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C'era una
volta un ragazzo. Non ricordo come si chiamasse, fatto sta che questo ragazzo un giorno, nel bel mezzo dello scorrere incessante della sua vita, si fermò. Il passato bruciava ancora troppo perché egli avesse voglia di voltarsi per darci un'occhiata. Il futuro non era che un minuscolo puntino all'orizzonte. Inoltre era troppo immerso nel presente per riuscire a capirci davvero qualcosa. Il suo sguardo perso nel vuoto si fermò, per caso, o forse attratto da qualche forza misteriosa, su sette piccole lettere. Sette piccoli suoni, racchiusi in mezzo a due silenzi. Niente più. Ma non era la solita parola. E non era il solito momento. Neanche lui era più il solito. Quello che aveva appena sfiorato, dolcemente, le sue pupille, era qualcosa che andava oltre il vocabolario. La sua definizione volava via dalla prigione delle pagine del libro, leggera come una farfalla, accarezzando, con le sue morbide e fragili ali, ogni cosa, sulla strada. Ogni cosa era attratta dalla bellezza multicolore di lei che, nonostante tutti cercassero di averla tra le mani, continuava la sua calma ed irregolare rotta aerea. E ci provavano davvero in ogni modo ad acchiapparla. La volevano tutta per se'. Avevano talmente voglia di possedere quel minuscolo, eppur enorme, miracolo della natura, che non riuscivano nemmeno ad immaginare che, se qualcuno avesse appagato quel desiderio, la povera farfalla non sarebbe più potuta tornare a volare. E dopo un po' si sarebbe spenta, lentamente, come il sole al tramonto. Non ci sarebbe stata alba, però, per lei, che continuava il suo volo, senza meta. Come erano buffi e goffi, coloro che cercavano, nei modi più diversi, di raggiungere il proprio scopo! E lei andava avanti, senza paura, andando su e giù, da una parte e dall'altra, evitando le mani che si allungavano per prenderla. Ogni tanto, quando era stanca, si posava su qualcuno. Poi volava di nuovo via, arricchendo, man mano, la sua schiera d'inseguitori. Si divertiva, in fondo, a deliziare gli sfortunati, che si sentivano vuoti ed incompleti, dopo che ella aveva sbattuto le ali per scappare via. Godeva nel vedere le persone, che apparivano tutti uguali dinanzi ai suoi occhietti, litigare e lottare tra loro, nel tentativo di diventare i primi ad inseguire un sogno che sfuggiva via, veloce come il vento. E rideva, la piccola farfalla Come se la rideva! Nessuno era in grado di ascoltare la sua risata, ma essa, cullata da un dolce venticello, conquistava la mente ed il cuore di coloro che raggiungeva. Capitava che qualcuno rinunciasse ad essa, ma, finito l'inseguimento, si scopriva perduto nel vuoto più totale, senza più nulla. Un giorno, questa farfalla, per riposarsi un po', si posò sulla spalla di un ragazzo, di cui non ricordo il nome. Ma questo ragazzo era fermo, perso nei suoi pensieri, lo sguardo perso nel vuoto. Non si accorse nemmeno che gli si era posata sull'indice. La farfalla smise di ridere. Si alzo in volo e raggiunse la punta del naso del ragazzo, che non poté fare a meno di vederla. "Come ti chiami?" Disse il ragazzo. "Libertà." Rispose la farfalla. "Cosa ci fai qui?" "Ero stanca e volevo riposarmi." Forse la farfalla per la prima volta aveva provato quel desiderio che gli altri avevano da sempre provato nei suoi confronti, forse quel ragazzo aveva davvero qualcosa di speciale. O forse no. Fatto sta che i due presero il volo, e arrivarono così in alto che nessuno li vide più. Spariti, dietro il tendone stellato del cielo. La gente, tuttavia non ha mai smesso di cercare la piccola farfalla, nel cielo. E se un giorno, immersi nel soffice oceano di un prato, con il naso all'insù, lo sguardo perso nel blu, scorgerete due ombre che passano, dietro le nuvole, allora provate a tendere l'orecchio. Potreste sentire un ragazzo ed una farfalla che ridono felici. |