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Gianni Faustini propone una sorta di manuale di giornalismo. Da segnalare il contributo semiotico di Michele Sorice, professore di Sociologia della comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e la preziosa collaborazione di Milly Buonanno, delegata del progetto Socrates. | ||
Gianni Faustini, fino a
qualche anno fa presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti,
è l'autore del libro Le tecniche del linguaggio giornalistico
edito dalla Carocci di Roma e particolarmente consigliato agli
studenti di comunicazione ed ai giovani aspiranti giornalisti.
E' stato pensato e concepito, infatti, proprio come un manuale
di riferimento per questi ultimi, allo scopo di indirizzarli
verso una concezione del giornalismo riassunta nella frase "State
scrivendo per il lattaio di Kansas City". Ma il libro fornisce
anche l'occasione di apprezzare l'aspetto teorico dello sconfinato
panorama del giornalismo, troppo spesso considerato nell'ottica
di uno sterile savoir faire. Il lavoro di Faustini si presenta
come una sorta di silloge, una raccolta di molteplici temi legati
alla complessa e variegata realtà del linguaggio giornalistico.
Dal punto di vista stilistico - espressivo si caratterizza per
la sua semplicità e la sua chiarezza. Questa impostazione
permette anche al comune lettore di leggere con interesse il
libro e di capire meglio il modo in cui si fa informazione, nonché
di migliorare la propria "capacità" di lettura
dei giornali. Avvalendosi del contributo di preziosi collaboratori,
Michele Sorice e Milly Buonanno, l'autore, che, sarà bene
ricordarlo, è docente di Teoria e tecnica del linguaggio
giornalistico al corso di laurea in Scienze della comunicazione
presso l'Università "La Sapienza" di Roma, passa
in rassegna dapprima la storia e l'evoluzione del giornalismo
e del suo linguaggio, per poi analizzare i dati statistici (pubblico,
aziende editoriali, giornali) relativi al contesto italiano.
Il contributo di Sorice permette di apprezzare gli aspetti squisitamente
semiotici relativi al "fare informazione" (il giornale
come testo, la cooperazione interpretativa echiana tra giornalista
e lettore). Da segnalare i capitoli scritti da Faustini e volti
a fare il punto sulle differenze tra i diversi stili di linguaggio
delle agenzie stampa, della radio, della TV e dei quotidiani.
Particolarmente suggestiva la sezione dedicata ai diversi sottocodici
del linguaggio giornalistico, in cui si mettono in risalto le
peculiarità che differenziano il gergo dello sport da
quello dell'economia, quello burocratico da quello politico e
via dicendo. L'autore si avvale di precisi riferimenti a diverse
firme illustri del giornalismo italiano, tra cui Lepri e Dardano,
le cui citazioni puntualmente riescono ad illuminare il lettore
riguardo a questioni sulle quali magari raramente si pone attenzione
quando si pensa al linguaggio giornalistico. Insomma, emerge,
leggendo questi capitoli centrali del libro, l'importanza di
comprendere certe sottigliezze, che possono rivelarsi molto utili
a coloro i quali desiderano affinare di scrittura per avviarsi
alla professione, ma anche a chi vuole imparare a leggere "meglio"
i giornali. La Buonanno affronta, infine, la spinosa questione
tutta italiana del legame tra cronaca e fiction, dedicando particolare
attenzione al tema della spettacolarizzazione della notizia.
La scelta di materiali diversi per la realizzazione di questo
libro (si tratta di una di una diversità più apparente
che reale) potrebbe indurre il lettore a non apprezzarne la vasta
eterogeneità. Ma il potenziale pubblico a cui è rivolto, ovvero, in primis, i giovani studenti di Scienze della comunicazione e gli allievi di scuole di giornalismo, dovrebbe coglierne la pienezza di contenuti e farne tesoro per il proprio avvenire di comunicatori professionali. Ecco, questo ci sentiamo di rispondere alla domanda: "Perché leggere Le tecniche del linguaggio giornalistico?". La sua natura eminentemente didattica offre una visione della materia trattata, attraverso citazioni, richiami, dati statistici e ricerche empiriche, che possono rivelarsi molto utili non solo a chi si avvicina per la prima volta al mondo del giornalismo, ma anche a giornalisti, o presunti tali, che desiderano riscoprire aneddoti e questioni di un giornalismo puro e concreto. Il lettore comune, interessato a comprendere meglio con cosa e con chi ha a che fare quando riceve notizie e informazioni, può tranquillamente dedicarsi alla lettura di questo libro. Altro elemento molto interessante è l'ampia bibliografia. Stampato nell'ormai remoto 1995, il testo potrebbe risultare, agli occhi di una società multimediale e internauta come la nostra, un po' anacronistico. Nel 1995, infatti, Internet era ancora un universo limitato e conosciuto da pochi. Solo sei anni fa il "fare notizie" era ancora quasi esclusivamente legato ai tre mass media per eccellenza, cioè radio, TV e carta stampata. Oggi assistiamo a vivaci polemiche e dibattiti riguardo alla legge sull'editoria, che vuole regolamentare l'enorme flusso di siti internet che fanno informazione a tutti gli effetti, catturando sempre maggiori consensi e relegando i quotidiani ad un ruolo sempre più marginale. Insomma, oggigiorno la figura del giornalista mediatore, l'antenna sociale di una comunità, di cui parla Faustini, sembra lasciar spazio ad una nuova visione della professione, in cui il "fare notizie" viene sostituito dalla capacità di renderle meglio reperibili. Ciononostante crediamo che questo libro, pur nella sua atipicità e nel suo essere, per così dire, fuori dal tempo, possa soddisfare pienamente i tanti giovani affascinati ancora oggi dall'atmosfera romantica e genuina che avvolge per molti il mestiere del giornalista professionista. |