CINEMA - RECENSIONI

RICORDATI DI ME


di Andrea Chirichelli (17/2/2003)

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Prendete Stefano Accorsi e Giovanni Mezzogiorno alla fine de L'ultimo bacio, aggiungete 20 anni ed ecco comparire magicamente Fabrizio Bentivoglio e Laura Morante, protagonisti di quello che se non è il seguito ufficiale del film che tanto lustro ha dato al giovane regista, sicurmente è la qudratura del cerchio, la conclusione del trittico sullo stato pietoso della media famiglia italiana iniziato con Come te nessuno mai. Un po' meno urlato del solito, il film di Muccino inquadra subito l'Italia in cui vivono e si muovono i personaggi: quella delle radio accese persino in sala operatoria, quella in cui si possono semidistruggere le auto in sosta senza farsene troppi problemi, quella in cui le madri sono più fanatiche delle figlie alla costante ricerca per queste ultime di un futuro sotto i riflettori anche se non sanno far nulla. Il titolo del film è un manifesto: è l'urlo inespresso all'inizio e soffocato alla fine della pellicola. Se i protagonisti de L'ultimo bacio cercavano l'amore, qui è l'essere riconosciuti e riconoscibili l'obiettivo primario davanti al quale anche l'accoppiata amore/sesso cede il passo diventando strumentale. Di fatto l'unico personaggio positivo alla fine della storia è quello interpretato da una soprendemente valida Bellucci: unica ad accettare il caro prezzo delle sue scelte e per questo unica persona libera. Infatti tirando le somme la "Morale" esce con le ossa rotte: solo il fato, sotto forma di incidente, interrompe il precipitare della crisi familiare, la ragazza fa strada andando a letto con chi le è più utile alla propria causa e non per proprie capacità , la meschinità generale in cui navigano i personaggi diventa protagonista essa stessa, ed il sorriso ebete di Bentivoglio che chiude il sipario sulla storia non lascia presagire un futuro felice alla già provata famigliola.
Grande lavoro e grandi risultati si segnalano sul fronte attori: se Bentivoglio perfetto con la sua aria da cane bastonato e la Morante vagamente borderline tra sfuriate plateali e rush di fin troppo eccessiva dolcezza sono una conferma, tutti gli altri sono una insperata sorpresa: il giovane Muccino è perfetto nel mostrare le inquietudini postadolescenziali di chi a 19 anni è ancora in cerca della prima ragazza, Nicoletta Romanoff, l'aspirante soubrette (che apprendiamo con un leggero sconcerto essere nella vita reale già sposata e madre di due figli) stupisce per la concretezza e per la sicurezza con la quale affronta una parte non facile e, incredibile dictu, la Bellucci recita bene: se a questo aggiungiamo che persino il trittico Roncato/Taricone/Silvestrin passa indenne la scure del giudizio ,c'è da fare i complimenti ad un regista capace come pochi di raccogliere il meglio dal materiale attoriale a sua disposizione. Non è proprio una salutare ventata di ottimismo ma almeno l'autocritica sulla società, anche se vagamente pelosa vista l'onnipresenza del regista in fase di lancio del film in ogni talk-show e spettacolo sulle reti pubbliche e private, gli italiani la sanno ancora fare.