CINEMA - RECENSIONI

HANNIBAL


di Mattia Bergamini (29/12/2000)

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Di Ridley Scott. Con Anthony Hopkins, Julianne Moore, Giancarlo Giannini, Francesca Neri, Gary Oldman, Ray Liotta.

Secondo una tesi alquanto ardita questo film si potrebbe paragonare per certi versi a "Via col Vento". Ma prima di spiegare le bizzarre motivazioni di questa tesi, vorrei ricordare che sono quattro i modi per utilizzare attraverso il cinema la violenza: il primo è farlo per perseguire fini di "realismo" ("Salvate il Soldato Ryan", "Schindler 's List", i film di guerra con pretese di realismo storico, ma anche i film che mostrano il degrado delle periferie delle grandi città e alcuni polizieschi come "Il Braccio Violento della Legge"), il secondo è per fini "spettacolari" ("Face Off", in genere i film d'azione, ma anche film di fantascienza come "Matrix","Blade Runner" e "Alien", molti film horror, ma anche i western in cui sparatorie e omicidi fanno parte della cornice stessa), il terzo modo è l'esasperazione della violenza, in senso "parodistico" o "dissacratorio" (tutti i film di genere splatter, alcuni horror, ma anche capolavori come "Pulp Fiction"), il quarto è il modo peggiore, quello di cui pochi sembrano accorgersi, quello non contemplato dall' "arte" cinematografica, è il fine "commerciale": a questa categoria, purtroppo, appartiene "Hannibal".
Tornando alla tesi iniziale, completiamo la nostra proporzione: "Hannibal" sta a "Via col Vento" come la violenza sta ai sentimenti. E se aggiungiamo il fine commerciale, in un senso e nell'altro, la proporzione ci appare nella sua perfezione. Se "Via col Vento" mosse le folle verso i cinema con sentimenti mielosi, storie lacrimose ed una trama che rasentava quella delle peggiori telenovela che avrebbero spopolato nei decenni successivi, "Hannibal" forse muoverà le folle con violenze gratuite, storie assurde ed una trama che forse farà da spunto per futuri telefilm (è che già è fonte d'ispirazione per la satira politica).
Veniamo alla storia: il dottor Hannibal "the Cannibal" Lecter, nascostosi a Firenze in seguito alle peripezie de "Il Silenzio degli Innocenti", segue le disavventure che portano l'agente dell' FBI Clarice Sterling ad essere accusata di avere comandato un'azione di polizia finita in un bagno di sangue. Fortunatamente interviene un miliardario con conoscenze altolocate, sfigurato anni addietro da Hannibal Lecter, che venuto a conoscenza del legame che aveva unito i due nella ricerca di un serial killer nel precedente episodio, riabilita l'agente Starling e, alla ricerca del suo esecutore, sfrutta la sua abilità e il suo ambiguo rapporto con Hannibal per riuscire a catturarlo ed a ottenere la sua vendetta.
Non vi rivelo come andrà a finire, ma la scena finale è l'unica in cui Ridley Scott fa sfoggio della propria maestria nel costruire paralleli perfetti, con le macchine della polizia che sfilano silenziose nella notte mentre Hannibal banchetta conversando con la propria vittima, ma mi domando se è necessario mostrare un raffinato cannibale che cena con pezzetti di cervello per vincere la sfida dei botteghini, se lo è sicuramente produttore e regista hanno colto nel segno. Difatti l'interpretazione non è di sicuro la prima preoccupazione, anche se Hopkins non ha perso magnetismo e ambiguità, mentre gli altri si allineano sulla piattezza della storia, a parte alcune riuscite caratterizzazioni; Scott conferma le sue indubbie capacità estetiche, ma la trama ne esalta le carenze: su tutte l'incapacità di scendere nella profondità dei personaggi, che rimangono figure sullo schermo bidimensionale, poi la mancanza di tensione lungo la storia ed il senso di inquietudine e di disgusto affascinato per la violenza, che avevano fatto de "Il Silenzio degli Innocenti" il capolavoro che tutti conoscono, e che qui rimane inespresso. Come abbiano poi fatto per ottenere l'uscita nelle sale senza restrizioni d'età (salvo poi ricredersi per ripararsi dalle critiche) rimane un mistero, considerando soprattutto che una commedia come "L'Erba di Grace" è vietata ai minori di 14 anni, perché, pur sorridendone, invita a riflettere sul problema delle droghe leggere. Ed ecco allora un bambino, nell'epilogo di "Hannibal", che chiede al cannibale un pezzetto di cervello da assaggiare e il buon vecchio dottor Lecter che lo guarda compiaciuto e ricorda una frase che la cara madre era solita pronunciare, poi allunga la forchetta verso le fauci del bimbo.
Forse nel sequel che verrà tra qualche anno vedremo Hopkins vestito in calzamaglia interpretare un Hannibal finalmente super-eroe che tramuterà il proprio nome in "Paladino delle Buone Maniere" o "Vendicatore del Buon Gusto" e scorrazzerà per le città dando morsi ai maleducati.
Buona visione, anche i bambini sono accontentati.