CINEMA - RECENSIONI

THE RING


di Annarita Zito (6/3/2003)

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Nazionalità: U.S.A./Giappone
Durata: 115 min.
Regia: Gore Verbinski
Cast: Naomi Watts, Martin Henderson, Brian Cox, Lindsay Frost

Rachel Keller è una giornalista di cronaca nera che indaga su una leggenda metropolitana riguardante una misteriosa videocassetta di cui tutti parlano, ma di cui in concreto nessuno è sicuro dell'esistenza. Dopo sette giorni (secondo quanto preannuncia una funesta telefonata al malcapitato) dalla sua visione, chi l'ha guardata muore, all'improvviso, senza ferite né spargimento di sangue, senza lesioni… La vittima muore di paura, una paura violenta e sconvolgente, che deforma e congela in una smorfia di terrore il suo volto. Una morte inspiegabile che ha colpito anche la nipote della giornalista, Katie, e tre amici di quest'ultima.
Procuratasi il videotape (che contiene un cortometraggio con una serie di immagini inquietanti, all'apparenza senza senso, ma sottilmente legate tra loro), la giornalista coinvolge nelle indagini il suo ex-compagno, Noah. Hanno sette giorni di tempo per svelare l'orribile mistero, la cui chiave è nascosta nelle immagini della cassetta: nel viso di una donna che si pettina davanti allo specchio, in una spiaggia dove giacciono i resti di alcuni cavalli, in un pozzo al centro di uno spiazzo verde, nella drammatica storia di una bambina.

The Ring è il remake americano di uno degli horror più belli ed inquietanti degli ultimi anni, Ringu, del giapponese Hideo Nakata.
Nonostante la riuscita sia inferiore all'originale (caratteristica comune a quasi tutti i remake), The Ring può comunque contare sull'ottima interpretazione di Naomi Watts (bravissima nei panni della protagonista), sull'intelligente e curata regia di Gore Verbinski (il regista di The Mexican), su un'atmosfera angosciante e su una buona fotografia.
Molto presente nel film è l'omaggio del regista all'Oriente, in particolar modo nella presenza di un acero rosso, simbolo della cultura e tradizione giapponese.
Il punto debole del film sembra essere la sceneggiatura, che presenta dei passaggi piuttosto confusi ed una caratterizzazione dei personaggi decisamente non all'altezza dell'originale giapponese. In più, il racconto è alquanto freddo e distaccato, quasi piatto.
Di nuovo rispetto a Ringu, il film di Verbinski ha la sensazione che la serie di immagini ed eventi presenti nel video stiano entrando pian piano nella vita reale, fino a confondersi con essa.