con facilità nelle mie parole) Ero lì, in quella casa di Rue des Etuves, abitata, avevo scoperto, da due libertini impenitenti(non ho nulla, intendiamoci, contro la categoria in sé, ma in questo caso concedetemi almeno un leggero disappunto nello scoprire che chi amavo ne faceva parte)e non avevo la benché minima idea su come avrei dovuto reagire all'"entusiasmante scoperta". Volevo soltanto tornarmene da dov'ero venuta e concedermi almeno un mesetto di sana e giustificata disperazione, ma non avevo franchi per comprare il biglietto e le lire le custodiva A. , che fungeva da cambio all'occorrenza, ed era uscito per andare all'università. Mi sentivo in gabbia , con il cuore, o quello che ne rimaneva, rosicchiato dalla tristezza, dall'umiliazione, dall'orgoglio, che se avesse potuto parlare, in quella occasione, avrebbe sicuramente urlato. Riposi quello schifo di lettera, sì perché la svedese oltre che troia era pure negata come scrittrice, accesi lo stereo e mi sedetti, ad ascoltare Alanis con la sua bellissima "Ironic". Non fu necessario attendere a lungo. Lui entrò sorridente, perché nel suo piccolo mondo del cazzo, fatto di falsi equilibri e scopate fortuite, non era cambiato nulla. Io no, io non sorridevo, tremavo e basta, perché ormai un ennesimo castello , costruito su fondamenta malsane, mi era crollato addosso, per sempre. Lo guardai negli occhi, con una calma che non si addiceva alla situazione: "Non hai nulla da dirmi A. ?"(So di non aver formulato una domanda pertinente, ma facevo veramente fatica a mettere in fila i pensieri)e lui , con un'espressione da ebete che non mi aveva , fino ad allora mai mostrato "No,