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Intrappolato in un sogno
contorto, bizzarro individuo serpeggiante tra Le mura di una
antica cittadina medioevale, alla ricerca di uno sconosciuto
oggetto, o di misconosciuta fanciulla, la mia oniricita' nulla
intende svelare. Il fiato che scavalca gli imponenti muri, le
gambe mai cosi' sinuose e flessibili, la meta e' quasi vicina,
ma per uno strano gioco di ancestrale intreccio onirico mi ritrovo
al punto di partenza
. Ricomincio la mia folle rincorsa
verso il tempo, prima che tutto chiuda e venga calato il sipario,
giullari e mercantieri fanno ritorno a casa, seguiti da un solenne
rito per il silenzio, silenzio infranto dalla mia ansia, rimasta
oramai l'unico possibile, accertato metronomo in questo ammaliante
spaccato di tempo oscuro e indecifrabile. Non ho idea di chi
stia inseguendo, non riesco a comporre una linea che rasenti
la razionalita', vittima di un perverso labirinto pronto, sadico
ed impietoso, ad inghiottirmi, divorarmi in un sol boccone, quasi
fosse il terribile orco che popola le mie fantasie piu' distorte
e raccapriccianti. Il buio sta per dare la spallata definitiva
al giorno, ed il giorno timidamente si schiarisce, diviene opaco,
ora e' il turno delle minacciose, mai rassicuranti tenebre, miracolosamente
tenute in equilibrio dal buon senso di un piccolo popolo nascosto
in un angolo remoto di una remota civilta'. Un ficcante, leggero
soffio di vento annuncia l'inizio del nuovo, incerto mattino.
Sotto di me una fanciulla dalla svenevole bellezza, i cui capelli
si mischiano sensualmente con i miei, lievemente rozzi, sporchi,
disordinati, inespressivi, figli di una notte inquieta e passata
a lottare e legittimare il proprio potere di anarchico combattuto
da mille rivoluzionari ideali. Lei e' la luce, lei e' la speranza
da opporre all'incertezza di un giorno minacciosamente insidioso,
lei e' qui, sotto di me, accanto al mio flessuoso, elastico corpo,
in stretta frequenza con le onde di una sensualita' che non avevo
mai affrontato prima. Schiavo delle sua labbra, lei si sveglia,
accenna un imbarazzante sorriso, "stuprato" dalla magnificenza
dei suoi occhi, ora sbarrati dalla tagliente luce di raggio di
Sole, ora aperti a meta', ma terribilmente irresistibili. Mi
accingo a baciarla, lei scuote il capo, mostra un gesto di gentile,
pacata rivolta, temo il rifiuto, si alza; il Sole, impertinente
piu' che mai, si appresta a farci da colonna sonora visiva di
un momento di insopportabile amore, cieco e devastante, arrogante
e sconcertante. |