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L'acqua scorre e incontra
il mulino. Non lo teme perchè conosce a memoria quella
ruota che lenta e scura gira su se stessa distratta dall'abitudine.
Docile lavora facendo ciò che fa. L'acqua defluisce verso
il mare e non è mai la stessa, eppure in ogni goccia c'è
il ricordo del grano che ha macinato. Così credo. E come mi pongo nei confronti di tutto questo? Già, come mi pongo? Di spalle alla foce. Mi metto seduto sulla riva e con la mano aperta a ventaglio mi illudo di fermarla per un istante ma attento, stando attento a non farle del male. Non potrei graffiarla. Mi illudo che quell'acqua si ricordi per sempre anche di me. Un buon ricordo. Nient'altro. Che cazzo! Ci sarà una goccia che conserverà memoria di quella carezza? Ma una carezza non basta e lo so che l'acqua va di fretta. E allora mi alzo di scatto e corro al fianco del fiume e gli parlo. Gli urlo perché il fiume non sente! Non saprei dire chi dei due è più veloce. C'è un uomo senza faccia e senza nome. Tutta quest'acqua si ricorderà almeno del riflesso di un uomo che corre? Se il mare fosse stato più vicino C'è una vela sgonfia nel petto... |