L'armatura esausta fu accolta
in ottomane di ruscelli,
tra capezzali alchemici e lenzuola rocciose.
Origami di spettri annidarono l'astro,
le pingue api rombanti marciarono su Al Quaida
la sobria ampolla approdò a stento nell'aulico regno.
La carcassa natante balzò a rombo di tuono
vibrando il fiore
fuggì d'accorte maglie
e fiorì la primavera convulsa nel ciclo bucolico.
La luna pece sfaldò il pendice dorato,
il bracconiere di dio depose la faretra,
si bagnò la vergine ancella
ed impugnai la viola di Apollo.
L'affresco si fecondò di recondite monocromie grottesche
istigando il dissidio
vigile filatore di babele
pudica sposa
guazzo tracimato da croce.
L'austero gallerista di ortensie
mi spalancò l'uscio.
Entrai senza indugio. |
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