CINEMA - RECENSIONI

LA LEGENDA DI AL, JOHN E JACK

di Andrea Chirichelli (28/1/2003)

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L'America miete un altra vittima. Le trasferte a stelle e strisce sono un lusso che gli attori e registi italiani raramente si possono permettere:qualche anno fa brillava fulgida la stella di Francesco Nuti di cui, dopo lo spaventoso Occhiopinocchio, nulla di guardabile è più pervenuto nei cinema. Speriamo che il futuro non riserbi la stessa sorte al più famoso terzetto comico italiano che stavolta ha veramente fatto il passo più lungo della gamba. Laddove sono sensibilmente migliorati gli aspetti tecnici e prettamente cinematografici (leggi: hanno speso più soldi) l'involuzione in termini di comicità e divertimento è stata pesante. In buona sostanza, La leggenda di Al, John e Jack non fa ridere. E'ciò è ancora più grave se si pensa che stavolta il film era stato pensato e realizzato proprio con questo scopo e per esso erano state omesse le parentesi introspettive, splendide, che avevano caratterizzato i film precedenti del trio. Le poche trovate che strappano un sorriso sono tratte da un repertorio che più classico non si può, mentre le "chicche" cinefile che citano pellicole come Memento o C'era una volta in America, lasciano il tempo che trovano, risultando fastiosamente appiccicate come se dovessero dimostrare la competenza di attori e registi. I tre inglobano tutto ed i comprimari fan ben magra figura risultando, a differenza dei film precedenti (come dimenticare il Croccolo di Tre uomini e una gamba o il Catania di Così è la vita?) inconsistenti e privi di spessore. In quest'ottica l'abbandonare del tutto il personaggio femminile, qui una Marina Massironi ci sarebbe stata benissimo, risulta essere stata un pessima idea e ancor di più lo è l'insistere con continui primi piani sui volti degli attori che diciamocelo, proprio carini non sono. Perennemente urlato, più che recitato, di leggendario questa strenna natalizia mancata, rischia di far diventare solo il mal di testa degli spettatori. Delusione cocente.