Cultura - PrimiPASSI

MALANDATO CUORE

di Luca

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Era notte. Una nebbiosa notte d’aprile. Nel porto l’acqua galleggiava umida. C’era odore di sale e il faro ululava silenzi.
Il faro gli sbatteva la sua antichità in faccia. Tutta in una volta. Tutti in quel …uuuuuuuh.….uuuuuuuuh…
Le gloriose rotte fenice, le feroci galee romane, Cartagine, Tiro e Atene…tutte in quel uuuuuuuh.
Si sentì un nodo alla gola. Qualcosa d’amaro dallo stomaco in su per l’esofago, impigliato nella gola.
Lo ammazzò con un bel sorso di grappa.
Cacciò fuori dalla bocca una vampata di vapore e portò le mani nelle tasche della vecchia giacca infeltrita, cercando le sigarette.
Nel rovinato pacchetto gliene erano rimaste solo tre. Inarcò le sopracciglia in un piccolo movimento sconsolato e se ne apicciò una.
Ascoltava il lento cullarsi della notte nell’acqua bagnata di stelle gialle.
Pensò ai suoi amici di quand’era ragazzo. A tutte le donne che ebbe. Alla felicità. Al bruciare dei suoi anni verdi. Alle scopate furenti, al languido, caldo, perso carezzarsi di due corpi giovani ed innamorati.
E il porto continuava ad ululare, Cristo.
Ululava come la morte. Come una soffocata anima alle porte dell’inferno.
Prese la propria d’anime in spalla e andò verso casa.
Calpestava la sua ombra curvo e infreddolito.
Passò davanti al pub “Barba Blu”, ch’era lì a due passi dal porto.
Buttò un occhio ai vetri delle finestre trasudanti vapore.
La musica alta e le risa arrivavano sin fuori.
Stava ormai passando il pub quando sentì una gran voglia di farsi un bel boccale vontante birra.
Si decise così ad entrare. Nascose la grappa sotto una siepe e aprì la porta. Una calda vampata lo accolse.
Andò al bancone e ordinò la birra. Tirò fuori qualche ingrovigliata banconota e pagò.
Si girò e guardò attorno. C’era un gran casino gioioso.
Un gruppo di ragazzi sembrava particolarmente ubriaco.
Il vecchio si avvicinò boccale in mano ad uno di loro che fumava una sigaretta, gli fece un cenno
"scusa ce l’hai mica una sigaretta?"
"no guarda è una canna, se vuoi ti posso offrire due tiri di questa…"
Il vecchio accettò e prese a fumare la canna. Erano molti anni che non ne fumava più una, ma da ragazzo ne fumò parecchie.
Alla prima boccata riconobbe il sapore
"Mmh marijuana!"disse
"Eggià. Buona eh, nonno?"rispose il ragazzo "ma è la prima che ti fumi?"
"No alla tua età ne fumavo parecchie. Cazzo i miei bei tempi!"
"Dai non ti stare a strusciare col passato"
"Oh ma chi è il nonno?" interruppe uno del resto della combriccola
"Vara è forte"rispose l’interlocutore del vecchio "fuma anche, il nonno!"
"Sono vecchio, cazzo, ma pure a me piace divertirmi!"
Il ragazzo si girò dall’altra parte, avvolse deciso ma delicato col braccio una ragazza e la baciò forte. Il vecchio la vide solo ora. E un tonfo come di mortaio gli rintronò nel malandato cuore. Era bionda, bellissima ninfa. E gli occhi…bolle di chiarore d’un azzurro languido. Cristo. Era la grazia fatta carne…ed era così simile a una sua vecchia fiamma…lo stesso sguardo elettrico…lo stesso pietrificante sorriso…
Il ragazzo disse qualcosa nell’orecchio della ragazza che si alzò. Strizzò l’occhio al vecchio e gli fece cenno di seguirla fuori.
Il vecchio temendo uno scherzo passò lo sguardo su tutte le facce della combriccola cercando qualche accenno di risata. Ma nessuno se ne curò. Solo il suo interlocutore alzandosi per andare a farsi un altro bicchiere al bancone, gli batté la mano sulla spalla, dicendogli:
"Cazzo aspetti?!?"
Il vecchio solo allora si alzò, e sentendosi maledettamente impacciato camminò fino a fuori.
Lei era lì ad aspettarlo ritta e magnifica. Piena dei suoi diciott’anni. Gli sorrise e lo prese per mano…quella giovane pallida mano in quella callosa e vissuta manona…
"Ho imboscato una boccia di grappa sotto una siepe, la prendiamo, vuoi?"disse il vecchio e lei fece cenno di sì.
La raccolse, si fece un bel sorsone e gliela passò.
"Andiamo su da te?"chiese lei
"Cazzo, come no!"
Baciandosi e ridendo salirono le scale di casa. Il vecchio infilò le chiavi ed entrarono.
Si tolsero le giacche e le buttarono sull’attaccapanni, lui la prese per mano e la porto in camera.
Presero a baciarsi morbidi. Si spogliarono piano. Poi lui si stese e lei sopra.
Presero a farlo, e la luna bianca dalla finestra le illuminava d’ombre il viso.
Lei lo carezzò e movendosi tutta prese a baciarlo sospirando, sotto l’orecchio.
"Sono la Morte"gli parve di sentire fra i suoi respiri…ne sorrise e non si fermò.
Venne. Poi piano s’addormentò abbracciato a lei.

Il medico legale alzò il lenzuolo che ne copriva il vecchio volto contratto come in un sorriso, dicendo fermo e sterile come un bisturi:
"Arresto cardiaco."
ricoprendolo poi.