Il 1° maggio, nel
suo primo discorso dedicato alla sicurezza nazionale, il presidente
statunitense George W. Bush ha confermato la sua intenzione di
realizzare un sistema monovettore "per intercettare i missili
avversari a metà del loro cammino transcontinentale o
al loro rientro nell'atmosfera" vale a dire quel sistema
di difesa contro attacchi missilistici noto come "scudo
spaziale" già proposto da alcuni dei suoi predecessori.
E nel dare l'annuncio - anche per non irritare la Russia, la
Cina e molti paesi europei contrari a tale iniziativa, come vedremo
- ha informato sull'avvio di una serie di strette consultazioni
con tutti sia a mezzo di telefonate sia con l'invio in Europa
e Asia di delegazioni di suoi rappresentanti incaricati di illustrare
i particolari dell'iniziativa.
La storia dello "scudo"
Nel 1967 il presidente
Lyndon Johnson propose un programma antimissilistico denominato
"Sentinel" e derivato dal Nike-X per intercettare,
ignorando la minaccia sovietica, solo i missili che la Cina aveva
appena acquisiti.
Nel 1969 Richard Nixon recò sostanziali mutamenti ai progetti
di difesa missilistica degli Stati Uniti in quanto da una difesa
selettiva delle postazioni dei vettori ICBMs (InterContinental
Ballistic Missiles) mediante intercettori a corto raggio pervenne
alla ratifica con Mosca del "trattato sulla limitazione
di sistemi antibalistici" (Trattato ABM) firmato a Washington
il 26 maggio 1972, dopo la fine della guerra fredda, con il quale
le due potenze rinunciavano ai sistemi di difesa antimissilistica
- cioè ai sistemi idonei a controbattere i missili balistici
strategici o elementi di essi (testate di guerra) durante la
loro traiettoria di volo e costituiti da missili intercettori,
vettori di lancio e radar - puntando sul fatto che una maggiore
vulnerabilità di entrambe le parti avrebbe allontanato
il rischio di una guerra nucleare.
In altre parole si eliminava la difesa missilistica in un contesto
generale di accordo sulla limitazione delle armi strategiche
offensive di cui al Trattato SALT I (Strategic Armaments Limitation
Talks).
L'ABM, nel 1974, venne poi modificato in senso diminutivo da
un protocollo integrativo.
Intanto gli USA avevano messo a punto un sistema di difesa anti
ICBM, derivato dai precedenti sistemi citati, denominato Safeguard
e reso operativo il l° ottobre 1975, alla cui funzionalità
contribuiva la catena radar strategica BMEWS (Ballistic Missile
Early Warning System) dispiegata dall'Alaska alla Groenlandia
e da questa alla Gran Bretagna.
Circa dieci anni dopo seguì il progetto proposto il 23
marzo 1983 da Ronald Reagan con la sigla SDI (Strategic Defense
Initiative) - progetto da lui preconizzato già due anni
prima quando in un discorso del settemhre 1981 aveva detto che
occorreva "passare dall'attacco a terra alla difesa nello
spazio" - volto a creare un sistema di difesa spaziale dotato
di satelliti intercettori e distruttori di ogni minaccia nucleare
proveniente sia da missili balistici sia da bombardieri soprattutto
sovietici. Progetto che divenne presto noto con il nome di "Star
War".
Da quest'ultimo è derivato l'attuale programma per uno
scudo spaziale denominato "National Missile Defense"
(NMD) del quale gli Stati Uniti intendono ora dotarsi, e che
potrebbe essere operativamente completato nel 2010, programma
appoggiato a suo tempo anche da Bill Clinton che tuttavia lo
intendeva come uno "scudo" di un centinaio di missili
rischierati nell'isola di Shemya in Alaska, cioè una difesa
missilistica limitata basata su un sistema integrato di avvistatori
radar e di satelliti.
Si è pensato anche di cambiare la denominazione NMD (Difesa
missilistica nazionale) a GMD (GlobaI Missile Defense) dando
così sostanza al concetto di una "entità supersovrana"
mondiale (polo USA-Europa-Giappone).
Nel settembre 2000 il presidente Clinton, ormai alla fine del
suo mandato, lasciò ogni decisione sullo "scudo"
al suo successore ottenendo un plauso corale da Russia e Europa
che, come vedremo, nutrono molte perplessità e preoccupazioni
su di esso.
