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DELITTO PERFETTO

di Italo Papini

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Era la sua unica occasione.

Da tempo, mesi ormai, accarezzava in segreto quello che a molti poteva sembrare una utopia, un sogno irrealizzabile, ma che a lui sembrava soltanto una occasione da non perdere, un azzardo senza rete che portava con se il gusto della conquista e del delitto perfetto.

Era da due ore che se ne stava immobile dietro la tenda, con alle spalle la finestra ben chiusa. La finestra che dava sul cortile era sempre stata la sua preferita, dall’inizio, da quando aveva visto la casa per la prima volta. Era una finestra larga e quasi sgraziata, di quel legno scuro annerito dall’uso e dal tempo. I vetri erano sempre leggermente schizzati a causa forse della brezza che arrivava fin lì dal mare, che spingeva i suoi afrori fin nell’interno, come se cercasse di prender possesso della terra ferma. Al di là del vetro c’era sempre stata una stanza inaccessibile, resa invisibile e inviolabile da una spessa tenda, di un grigio topo che strideva, quasi urlava come allarme agli sguardi indiscreti.

Ma oggi era dentro. Dal di dentro tutto aveva un’altra prospettiva, una visione d’insieme con i ricordi del fuori, che immergeva i suoi sensi in una sorta di minestrone avvolgente, appiccicoso e nello stesso tempo gustoso, che gli faceva godere di quel luogo fino ad allora non alla sua portata.

Il tempo scorreva senza darsi pensiero, inconsapevole della passività a cui erano costretti gli umani davanti al suo incedere sicuro e senza sentimenti. Il tempo in fondo è come un baco, un vermetto che si arrampica senza ritegno, senza vergogna su ogni sentimento, su ogni azione buona o cattiva, su ogni pensiero, senza darsi pena per ciò che mangia o che calpesta. A lui tutto è dovuto e ancora nessun nemico è riuscito a sconfiggerlo.

Non arriva ancora.

Ancora.

Ancora poco e si sarebbe liberato una volta per tutte da quel senso di triste angoscia, di disperazione. Era pericoloso, daccordo, ma necessario. La situazione meritava una immediata risoluzione, non importa a quale prezzo, ma la cosa andava strappata alla radice, distrutta, evitare di continuare su quel binario, impossibile, da ricatto morale, da assassinio premeditato, da certa, certissima fine. La sua.

Per poter evitare la sua distruzione doveva fare qualcosa. Era lì per questo. In attesa. Fermo. La tenda respirava con lui. I cordoni che servivano ad aprire e chiudere quelle cascate di stoffa grigio topo avevano le sembianze di rettili pronti all’attacco, in quella penombra, in quella semi oscurità, in quel buio interiore in sui si trovava. Immerso. Immenso. Immobile.

La stanza trasalì insieme a lui quando un piccolo rumore, una chiave che girava nella toppa, invase il silenzio immoto del luogo.

Eccola. E lui era pronto. Dietro la tenda. Il delitto perfetto.

Si accese la luce, quella grande in mezzo alla stanza e tutto prese vita. Il tavolo al centro, con il portacenere di legno e cristallo e il vaso basso con "tre fiori tre", perchè tre è il numero perfetto, garofani bianchi. La libreria che prendeva tutta una parete scoppiava di libri e videocassette, album di fotografie, con la vetrina centrale che lasciava intravedere bicchieri e caraffe, quelli belli, del servizio buono. E la tv, spenta e minacciosa, in attesa di appropriarsi dell’attenzione di lei, con lo spolverino lanciato all’attaccapanni..... mancato.

La tv, un pò di pazienza e la tv sarebbe stata la sua migliore alleata. La poltrona, quella da posizione fetale, da rannicchiamento catodico, da estasi visiva, dava proprio la spalliera alla finestra, quella con le tende grigio topo. Proprio alle spalle.

Via le scarpe e finalmente a piedi nudi. Il parquet ha questo di positivo, che in ogni stagione è pronto per essere camminato a piedi nudi, mai troppo caldo e mai troppo freddo. La camicetta sbottonata a metà e i pantaloncini corti della tuta al posto della gonna d’ordinanza che portava al lavoro.

Il telecomando, la poltrona, la tv. Con le gambe ripiegate sul lato destro, la schiena ben sprofondata nella comodità della poltrona, l’indice sulla tastiera del telecomando.

Un lampo. La tv prende vita. "..... indagato per corruzione ed appropriazione indebita....."

La tenda si mosse impercettibilmente. Era pronto e cominciava a muoversi. Era il momento.

Il delitto perfetto, pensò, stava per compiersi.

Una liberazione, un paradiso insperato dopo mesi di inferno, la fine dell’incubo, la fine di quella vita.

Si spostò verso la sua destra, verso il centro della finestra, dove la tenda si divideva.

"..... nonostante la campagna di informazione continuano gli incidenti del sabato sera...."

Scostò con la mano destra la tenda e rimase per un attimo allo scoperto, dietro ma leggermente alla destra della poltrona.

"..... nuove agitazioni dei cobas dei controllori di volo....."

Si abbassò per rimanere coperto dalla spalliera della poltrona, ad un metro da lui.

"..... anche il primo ministro inglese, rispondendo ad un corrispondente......"

Si stava avvicinando lentissimamente, pronto a scattare, a terminare l’opera.

"......calcio d’estate: il Milan si presenta all’appuntamento con la formazione....."

Scattò in piedi come fosse stato morso da una tarantola e con un balzo si pose davanti a lei, tra il suo sguardo e la televisione.

E la baciò.