CULTURA - RECENSIONI

Nell'era della informazione on-line rispolveriamo il variegato "collage" di Fausti

di Antonio Ferrillo (1/5/2001)

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Gianni Faustini propone una sorta di manuale di giornalismo. Da segnalare il contributo semiotico di Michele Sorice, professore di Sociologia della comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e la preziosa collaborazione di Milly Buonanno, delegata del progetto Socrates.
Gianni Faustini, fino a qualche anno fa presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, è l'autore del libro Le tecniche del linguaggio giornalistico edito dalla Carocci di Roma e particolarmente consigliato agli studenti di comunicazione ed ai giovani aspiranti giornalisti. E' stato pensato e concepito, infatti, proprio come un manuale di riferimento per questi ultimi, allo scopo di indirizzarli verso una concezione del giornalismo riassunta nella frase "State scrivendo per il lattaio di Kansas City". Ma il libro fornisce anche l'occasione di apprezzare l'aspetto teorico dello sconfinato panorama del giornalismo, troppo spesso considerato nell'ottica di uno sterile savoir faire. Il lavoro di Faustini si presenta come una sorta di silloge, una raccolta di molteplici temi legati alla complessa e variegata realtà del linguaggio giornalistico. Dal punto di vista stilistico - espressivo si caratterizza per la sua semplicità e la sua chiarezza. Questa impostazione permette anche al comune lettore di leggere con interesse il libro e di capire meglio il modo in cui si fa informazione, nonché di migliorare la propria "capacità" di lettura dei giornali. Avvalendosi del contributo di preziosi collaboratori, Michele Sorice e Milly Buonanno, l'autore, che, sarà bene ricordarlo, è docente di Teoria e tecnica del linguaggio giornalistico al corso di laurea in Scienze della comunicazione presso l'Università "La Sapienza" di Roma, passa in rassegna dapprima la storia e l'evoluzione del giornalismo e del suo linguaggio, per poi analizzare i dati statistici (pubblico, aziende editoriali, giornali) relativi al contesto italiano. Il contributo di Sorice permette di apprezzare gli aspetti squisitamente semiotici relativi al "fare informazione" (il giornale come testo, la cooperazione interpretativa echiana tra giornalista e lettore). Da segnalare i capitoli scritti da Faustini e volti a fare il punto sulle differenze tra i diversi stili di linguaggio delle agenzie stampa, della radio, della TV e dei quotidiani. Particolarmente suggestiva la sezione dedicata ai diversi sottocodici del linguaggio giornalistico, in cui si mettono in risalto le peculiarità che differenziano il gergo dello sport da quello dell'economia, quello burocratico da quello politico e via dicendo. L'autore si avvale di precisi riferimenti a diverse firme illustri del giornalismo italiano, tra cui Lepri e Dardano, le cui citazioni puntualmente riescono ad illuminare il lettore riguardo a questioni sulle quali magari raramente si pone attenzione quando si pensa al linguaggio giornalistico. Insomma, emerge, leggendo questi capitoli centrali del libro, l'importanza di comprendere certe sottigliezze, che possono rivelarsi molto utili a coloro i quali desiderano affinare di scrittura per avviarsi alla professione, ma anche a chi vuole imparare a leggere "meglio" i giornali. La Buonanno affronta, infine, la spinosa questione tutta italiana del legame tra cronaca e fiction, dedicando particolare attenzione al tema della spettacolarizzazione della notizia. La scelta di materiali diversi per la realizzazione di questo libro (si tratta di una di una diversità più apparente che reale) potrebbe indurre il lettore a non apprezzarne la vasta eterogeneità.
Ma il potenziale pubblico a cui è rivolto, ovvero, in primis, i giovani studenti di Scienze della comunicazione e gli allievi di scuole di giornalismo, dovrebbe coglierne la pienezza di contenuti e farne tesoro per il proprio avvenire di comunicatori professionali. Ecco, questo ci sentiamo di rispondere alla domanda: "Perché leggere Le tecniche del linguaggio giornalistico?". La sua natura eminentemente didattica offre una visione della materia trattata, attraverso citazioni, richiami, dati statistici e ricerche empiriche, che possono rivelarsi molto utili non solo a chi si avvicina per la prima volta al mondo del giornalismo, ma anche a giornalisti, o presunti tali, che desiderano riscoprire aneddoti e questioni di un giornalismo puro e concreto. Il lettore comune, interessato a comprendere meglio con cosa e con chi ha a che fare quando riceve notizie e informazioni, può tranquillamente dedicarsi alla lettura di questo libro. Altro elemento molto interessante è l'ampia bibliografia.
Stampato nell'ormai remoto 1995, il testo potrebbe risultare, agli occhi di una società multimediale e internauta come la nostra, un po' anacronistico.
Nel 1995, infatti, Internet era ancora un universo limitato e conosciuto da pochi. Solo sei anni fa il "fare notizie" era ancora quasi esclusivamente legato ai tre mass media per eccellenza, cioè radio, TV e carta stampata. Oggi assistiamo a vivaci polemiche e dibattiti riguardo alla legge sull'editoria, che vuole regolamentare l'enorme flusso di siti internet che fanno informazione a tutti gli effetti, catturando sempre maggiori consensi e relegando i quotidiani ad un ruolo sempre più marginale.
Insomma, oggigiorno la figura del giornalista mediatore, l'antenna sociale di una comunità, di cui parla Faustini, sembra lasciar spazio ad una nuova visione della professione, in cui il "fare notizie" viene sostituito dalla capacità di renderle meglio reperibili.
Ciononostante crediamo che questo libro, pur nella sua atipicità e nel suo essere, per così dire, fuori dal tempo, possa soddisfare pienamente i tanti giovani affascinati ancora oggi dall'atmosfera romantica e genuina che avvolge per molti il mestiere del giornalista professionista.