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IL RESTAURO DEI BENI CULTURALI

di Giuseppe Morgillo (8/5/2000)

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Il Ministero per i beni e le attività culturali è una creatura voluta fortemente da Veltroni. Nato nel 1998, è cresciuto l'anno successivo seguendo degli schemi ben precisi. Ma è dal duemila che sono destinati a decollare i vari progetti messi in cantiere dal ministro Giovanna Melandri. Per cominciare si preannuncia il restauro dell'intero dicastero. Il piano di ristrutturazione è decisamente ambizioso. Si passerà dai 2330 miliardi di lire del bilancio 1999 ai 4070 del preventivo 2000. L'esercizio in corso, quindi, potrà contare su delle risorse quasi doppie rispetto a quello precedente. Sono state stanziate delle ingenti somme per finanziare numerose opere di potenziamento delle strutture preesistenti. La copertura di spesa riguarda diversi campi, come l'architettura, l'archeologia, lo sport, il teatro, la musica ed il cinema. Resta peraltro invariato l'impegno tradizionalmente profuso nel campo culturale ed ambientale. Più spazio meriterà la letteratura. La promozione della lettura, infatti, è l'oggetto di una campagna già avviata con successo. Ma gli sforzi maggiori andranno nella direzione museale. Si prevedono degli efficaci interventi di ampliamento di strutture in tutta la penisola. L'Accademia di Venezia, la Pinacoteca Brera di Milano, gli Uffizi di Firenze e la Reggia di Caserta avranno una sede degna del proprio prestigio internazionale. A Roma, invece, è in programma l'apertura di due nuovi complessi. Si tratta del museo dell' arte contemporanea, che vedrà la luce fra quattro anni, e del museo dell'audiovisivo. L'omaggio al cinema ed alla televisione, fiorenti industrie capitoline, sarà ubicato all'interno del palazzo della Civiltà del Lavoro. Particolare attenzione è rivolta dalle autorità nei confronti della pirateria culturale. I reperti archeologici sono abitualmente oggetto di saccheggi da parte di contrabbandieri di opere d'arte. Mille miliardi saranno erogati per difendere gli scavi già aperti dai predoni di terra e di mare. Il piano prevede anche la riconversione, parziale o totale, di alcuni edifici militari. Ben due caserme, a Roma ed a Caserta, cederanno il passo ad altrettante esposizioni artistiche. Si tratta di un segnale politico molto significativo.