Ma Bush, che già nella campagna elettorale l'aveva promesso
agli Stati Uniti, una volta eletto ha subito detto di voler proseguire
nel progetto dello "scudo" annunciando successivamente
(febbraio 2001) di rinunciare a buona parte delle armi nucleari
di distruzione di massa (attualmente gli USA hanno 7.519 testate
nucleari installate su missili posizionati a bordo di sottomarini
o di bombardieri e l'intento sarebbe di portarle a 2.500-2.000)
per conseguire notevoli risparmi da dedicare alla realizzazione
dello scudo spaziale antimissile, realizzazione definitivamente
confermata lo scorso 1° maggio, come abbiamo visto, dal neo
inquilino della Casa Bianca.
E' da evidenziare che
gli Stati Uniti, nel tempo, hanno comunque proseguito la sperimentazione
del missile anti ICBM basato sul principio delle armi spaziali
a energia diretta (DEW, Direct Energy Weapons) utilizzanti raggi
laser; raggi X e raggi di particelle e su quello delle armi a
energia cinetica (KEW, Kinetic Energy Weapons) per l'intercettazione
delle testate di guerra prima del loro rientro nell'atmosfera,
ma le tre prove di intercettazione fino ad oggi effettuate non
hanno avuto, come vedremo, un esito completamente positivo.
Recentemente, infine, era stato annunciato che l'amministrazione
Bush aveva un nuovo approccio" alla difesa anti-missile:
il progetto non veniva più chiamato NMD ma MD (Missile
defense) e la caduta della N - oltre che cambiare l'impressione
che gli Stati Uniti pensassero a proteggere solo sé stessi
- significava che Bush puntava ad un progetto più ampio,
capace di proteggere non solo il territorio degli USA ma anche
gli interessi nazionali del paese in ogni altra parte del mondo,
come le truppe rischierate fuori confine, nonché gli alleati
della Nato e del Medio Oriente.
E' infine da sottolineare che è allo studio anche un'alternativa
allo "scudo spaziale" globale costituita da un sistema
di difesa regionale da teatro con razzi e laser su navi ed aerei
(vicina alla proposta avanzata in varie occasioni dal presidente
russo Vladimir Putin di creare uno scudo europeo alternativo
rispettoso del trattato ABM attraverso una cooperazione multilaterale
per una "forza antimissilistica mobile e non strategica")
che non prevede quindi l'uso di missili antimissili strategici
e pertanto non violerebbe il trattato stesso.
Aggiungiamo che la differenza tra lo "scudo spaziale"
americano e la proposta russa consiste nel fatto che il primo
prevede una risposa difensiva nella fase di caduta dei missili
attaccanti (contraria al trattato ABM) mentre la seconda si basa
sull'attacco ai missili nemici nella loro fase di partenza.
Secondo Bush, oggi lo "scudo spaziale" è inteso
come deterrente per proteggere gli USA ed i suoi alleati da possibili
attacchi da parte di una ventina tra stati terroristi" (definiti
anche stati "furfanti", "canaglia", "preoccupanti"
o "turbolenti e instabili") come Iran, Iraq, Corea
del Nord, Libia (ma anche India e Pakistan) ed organizzazioni
terroristiche (come quella guidata da Osama Bin Laden) dotati
di armi balistiche o che sono in procinto di dotarsene.
Lo scudo, come è stato sottolineato in varie occasioni
informali e nei contatti tra specialisti della difesa delle due
sponde dell'Atlantico, potrebbe essere esteso all'Europa e gli
europei avrebbero facoltà di parteciparvi.
Come funziona lo "scudo
spaziale"
(vedi disegno in testa)
1) Da una base missilistica
di uno dei possibili avversari viene lanciato l'ordigno da attacco;
2) il missile attaccante, finita la sua fase propulsiva, libera
le testate, di cui alcune false, che porta nell'ogiva;
3) le testate si dirigono verso l'obiettivo seguendo una traiettoria
parabolica;
4) i satelliti da osservazione posti in orbite alte e basse -
come i DSP (Defense Support Program -4a) oggi già posizionati
nello spazio ed i più avanzati SBIRS (Space Based InfraRed
System - 4b) ora in costruzione - scoprono il lancio dei missili
5) intanto anche i radar della difesa (EWR - Early Warning Radar
- 5a negli USA per telemetria alla massime quote e distanze,
5b nelle Haway per valori medi e 5c nell'atollo di Kwajalein
delle isole Marshall nel Pacifico per valori minori - in grado
di rilevare le testate nemiche in arrivo, di seguirle e di distinguere
le vere dalle false e scoprire così quelle da colpire)
monitorizzano il volo del missile e delle testate inviando i
dati ad un centro di controllo situato presso il Comando integrato
americano-canadese per la difesa aerea del Nord-America (NORAD)
a Colorado Spring;
6) il centro ordina alla Vandenberg Air Force Base in California
il lancio dei missili intercettori GBI (Ground-Based Interceptor)
recanti nell'ogiva i veicoli robotizzati EKV (Exoatmospheric
Kill Vehicle - veicolo killer esoatmosferico) detto semplicemente
"kill", lungo 1,3 m e pesante 50 kg;
7) gli EKV rilasciati dai missili GBI individuano le testate
vere distruggendole per impatto diretto.
