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Telemaco ed Alice sono due
bambini molto soli, conducono un'esistenza solitaria fondata
su pochi, risicatissimi valori, valori profondi e dalla genuinita'
commovente. Telemaco ed Alice possiedono una sensibilita' fuori dall'ordinario, per certi versi travolgente, "accecante"; spesso piangono, spesso ridono, spesso cercano quel conforto che mai troveranno... spesso si perdono... Finche' un giorno si incontrano, ed e' subito amore, come se entrambi avessero visto, specchiandosi l'uno nell'altra, la Luce, una luce che per alcuni, immortali secondi li rende felicemente "schiavi" di essa, attorno a loro il mondo si colora, un mondo che erano abituati a vedere sempre in bianco e nero, quasi si trattasse di vecchie, obsolete e grigie pellicole di incalcolabile "remota anzianita'". Istintivamente si rincorrono e poi si abbracciano, si rotolano nei prati verdi di isolatissime campagne, si stringono, si baciano, formano un tutt'uno inverosimilmente armonioso, un occhio indiscreto segue passo dopo passo, rincorse dopo rincorse, fiato dopo fiato, questi due giovanissimi, teneri, ammirevoli fanciulli trionfanti di gioia e spensieratezza, essi stessi la quintessenza della spregiudicatezza fanciullesca, un inno al libero pensiero quale forma di anarchia seppure pacatamente acerba. Telemaco ed Alice rincorrono cio' che gli adulti non possono raggiungere, vivono dove gli altri muoiono, cercano dove gli altri demordono, gridano mentre troppi taciono ma vorrebbero unirsi a loro, ma non possono, e non devono...! - la lunga corsa, gli scivoloni, le continue, brusche ed inaspettate sterzate, una corsa selvaggiamente schizophrenica ma dal terribile splendore, essi sono quella Luce che prima aveva loro catturati, e che sembra, durante attimi di imperdibile svago e bagliore dello spirito piu' vulcanico, magmatico che si possa immaginare, aver arrestato il decorso temporale degli eventi, eventi sempre uno incollato all'altro, sempre seguenti lo stesso ritmo, e gli stessi protagonisti, nulla viene mai concesso all'improvvisazione... Telemaco ed Alice divengono, al contrario, improvvisazione, incarnandone gli aspetti piu' divergenti e convergenti, spaziando a 360° dove neanche il vento puo' giungere, piu' veloci di mille pensieri accavallatisi contemporaneamente, piu' energici della salute stessa, sbalorditivamente elastici come madre natura meglio non avrebbe desiderato. E mentre gli affanni progressivamente rallentano la grande, gloriosa corsa verso l'infinito, assistiamo ad un attimo di poetica tregua: Telemaco esclama, sicuro e fiero della sua possenza giovanile, con l'espressione piu' naturale immaginabile "prometti che mi amerai pertutta la vita..!...prometti!..." - Alice non ha bisogno di rispondere, stringe in un caldissimo abbraccio Telemaco ed insieme scoppiano in un pianto liberatorio, senza un perche'...ma in fondo, ci sara' mai un perche'? Loro non si chiedono, Telemaco ed Alice non avvertono questa necessita', la felicita' e' l'unica risposta razionale possibile, tutto il resto non e' altro che un calvario di orribili, distorti suoni alle loro orecchie, e volti intristiti, compassati ed inespressivi ai loro occhi. Non vogliono riconoscere il mondo che li ha partoriti, e per questo continuano, impavidamente, nella loro splendidamente anarchica fuga. Uniscono le braccia onde volteggiarsi formando cerchi su cerchi, vaga simulazione di giochi d'asilo, quell'asilo che non hanno mai potuto conoscere, quei fanciulli loro coetanei mai visti e mai incrociati, quelle voci bianche e sibilline mai udite, nemmeno in lontananza. "Solitude" e' la Dea che veglia su di loro, e si cura della loro pericolosa sensibilita', una profondita' di pensiero cosi' decodificatoria da mettere in ginocchio anche il piu' spietato degli umani. Telemaco ed Alice uniscono le loro forze e divengono, per volonta' della Dea Solitude, suoi alleati, in lotta per sconfiggere il Gran Cattivo Signore dei Cinici "Acido-Nevrosis", costui malignamente desideroso di impossessarsi del "Fantastico Mondo di Paul", meglio conosciuto come "ARCADILANDIA", il paese dei sogni un tempo battuto anche da eroine delle nostre fantasie, scortate da un certo Lewis Carroll, anch'egli caduto sotto l'irresistibile fascino dell'universo fanciullesco parallelo. Attorno fate dai piu' strambi connubi colorifici si sovrappongono e si avvicendano in un crescendo sonoro di godibilissimo impatto, accompagnati idealmente da una serie di violini e violoncelli formanti linee taglienti di insuperata melodia: e' il trionfo della vita quale essenza di libera espressione e non-curanza di tutto cio' che rappresenta l'esterno, un' escalation dalla straordinaria pienezza, mentre la goliardia si complementa con l'atmosfera di impossibile semplicita' ed espressione di fiammante sentimento, sensazioni catturate e poi rese proprie, godute, ora immortali, ora di nuovo libere, come farfalle riassaporanti una liberta' che sembrava perduta. Lungo il loro irresistibile cammino, incrociano un cimitero, entrano e notano che tra la rigogliosa multitudine di fiori sulle lapidi dei defunti, vi e' un piccolo angolino sperduto, senza nulla sopra, spoglio come uno scheletro di essere umano divorato da corvi nel mezzo di un tetro deserto; Alice, particolarmente colpita da tanto squallore, simbolo di suprema, ingiusta solitudine, raccoglie due fiori, per poi depositarli sopra la lapide ignota, una lapide senza nome ne' date, recante una semplice, eccentrica foto di ragazza, presumibilmente morta giovane e senza genitori, addobbata da ghirlande di viole rosso-fuoco, in netto contrasto con l'inespressivo chiarore della lapide. Successivamente al bellissimo gesto, Alice, inspiegabilmente (forse non troppo), scoppia in un breve, ma intenso pianto, versando quelle lacrime di cui in vita la povera ragazza scomparsa, con ogni probabilita', mai poteva aver visto, quelle lacrime di compresione mai scorse sulle guance dei pochi miserabili da lei conosciuti nel corso della brevissima e tragica esistenza. Telemaco intuisce immediatamente il momentaneo ma terribile malessere accanitosi sulla dolcissima compagna, e non esita ad abbracciarla onde confortarla, baciandola teneramente sulle guance solcate dal caldo pianto. Poco dopo i due inseparabili fanciulli escono dal cimitero e riprendono il cammino, musicalmente scortati dalle irresistibili fate, e dalla immancabile Dea prottetrice Solitude, diretti verso una nuova porta da aprire. Diretti verso nuovi sogni da inseguire e fresche sensazioni da catturare. Come sempre, accompagnati dalla loro infinita, sconvolgente, abbagliante sensibilita'. 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