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Viene in mente, ripensando a quanto successo in questi giorni a Mariano Comense il libro di un interessante saggio dellottimo Giordano Bruno Guerri, Povera Santa, povero assassino. Forse però è troppo presto per provare pietà anche per quel ragazzo, Giovanni Gambino, che ha barbaramente ucciso la giovanissima Teresa Lanfranconi. Forse abbiamo ancora troppo viva in noi la rabbia per la morte di quella bella ragazza di provincia strappata così presto allamore dei suoi famigliari e di tutto il paese. Teresa non aveva nessuna colpa, non si può nemmeno parlare di omicidio passionale perché lomicida, lei, nemmeno lo conosceva. Lo Stato invece sì, lo conosceva bene quel suo figlio malato. Giovanni era un ragazzo pericoloso, già accusato violenza carnale, malato psichiatrico grave. E anche il figlio di una famiglia che lha sempre protetto ma non ha mai nascosto i problemi gravissimi di quella loro creatura. In vano hanno cercato aiuto presso i centri di salute mentale delle Asl ma esse non hanno la possibilità di trattenere il malato per più di un mese. Dopo che fare? Tenerlo sotto controllo? Già, ma come? Cè la famiglia da mandare avanti, il lavoro, altri figli. Quando hanno sentito delluccisione della giovane, i Gambino hanno pensato subito a quel loro figlio malato. Lo sentivano. Non potevano più fare nulla così come nulla avevano potuto fare prima perché lasciati soli, abbandonati da uno Stato orgoglioso di avere, tra le sue tante leggi, anche quella firmata Basaglia del 1978 che dichiara fuori legge i manicomi. Legge giusta che protegge la libertà e la dignità del malato psichiatrico. Legge che prevedeva, però, anche listituzione di comunità terapeutiche riabilitative che hanno cominciato a lavorare a regime solo da pochissimi anni. Nel frattempo 1000000 di psichiatrici gravi, di cui 200000 considerati in grado di commettere delitti, sono rimasti (e rimarranno ancora a lungo, cè da scommetterci) abbandonati a se stessi e quindi liberi di commettere qualsiasi atto. Duecentomila Giovanni Gambino. Speriamo non possano mai corrispondere a duecentomila Teresa Lanfranconi. Pietà. |