Le testate eventualmente
sfuggite agli EKV possono essere affrontate anche da altre difese,
previste anche per contrastare missili a medio o breve raggio,
comprendenti:
8) armi laser aerotrasportate (Airborne laser) montate su aerei
B747 che volano a 40.000 piedi di quota;
9) difesa navale di teatro (Navy Theaterwide - NT e Navy Area
Defense - NAD) costituita da missili a tre stadi lanciati da
navi fin oltre l'atmosfera;
10) Thaad (Theater High-Altitude Area Defense) con missili aria-aria
d'alta quota posizionati su veicoli terrestri semoventi dislocati
anche in paesi alleati;
11) Meads (Medium-range Extended Air Defense System) con missili
per le medie quote lanciati da rampe mobili;
12) sistema Patriot PAC3 (Patriot Advanced Capability) per la
difesa a quote medie e basse, versione aggiornata del noto missile
antimissile impiegato anche nella Guerra del Golfo.
Gli esperimenti
Per verificare la fattibilità,
efficacia e convenienza dello "scudo" sono stati previsti
complessivamente diciannove esperimenti via via sempre più
complessi e sostanzialmente basati su:
a) un bersaglio, costituito da un Minuteman II, che viene lanciato
dalla base Vandenberg;
b) esso libera nello spazio una testata simulata accompagnata
da un'esca (un finto bersaglio costituito da un pallone gonfiabile
che simula una vera testata e che dovrebbe ingannare l'intercettore);
c) la testata inizia la sua discesa sul. Pacifico dopo aver raggiunto
una quota di oltre 5.000 km;
d) dopo circa 20 minuti dal lancio del Minuteman, dall'atollo
di Kwajalein a circa 7.000 km di distanza dagli USA, viene lanciato
il missile intercettore che sale nel cielo e dopo pochi minuti
libera nello spazio l'EKV:
e) l'EKV, guidato da un sistema all'infrarosso, inizia la caccia
che dura 7 - 8 minuti;
f) l'EKV si avvicina al bersaglio, che deve riconoscere evitando
l'esca, e lo impatta facendolo disintegrare per effetto dell'enorme
energia cinetica sviluppata da una collisione a 24.000 km/h ad
una quota di circa 250 km.
Come abbiamo accennato
gli Stati uniti hanno già effettuato tre esperimenti in
materia.
Il primo ha avuto luogo il 2 ottobre 1999 con l'intercettore
che è andato a segno ma con il verificarsi di diversi
inconvenienti sia al radar di tiro sia al sistema di ricerca
del missile "nemico".
Il secondo, avvenuto il 19 gennaio 2000, prevedeva che l'incursore
venisse avvistato dai satelliti d'allarme situati a 36.000 km
di quota che hanno inviato i dati al centro di sorveglianza di
Colorado Spring e al Comando e controllo situato a Kwajalein.
Il missile intercettore ha però mancato il bersaglio.
Il 7 luglio 2000 è fallito anche il terzo test (mandando
così in fumo oltre 200 miliardi di lire, tale il costo
dell'esperimento). Il Minuteman II, che questa volta viaggiava
ad una velocità molto inferiore a quella di un vero missile
nemico sulla stessa traiettoria fra la California e Kwajalein
dei due precedenti esperimenti, è stato si intercettato
(il sistema di comando e controllo, i satelliti di sorveglianza
e i radar di tiro hanno funzionato perfettamente) ma il "Kill"
non si è staccato dall'intercettore.
