Cultura - PrimiPASSI

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di Trip

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Certe cose accadono al momento esatto, nel posto giusto, come fossero dei messaggi di qualcuno o qualcosa che ci osserva di nascosto, nell'ombra. Quando tutto ti sembra inutile, sprecato: la tua vita, la tua esistenza, il tempo trascorso dal giorno in cui sei nato, tutto quello che hai detto, quello che hai fatto, tutto ciò per cui hai lottato, che hai guadagnato, tutti gli errori; ecco che succede qualcosa di veramente grande. Improvvisamente, quando meno te lo aspetti, tutto inizia a girare in tondo, ci si sente un po' sbattuti, senza capire nulla, ci si ritrova in un vortice bianco, silenzioso, i rumori esterni sono lontani, quasi fossimo entrati dentro noi stessi, e avessimo abbandonato il mondo, per un attimo interminabile. In quei momenti, in cui ti aspetteresti d'avere paura, ti accorgi che in fondo in fondo non te ne frega un gran che. Pensi che, sotto sotto, sei solo un peso morto che il mondo si porta dietro nel suo moto continuo e frenetico, pensi che ti trovi qui per un errore e gli errori, ci insegnano, è meglio correggerli prima possibile, e non farli crescere. In quei due lunghi ed infiniti secondi ripensi a tutto ciò che hai vissuto e ti chiedi se varrebbe veramente la pena continuare, senza una meta, senza un obiettivo. Pensi che ora hai l'occasione per andartene senza perdere tempo con sofferenze o dispiaceri, senza portarsi niente dietro e senza lasciare troppo. Rapidamente e senza dolore. E se veramente ci fosse un mondo, oltre la sottile linea che separa vita e morte, allora sarebbe l'occasione per fare tutto ciò che di qua non si ha avuto voglia, tempo, occasione o coraggio di fare. In realtà, quando la nera signora con la falce ti si para di fronte, con il suo aspetto misterioso e scuro, non si ha paura come quando si è tranquilli, seduti sulla propria poltrona a pensare, immersi nel silenzio e nel calore. Quando sei appeso per un filo, guardi sotto di te e vedi il vuoto, non hai la forza e la voglia di lottare, per tornare alla tua vita di sofferenza e inutilità. In fondo se ti lasciassi andare, ogni dolore sarebbe placato, tutti i sensi si addormenterebbero come ciascuna parte del corpo. La vita forse non era che una lenta agonia, si lotta per tutta la sua durata per qualcosa che non si conosce e si crede migliore. Che senso ha tutto, allora? Perché? Perché non lasciarsi andare? Perché ostinarsi a giocare a questo gioco?
Una fredda e gelida mano ti strattona forte per un braccio, sbatti la testa e ti risvegli dai tuoi pensieri. Come Siddharta, ti ritrovi ai piedi del fiume dove, poco prima, volevi gettarti: qualcosa, fortunatamente, ti ha trattenuto. Ti guardi intorno. Nulla è cambiato. Tutto è come prima. Controlli con gli occhi ogni minimo dettaglio per vedere se sei ancora nello stesso mondo che due secondi prima avevi lasciato. Coincide tutto. Però sei ancora incredulo. Forse un po' deluso. Eri rassegnato alla morte, eri convinto che ti avrebbe giovato, e sarebbe stata utile anche al mondo intero. Dopo esserti convinto che lasciare tutto sarebbe stato "giusto", rimani così a bocca asciutta. Vorresti piangere, ma hai dimenticato come si fa. Per consolarti pensi che per tutti coloro ai quali racconterai la tua storia sarai stato fortunato ad essere ancora vivo. Magra consolazione, in ogni caso meglio di niente. In effetti, prima di assaggiare la morte la temevi, come tutte le cose che non conosci. Nell'oscurità vedi un'ombra muoversi, forse uno scherzo dei tuoi occhi. Tutto finito. Tra due o tre ore sarai a casa tua, l'indomani passerà esattamente come gli altri 5804 giorni. Pensandoci su, adesso, fai più fatica ora ad andare avanti e a dimenticarti di esserti rassegnato, di aver ceduto alla tentazione di farla finita. Come hai potuto abbassarti fino ad accettare di rinunciare a ciò che ti appartiene veramente, ciò che veramente è importante per te? Probabilmente, dopo averci dormito su, ti sembrerà solo di aver vissuto un altro incubo, un'altra storia inventata dalla tua mente malata. Una storia neanche tanto originale. Ma forse era un segno del destino, che voleva avvertirti che anche la tua vita ha un senso come tutte le altre. Devi solo cercarlo più a fondo. E anche se fosse quello sbagliato che importa. Cristoforo Colombo, prima di morire era contento di essere arrivato in India, anche se era arrivato solo a metà strada. Il suo scopo pensava di averlo raggiunto ed è morto sereno. Non importa se lo scopo nostro non è quello giusto, l'importante è che ci tenga occupati mentre trascorriamo questo periodo, che chiamano vita, e che ci renda sereni alla fine di essa. Forse la vita è solo l'attesa di qualcosa che dovrà accadere, qualcosa di misterioso, affascinante e anche un po' pauroso. Oppure, piuttosto, è un minuscolo spazio di tempo nel continuo ed eterno divenire delle cose. Ma allora perché rovinarsi questo "attimo" di vita che c'è concesso, pensando alla sua fine. La vita è solo un gioco, bisogna pensare a vincere, e giocare fino in fondo, tanto, visto che la fine è comune, nessuno ha niente da perdere, se non la propria felicità. Forse ad ognuno di noi sarebbe utile provare a bagnarsi i piedi nel fiume che sfocia nell'abisso della morte, per capire qualcosa in più sulla vita.
Ognuno la veda come vuole, non ho intenzione di insegnare niente a nessuno, non ne sarei neanche all'altezza.