CINEMA - RECENSIONI

8 MILE

di Curtis Hanson


di Andrea Chirichelli (24/3/2003)

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La faccia triste dell'America. Non è il Messico stavolta ma la suburbia di Detroit con le fabbriche in disarmo, le case/roulotte,la sporcizia diffusa e sordidi locali in cui può,a volte,nascere e prendere vita il sogno americano,quello con la S maiuscola.Il film "su" Eminem,il cantante famoso,il polemico,quello che ce l'ha con le donne,il razzista,diventa grazie all'abilità di Hanson e alla naturalezza dello stesso protagonista ,il film "di" Eminem.Calatosi senza troppe difficoltà in una parte cucitagli letteralmente addosso dallo sceneggiatore Silver,Eminem dimostra sicurezza e padronanza dei propri mezzi sia nelle scene sul palco che a confronto con mostri come KimBasinger,bravissima.L'idea che permette al film di non essere agiografico nei confronti dell'interprete è semplice e geniale al tempo stesso:il background musicale è quello di eminem,ma all'interprete non viene concesso altro spazio in termini canori se non quello strettamente funzionale alla storia.Niente genere "musicarello" quindi che il biondo che gorgeggia ad ogni dove ma scene,ambienti e personaggi che si intersecano formando un quadro credibile e autentico.
La colonna sonora, a partire da "lose yourself",di cui ahimè non viene offerta nessuna traduzione ai pezzi assolutamente irresistibili grazie ai quali i rappers si scontrano sul ring del freeword è una delle migliori in assoluto degli ultimi anni.Perfetti anche tutti i personaggi di contorno che rendono 8 mile una sorta di vitelloni postmoderno e più,se possibile,amaro e disilluso.Hanson dimostra nuovamente di essere a suo agio con le parole e dopo il fenomenale wonderboys passa dalla carta allo spartito con una leggerezza ed una efficacia nel dipingere toni e semitoni del film da vero maestro.A confronto delle miserabili prime volte sullo schermo di molti colleghi del rapper,Spears e Carey per esempio,il film di eminem risulta da oscar ma anche preso da solo è uno dei più efficaci e validi esponenti di un cinema che hollywood sta progressivamente e colpevolmente dimenticando,scordandosi che c'è molta più america vera e sana in pellicole come questa di quanta se ne possa vedere di questi tempi in televisione o sui giornali.Unica nota veramente stonata,per quanto riguarda la versione italiana, è il doppiaggio:con film di questo tipo la scelta dev'essere netta e coraggiosa:o doppiaggio integrale,con i rischi annessi o film in lingua originale con i sottotitoli,sempre preferibile.Qui la scelta ibrida non soddisfa e alcune traduzioni sono oggettivamente raccapriccianti.