Lo stato attuale del
progetto ed il suo costo
Oltre agli esperimenti
che abbiamo ricordato è da dire che i primi appalti sono
già stati aggiudicati a varie aziende statunitensi specializzate
nel settore degli armamenti come la Raytheon (per lo sviluppo
di sistemi di localizzazione dei missili e stazioni radar ad
alta potenza), Lockheed Martin, Boeing Space and Communication
(per lo sviluppo e le prove dei sistema anti-missile), General
Dynamics, Litton e TRW Inc. (per la costruzione di stazioni di
comando).
Il 25 gennaio 2001 l'US Air Force ha realizzato con successo
assieme a tre ditte appaltatrici (Lockheed Martin, TRW e Boeing)
il collaudo in laboratorio degli apparati ottici di cui dovrà
essere dotato il sistema dello scudo spaziale antimissile a raggi
laser aeroportato o collocato in orbita su satelliti artificiali.
E' da sottolineare che, da quando Reagan avviò il progetto,
gli Stati Uniti vi hanno già speso più di 57 milioni
di dollari, che le previsioni attuali indicano in altri 50-60
miliardi la cifra necessaria al suo completamento e che l'attuale
titolare del Pentagono ha chiesto al Congresso di aggiungere
al bilancio per la difesa circa 25 miliardi di dollari per i
prossimi sette anni dei quali 2,3 miliardi destinati proprio
allo scudo spaziale.
Le perplessità
e le preoccupazioni degli altri Paesi
In Europa si teme di
veder saltare il principio del "rischio condiviso"
che per decenni è stato alla base della dottrina militare
e di sicurezza della NATO in quanto un'America al sicuro da attacchi
missilistici potrebbe non avere più lo stesso entusiasmo
di prima nel garantire la sicurezza atlantica.
Mosca, e non solo lei, come abbiamo rilevato, lo considera una
violazione al trattato ABM del 1972, trattato che comunque Bush,
nel suo primo discorso sulla sicurezza nazionale e riferendosi
al mutato contesto internazionale avvenuto da allora, ha definito
"da ripensare perché non riconosce la situazione
attuale e non indica il futuro. Rappresenta cioè il passato"
precisando che le sue parole non sono "una denuncia unilaterale"
ma il richiamo ad "un lavoro di equipe per rompere con il
passato e adeguarlo ai nostri tempi.
Nell'agosto 2000 un rapporto sulle "Risposte internazionali
al sistema di difesa missilistico nazionale USA" preparato
dai servizi informativi statunitensi sottolineava che lo "scudo"
potrebbe provocare il riarmo nucleare cinese, portando Pechino
a decuplicare il suo attuale arsenale di 20 missili balistici
e Mosca a rimontare testate multiple sui suoi missili intercontinentali
in spregio allo Start II (è da ricordare in proposito
che la Russia ha recentemente sviluppato un nuovo missile intercontinentale,
il Topol M-10).
Pur se in più occasioni gli USA hanno rassicurato i propri
alleati europei sul progetto, affermando che esso non è
diretto contro la Russia e che gli alleati stessi - come del
resto ha confermato Bush il l° maggio - saranno sempre consultati
in materia di difesa antimissili, le perplessità della
Francia, che teme soprattutto una ripresa della corsa agli armamenti,
sono condivise anche da Norvegia, Italia, Belgio e Germania mentre
il governo della Gran Bretagna ha dichiarato invece nell'estate
scorsa che potrebbe mettere a disposizione dello "scudo",
riconvertendole opportunamente, la grande base radaristica di
Fylingdales nello Yorkshire settentrionale ed il centro di comunicazion
di Menwith Hill (una possibilità questa che, appena annunciata
da un portavoce di Blair, portò il Parlamento di Londra
a chiedere a Blair stesso di respingere il progetto antimissile
USA).
Ed è ancora da dire che nel marzo 2001, altre fonti americane
hanno data come possibile la partecipazione del Canada all'iniziativa
statunitense di difesa antimissile ricordando che tale Paese
fa già parte del citato NORAD.
Tra le nazioni favorevoli al programma statunitense è
anche l'Australia che lo ha appoggiato senza riserve.
L'Unione Europea guarda con diffidenza al progetto in quanto
potrebbe aumentare le tentazioni isolazionistiche degli USA e
spingere la Russia a rallentare il ritmo dell'avviato disarmo
nucleare previsto dai trattati START II e III. E, infine, preoccupazioni
in merito sono state espresse anche dal segretario generale dell'ONU
Khofi Annan che teme il rischio di una nuova corsa al riarmo
nucleare. |